Rivoluzione rosa nella Chiesa anglicana d’Inghilterra: festa per le donne vescovo
Rivoluzione rosa nella Chiesa anglicana: le donne celebrano a York la possibilità di poter salire sulla cattedra vescovile, dopo che la camera dei vescovi ha approvato l’ordinazione delle donne nel corso del sinodo generale. Una decisione di portata storica che mette fine a divisioni decennali aprendo un nuovo capitolo per la Chiesa d’Inghilterra che conta 80 milioni di fedeli in 165 Paesi.
‘‘È davvero difficile per me capire perché per molte persone questo è stato un passaggio tanto complicato, comprendo tuttavia il valore di questo voto che rappresenta la meta di un lungo viaggio personale,’‘ dice il reverendo Emma Percy, cappellano del Trinity College di Oxford.La Chiesa d’Inghilterra è stata ostile a questa apertura nonostante preti donna esistono da venti anni e oggi rappresentano un terzo del clero. Nel 2012 durante la precedente votazione la maggioranza richiesta era sfumata per soli sei voti. Questa volta è stata stata raggiunta la maggioranza dei due terzi in ognuna delle tre camere che compongono il sinodo – vescovi, clero e laici – necessaria per approvare la riforma.
“Quando abbiamo sentito il risultato, non riuscivamo a crederci, l’abbiamo aspettato per tanto tempo, ogni volta sembrava quasi fatta, ma alla fine è successo: il Sinodo ha veramente detto sì!”, commenta Hilary Cotton, presidente di ‘‘Watch’‘ (Women and the Church).
A sostenere in prima linea questa “rivoluzione rosa” ci sono stati l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Comunione anglicana, e il primo ministro britannico David Cameron. La riforma è stata al centro di profonde divisioni in seno alla casa madre della Comunione anglicana.
La decisione della Chiesa d’Inghilterra di ammettere le donne all’episcopato è stata definita come ‘‘un ulteriore ostacolo nel cammino verso l’unità’‘, da mons. Bernard Langley, presidente del ‘‘Dipartimento per il Dialogo e l’Unità’‘ dei vescovi inglesi e gallesi. ‘‘Apprezzamento’‘, è stato espresso da Langley, per una clausola introdotta nel testo che riconosce le ragioni di chi, nella Chiesa d’Inghilterra, ritiene non ammissibile l’ordinazione episcopale femminile, come nelle Chiese cattolica e ortodossa.
Alcuni osservatori temono una crisi in seno alla Comunione anglicana: “Le Chiese anglicane in Africa non vogliono né le donne vescovo né le donne sacerdote”, sostiene Odon Vallet, storico francese delle religioni. L’adozione della riforma in Inghilterra potrebbe condurre addirittura a “uno scisma in Africa”. Più ottimista Simon Killwick, presidente del “gruppo cattolico” in seno al sinodo, che ha registrato “una nuova atmosfera nel dibattito”. A suo avviso le discussioni, dopo il voto non andato a buon fine del 2012, sono state “fruttuose.”
La strada della riforma appare senza ostacoli. Mancano il via libera del Parlamento e il sigillo apposto dalla regina Elisabetta, capo formale della Chiesa d’Inghilterra. Entro la fine del 2015 la prima donna potrebbe essere ordinata a capo di una diocesi.