Laus, anche parole mezzo affermazione diritti
(AGI) - Torino, 21 dic. - "Siamo anche le parole che usiamo, e' questo il concetto che a mio parere dovrebbe passare a tutti i livelli della societa'�, affinche' lo sviluppo dell'identita' di genere e il riconoscimento della piena dignita'� e parita'� del genere femminile diventi requisito indispensabile per la formazione personale, culturale e sociale delle nuove generazioni". E' uno dei passaggi della lettera inviata dal presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mauro Laus, alla marescialla dei carabinieri, Michela Veglia Balangero, prima donna comandate dei carabinieri della caserma Cumiana nel pinerolese, che ieri nella conferenza stampa di presentazione aveva chiesto di essere chiamata "maresciallo" e non marescialla. "Se e' vero che la giustizia di genere non si conquista con una desinenza - scrive Laus - e' pur vero che la lingua riflette la cultura e che il linguaggio militare e', come molti altri, erede di una tradizione quasi esclusivamente maschile. Sono certo - prosegue Laus - che il fatto di chiamarla 'marescialla' non aggiungera'� nulla di piu' alle sue competenze e all'integrita'� con cui svolgera'� il ruolo a cui e' stata chiamata, ma allo stesso tempo, mi sento di dire, che non togliera' nulla. Mi chiedo, dunque, - conclude Laus - perche' tanta riluttanza a correggere un linguaggio figlio di consuetudini sbagliate e di vecchi stereotipi?". (AGI)to2/chc