Sudan. Resta per ora in carcere Meriam, condannata a morte per apostasia
La sorte di Meriam Yahia appesa al filo intricato della giustizia sudanese. Per ottenere la scarcerazione e l’annullamento della condanna a morte per il crimine di apostasia, la donna cristiana sudanese deve attendere il ricorso dei suoi legali e un giudizio della Corte d’Appello, secondo il Ministero degli Esteri sudanese. Intanto in carcere è nata la figlia Maya. Meriam era in cinta di 8 mesi al momento dell’arresto.
“Aspettiamo di vedere un documento ufficiale della corte per il suo rilascio” ha detto il legale “perchè siamo convinti che non abbia commesso alcun crimine, nè di adulterio nè di apostasia. Lei è regolarmente sposata e secondo il diritto internazionale, recepito dal Sudan, non dovrebbe essere accusata di apostasia”.
Un passo indietro dunque nella vicenda della donna, 27 anni, sposata a Daniel Ibrahim, cristiano. La denuncia per apostasia è depositata da un parente di Meriam il cui padre è musulmano. La vicenda ha fatto scattare la solidarietà internazionale, con campagne sostenute in primis da Amnetsy International, ma anche dal quotidiano Avvenire e con l’adesione del Premier Matteo Renzi.