Secondo gli ultimi dati OCSE il nostro Paese, a differenza di molti altri, riesce a colmare il divario che esiste tra gli studenti più svantaggiati e quelli più fortunati. Questo significa che la nostra scuola è molto più capace di includere di quanto ci si aspettasse ed è in grado di offrire sostegno e strumenti ai ragazzi che partono da oggettive condizioni di difficoltà. Parlo di tutti quegli studenti che, grazie al lavoro svolto a (e dalla) scuola, riescono ad ottenere risultati simili ai colleghi che arrivano da famiglie laureate o benestanti. Il problema oggi è quello di fare in modo che questa grande capacità di offrire uguali condizioni di partenza possa proseguire anche al termine degli studi superiori dove, purtroppo, le differenze tornano a farsi sentire: le università, il mondo del lavoro e della formazione professionale devono essere messi nella condizione di colmare i divari.
Il lavoro che abbiamo svolto in questi mesi va proprio in questa direzione. Maggiore collegamento tra scuola e mondo del lavoro con i progetti di alternanza, il potenziamento del sistema duale e l’impresa simulata. Con la delega sul riordino del sistema professionale è stato definito un nuovo impianto didattico e metodologico basato sulla personalizzazione dei percorsi di apprendimento anche in contesti operativi e sull’orientamento degli studenti e un nuovo impianto metodologico che legherà in maniera più efficace il piano di studi alle diverse filiere produttive presenti sul territorio.L’investimento sul diritto allo studio attraverso la promozione di un sistema di welfare fondato su livelli di prestazioni nazionali, misure sui libri di testo, borse di studio, tasse scolastiche, trasporti, accesso a beni e servizi di natura culturale consentirà di sostenere il percorso scolastico degli studenti con maggiore difficoltà.Per quanto riguarda l’università gli interventi non sono sufficienti ma indicano un significativo cambio di paradigma proprio nell’ottica di sostenere tutti gli studenti nel loro percorso di studi e, proprio per questo, bisogna proseguire sulla strada degli investimenti. Abbiamo cominciato: più risorse sul Fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio; istituzione di una “no tax area” per gli studenti che appartengono a nuclei familiari con ISEE fino a 13 mila euro; assegnazione di almeno 400 borse di studio nazionali per il merito e la mobilità, ciascuna del valore di € 15.000 annui, destinate a favorire l’iscrizione a corsi universitari statali di studenti con particolari meriti scolastici provenienti da famiglie e basso reddito; finanziamento degli interventi di orientamento pre-universitario e di tutorato, per facilitare l’accesso agli studi superiori e contrastare la dispersione universitaria. Sono convinta che la direzione intrapresa sia quella giusta. Serve continuare a lavorare perché questa è la strada.