Pari Opportunità, il caso Ruoti e un consiglio regionale senza scranni rosa

POTENZA - Dalla Basilicata che esporta con un video nel resto d’Italia il “linguaggio grossolano” utilizzato a Ruoti e che mette in mostra l’immagine di “una sindaca ombra” ma anche da quella stessa Basilicata che consegna alla sua comunità un consiglio regionale sprovvisto di scranni rosa, dotato di uno statuto manchevole di quelle norme utili alla promozione e alla garanzia della partecipazione delle donne alla vita pubblica.

Da questa Basilicata parte il moto di un’altra Basilicata, quella che chiede e si fa portavoce dell’istanza di “partecipazione democratica di tutti alla vita pubblica” a partire dalle donne e soprattutto a partire da quelle donne impegnate in politica, quelle che ce l’hanno fatta e che dovrebbero avere maggiore “responsabilità perché rappresentano le tante che non ce l’- hanno fatta per le quali non dovrebbero scendere a livelli di linguaggio grossolani”. Come invece è accaduto a Ruoti, stando a quanto dichiarato dalla coordinatrice nazionale delle presidenti delle Commissioni di Pari Opportunità d’Italia, Roberta Mori che ha potuto come tanti italiani, valutare dal video postato in rete e giudicare come “grossolano” il linguaggio utilizzato nel comizio a Ruoti dall’ex sindaco Salinardi, in aggiunta al silenzio della candidata Scalise. Una brutta pagina per la nostra regione e per quanti lavorano per la promozione del ruolo delle donne in politica attraverso la proposta di una legge elettorale, che incrementi e incentivi la partecipazione delle donne alla vita pubblica, presentata ieri all’interno della conferenza che ha visto riunirsi proprio in quell’alula consiliare sprovvista di donne elette, tutte le presidenti regionali dei comitati per le pari opportunità di Basilicata alla presenza della coordinatrice nazionale Mori e della presidente del Commissione Pari Opportunità di Basilicata Angela Blasi.

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