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Gli effetti della politica di Trump sulle Ong

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Nella sua prima settimana da Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha da subito mostrato un atteggiamento ostile nei riguardi delle donne. Un primissimo ordine esecutivo prevedeva infatti tagli ai fondi federali destinati alle Organizzazioni non governative (Ong) internazionali che forniscono informazioni sulla pianificazione familiare. I programmi di pianificazione familiare e di salute riproduttiva sono ampiamente sostenuti dalle Ong e dalle Agenzie delle Nazioni Unite, perché in diversi paesi, senza maternità consapevole, non c'è alcuna possibilità per le donne di uscire dalla trappola della povertà.

A dire il vero, già in campagna elettorale erano emerse diverse avvisaglie della posizione del futuro Presidente americano. La "Women's March", avvenuta il giorno dopo la sua elezione nelle maggiori capitali del mondo, era nata proprio per riaffermare i diritti delle donne, ma non è valsa a nulla, dato che l'ordine esecutivo per bloccare i fondi destinati alla campagne di pianificazione familiare e salute riproduttiva è arrivato nei giorni immediatamente successivi.

Il provvedimento costituisce una limitazione alla libertà di scelta delle donne e delle ragazze – la cui possibilità di accedere alla contraccezione sicura si riduce notevolmente in mancanza di informazioni – e anche delle Ong, che vengono ostacolate, oltre che nell'attività di supporto alle donne, anche nella loro attività di educazione, sensibilizzazione e advocacy, pena la sottrazione dei fondi.

Purtroppo l'ordine, oltre a limitare le libertà fondamentali, ha gravi implicazioni per la salute globale e mina i progressi raggiunti grazie ai programmi di salute sino a ora implementati. Penso in particolare a quelli realizzati anche grazie ai fondi erogati da USAID, l'Agenzia americana per lo sviluppo. La stessa che nella proposta di bilancio di Trump di marzo 2017 è destinata a subire ingenti tagli: un terzo del suo bilancio per il 2018.

Inoltre, se le Ong che operano a favore della salute riproduttiva delle donne decidessero di non offrire più assistenza, e se il bilancio finanziario proposto dal Presidente americano venisse approvato, le ripercussioni andrebbero al di là dei confini americani e saremmo tutti chiamati in causa nell'affrontare diversi problemi.

Le Ong hanno infatti prospettato che, se verranno private dei fondi, avranno maggior difficoltà nel prevenire la mortalità materna e infantile, offrire kit per il test dell'HIV, combattere infezioni come Zika, prevenire gravidanze indesiderate. Peraltro diversi studi (Leitner Law Center, 2010; WHO, 2011) hanno già mostrato che nel passato il provvedimento – più volte introdotto dai governi repubblicani per poi essere revocato dalle amministrazioni democratiche – ha comportato in Africa Sub-Sahariana un aumento dei tassi di aborti insicuri, a causa del mancato accesso alla contraccezione.

Allo stesso modo, i tagli a USAID, se approvati, avranno delle conseguenze negative anche sui bambini, le bambine e le famiglie in generale. USAID è infatti un attore importante nel panorama internazionale per quanto concerne la salute riproduttiva: nel 2016 grazie ai suoi programmi, 27 milioni di donne nel mondo hanno potuto usufruire di servizi per la contraccezione, 6 milioni si sono sottratte a gravidanze indesiderate e 2 milioni hanno potuto evitare aborti insicuri praticati fuori dalle strutture ospedaliere, senza assistenza e in condizioni precarie (Guttmacher Institute, 2016).

Una riduzione degli aiuti allo sviluppo – che secondo la proposta di Trump dovrebbe essere del 28,5%, pari a circa 13,5 miliardi di dollari – avrebbe effetti tragici in termini di vite umane.

Ma i tagli all'aiuto umanitario non inciderebbero solo sulla salute riproduttiva delle donne e delle ragazze. Riguardano anche la sicurezza alimentare (con programmi ridotti da 3,5 miliardi di dollari nel 2017 a 1,5 miliardi nel 2018, con la conseguente esclusione dai programmi di aiuti di 30 milioni di persone); l'assistenza internazionale alle catastrofi (che copre i bisogni non alimentari delle vittime di conflitti e catastrofi mondiali, tagliata da 2,5 miliardi nel budget 2017 a 1 miliardo nel 2018); l'assistenza ai rifugiati (tagliata di quasi il 20%); i finanziamenti per i programmi sanitari, per l'accesso all'acqua pulita e l'agricoltura (che vengono tagliati del 45%). Verrebbe anche ridotto di un quinto l'Emergency Plan for AIDS Relief Program(PEPFAR), una pietra miliare dei programmi di salute globale statunitensi che ha salvato milioni di persone nel mondo. Tra i programmi che verrebbero eliminati anche il ProgrammaFood for Education, che aiuta i bambini in povertà estrema a rimanere a scuola, fornendo loro un semplice pasto giornaliero. I tagli alle Agenzie delle Nazioni Unite avrebbero inoltre ripercussioni gravissime anche sulla protezione di centinaia di migliaia di minoranze etniche.

Di questa vasta azione di tagli le persone che ne risentirebbero maggiormente sono le donne, le bambine e i bambini: i più vulnerabili in caso di conflitti, guerre e catastrofi; i più a rischio di contrarre malattie prevenibili in assenza di servizi di cura e acqua potabile; i più bisognosi di assistenza sanitaria e di un'adeguata alimentazione.

Sappiamo bene che, troppo spesso nei paesi del Sud del mondo, le donne – soprattutto le future madri e le neomamme – non hanno accesso alle cure sanitarie necessarie. In Kenya, per esempio, le madri a causa dell'estrema povertà e della poca consapevolezza, non si sottopongono a visite mediche, non mangiano regolarmente e non partoriscono in ospedale. Garantire il benessere delle mamme significa assicurare anche la salute dei bambini e delle bambine, interrompendo così il circolo vizioso di malnutrizione e malattie. La tutela del diritto alla salute è fondamentale: per questo abbiamo deciso di attivare il "Programma 1000 giorni". Un programma integrato di intervento precoce per le donne in gravidanza, le neomamme e i loro bebè per contribuire in modo significativo al miglioramento della condizione di donne e bambini.

Non abbiamo certezza che i provvedimenti citati verranno effettivamente implementati a causa della peculiarità del sistema legislativo americano. Certo è che hanno un forte valore simbolico: contribuiscono a diffondere, rafforzare e legittimare un pensiero e un discorso machista, lesivo delle libertà e dei diritti delle donne. È anche vero però che tutti i paesi del mondo hanno l'obbligo morale di promuovere e tutelare i diritti delle donne, dei bambini e delle bambine, cercando di sopperire ai tagli americani, sia in termini economici sia di risorse umane dedicate ai programmi di sviluppo.

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