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la parità è un miraggio

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

E' il 7 luglio del 1770. Wolfgang Amadeus Mozart scrive: “Sono stupefatto. Non sapevo che fossi in grado di comporre in maniera così graziosa. In una parola il tuo Lied è bello”. A ricevere la lettera è Nannerl, sorella maggiore dell'inarrivabile musicista. Delle sue composizioni non è rimasta nulla. Dimenticate dalla storia. In tempi moderni rivalutata. Come si è rivalutato tante storie di donne lasciate ai margini. Ultima delle quali Ipazia, tramutata in un fenomeno da 8 marzo. Di lei il pensiero comune e romantico ricorda la ribellione, lasciando da parte il genio matematico figlio, non di un genere, ma di una mente umana.

Fa venire l'orticaria, ma solo perché ancora ce n'è bisogno, la notte dedicata alle Ledies. La fa venire dopo l'ennesima donna, a Bari, piacchiata selvaggiamente dal compagno e lasciata agonizzante perché non aveva lavato i piatti. Dal quel 7 luglio 1770 sono passati duecentoquarantasette anni e tre giorni. Nonostante questo abbiamo l'atavica necessità di separare uomini e donne e dedicare, solo a quest'ultime, una notte. Ed è così che, ad esempio, il ritorno di Dee Dee Bridwater è un qualcosa che, qui a Umbria Jazz, viene accolto come una grande festa. Ma va detto che, nonostante le separazioni, di lei i posteri ricorderanno la voce cristallina. La profondità dell'anima. La bellezza indiscussa della musica. Non servirà chiamarla “cantanta”, come vorrebbe la presidenta della Camera Boldrini,  come se questi poi fossero i problemi veri. La musica, poiché arte, non ha fortunatamente genere.

Nel 1973 Dee Dee era solo una giovincella, ma aprì Umbria Jazz al fianco di Mel Lewis. Lasciando il pubblico in preda a una crisi epilettica di puro piacere. Galeotto fu il jazz. Vincitrice solo di tre grammy, si fa per smorzare l'entusiasmo, e un Tony Awards. Le mani accompagnano un sound ricco di sonorità. Saranno quel copricapo. Sarà la propensione all'emozione esasperata, figlia di chi sente la musica fin dentro le vene. Sarà quel che sarà. Ma per certi tratti pare di vedere in lei un po' di Nina Simone. Gli amanti del cinema d'autore potrebbero tranquillamente dire che il superbo Franco Maresco la metterebbe in un suo film. Tutti ricordano, e chi non lo ricorda guardi il capolavoro, come il regista riuscì, passando per la vita di Tony Scott, a rendere omaggio alla magnifica Billie Holiday. E non è quindi un caso che la Bridwater abbia dedicato un progetto alla malinconica Billie.

Perfette anche Anat Cohen (clarinetto); Melissa Aldana (sax); Ingrid Jensen (tromba); Noriko Ueda (contrabbasso); Allison Miller (batteria). Un progetto perfetto, quello nato tra questi indiscutibili talenti durante il Philarmonie de Paris nella giornata dedicata ai diritti delle donne. Un progetto che vuole rimarcare la bravura delle femmine, dicendola in termini puramente maschilisti, decretandole perfettamente e “invidialmente” idonee alla grande musica. Un progetto che ricorda la bravura indiscussa del talento umano senza o con “tette” e ci pone davanti a l'eterna domanda: perché a mangiare quella mela fu un donna? La risposta a tempi migliori.

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