la battaglia “del cuore” dell’Avv. Gianluca Fava
(di Giulio Perrotta) L’Avv. Gianluca Fava, del Foro di Napoli, è un professionista attento e molto speciale; dedica la sua vita alle disabilità e a come queste non debbano essere un peso o un freno nella vita di tutti i giorni.
Egli stesso è portatore di una “disabilità” che gli ricorda come le piccole conquiste contribuiscano al risultato finale. In questa intervista, l’Avv. Fava, ci racconta di un’iniziativa volta, in concreto, a lavorare su tali problemi per trovare una soluzione pratica.
Buongiorno Gianluca, sei dal 2000 un avvocato, iscritto al Foro di Napoli e recentemente sei stato eletto nel “Comitato Pari opportunità” dell’Ordine professionale.
Buongiorno a te Giulio. In realtà, non non sono stato eletto, non essendomi candidato, ma sono a pieno titolo un membro di detto Comitato, perché “proposto” dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, che ha la facoltà di proporre al CPO tre membri esterni. Io sono uno dei 3: gli altri due sono i colleghi Giuseppe Napolitano e Gabriele Cuomo.
Quando si è insediato il CPO di Napoli e di cosa si occupa?
Esattamente il 29 settembre 2016. L’ordine degli avvocati è costituito da: il Consiglio dell’Ordine e dai Comitati. Tra questi ultimi v’è anche quello delle Pari Opportunità. Esso, come gli altri, è un organo propositivo: non prende decisioni, ma fa proposte al Consiglio dell’Ordine, che può, se vuole, ratificarle e renderle operative. Attualmente, il Presidente del CPO di Napoli è l’avvocato Fabrizia Krogh e i componenti sono gli avvocati Luigi Riccitiello, Carmine Foreste, Annantonia Romano, Barbara Berardi, Daniela Farone, Emiliana Dorio, Ennio Schiavone, Giuseppe Aulino, Letterio Oteri, Loredana Capocelli, Lucia Pavone, Manuela Palombi, Mariagrazia Petrone.
Mi è stato riferito che il 21 Novembre 2016 è accaduto qualcosa di speciale.
Lunedì 21 novembre 2016, dalle ore 11.30, alla sala auditorium del palazzo di Giustizia di Napoli, si è svolto l’evento inaugurale del comitato pari opportunità dell’ordine degli avvocati di Napoli. Tale evento, concretizzatosi in un convegno sul protocollo di intesa sulla tutela della genitorialità e gli obblighi di cura messo a punto dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli con la CORTE DI APPELLO DI NAPOLI e la Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli ed entrato in vigore il 31 marzo 2016, è caduto nell’ambito delle celebrazioni della XVII Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La mattinata di lavori, moderata dall’avvocata Mariagrazia Petrone, ha messo sul piatto diverse criticità purtroppo ancora evidenti e troppo diffuse, relative alle difficoltà che quotidianamente sono costretti ad affrontare soprattutto gli avvocati con disabilità e le avvocate, difficoltà, che sfiorano l’illegalità.
Cosa intendi per “sfiorano l’illegalità”? Puoi essere più chiaro?
Sì, certo. Il palazzo di giustizia di Napoli, ad esempio, ma non credo sia l’unico anche perché nel resto d’Italia non ho riscontrato tutta questa perfezione, è stato costruito senza osservare minimamente le disposizioni dell’articolo 8 della Legge 104 del 1992 e del DPR 503/96 che si riferiscono, entrambi, all’eliminazione delle barriere architettoniche. Gli schermi indicanti le aule dove si tengono i processi, inoltre, non essendo anche audio, risultano inaccessibili ai disabili visivi e, nelle aule, non ci sono schermi dove, ad esempio, i non udenti possano leggere quello che si dice nei processi. Ciò, aggiunto alla totale assenza di norme che prevedano, per imputati, indagati e convenuti ciechi, atti processuali trascritti in braille, è una palese violazione dell’articolo 13 della Convenzione ONU sulle persone con disabilità ratificata dall’Italia nel 2009, che parla di accesso alla giustizia delle persone con disabilità.
Di tutti gli interventi, qual è stato per te il più significativo e toccante?
Per me, senza nulla togliere a tutti gli altri interventi, è stato quello della Collega Barbara Berardi. Ella, infatti, ha sottolineato, con grande eleganza e rispetto ma anche con assoluta fermezza, come un protocollo sulla tutela della genitorialità e degli obblighi di cura fosse diventato necessario, perché, in mancanza di atti scritti, nelle aule di giustizia, gli addetti ai lavori spesso si dimenticano di essere esseri umani, che si confrontano con altri esseri umani, per tutelare, a vario titolo, gli interessi di altri esseri umani.
In conclusione, qual è l’auspicio uscito dal convegno?
È che l’importante evento sia il trampolino di lancio verso quegli obiettivi, per il raggiungimento dei quali, il CPO di Napoli sta lavorando alacremente sin da subito, come dimostra anche la convenzione stipulata con una ludoteca nei pressi del palazzo di Giustizia, per i figli degli avvocati. Inoltre ho la certezza che il comitato delle pari opportunità dell’ordine degli avvocati di Napoli colmerà, in poco tempo, le lacune alle quali, per incapacità, negligenza e/o inesperienza, non ha voluto o saputo ovviare il legislatore.
Grazie per averci tenuto compagnia Gianluca e grazie per il tuo impegno sociale.
Grazie a te e a tutta la redazione. Un caro saluto ai vostri lettori.