Il Libano abolisce il “matrimonio riparatore”
desktop
includes2013/SSI/notification/global.json
/includes2013/SSI/utility/ajax_ssi_loader.shtml
Gli stupratori in Libano non potranno più evitare il carcere sposando la loro vittima. Il 16 agosto il Parlamento di Beirut ha abolito il contestato articolo 522 del codice penale che era in vigore dal 1941. E’ una vittoria delle Ong e in particolare delle associazioni per i diritti delle donne che da anni chiedono di mettere fine a una norma incivile, insultante e lesiva dei diritti della vittima. Oltre al Libano anche Giordania, Tunisia, Marocco ed Egitto hanno cancellato leggi simili, che però rimangono in vigore in diversi altri Paesi tra cui Algeria, Iraq, Kuwait, Libia, Territori palestinesi e Siria ma anche nelle Filippine, in Tagikistan e in alcuni Paesi dell’America Latina secondo i dati forniti da Human Rights Watch.
Oggi la punizione per la violenza sessuale in Libano arriva fino a sette anni di reclusione e sono previste delle aggravanti se la vittima è disabile mentalmente o fisicamente.
“Una donna ha esattamente lo stesso diritto di un uomo – ha detto il deputato Ibrahim Kenaan -. Avremmo dovuto abolire quella clausola anni fa. Viviamo in una società che gode di libertà, uguaglianza e giustizia”.
Human Rights Watch ha apprezzato la votazione ma ha sottolineato che sono ancora molte le cose da fare per i diritti delle donne. “Ora vanno abolite le norme che permettono di sposare delle bambine o lo stupro coniugale” ha detto Bassam Khawaja, ricercatore in Libano per la Ong.
blog_lepersoneeladignita_WP-7-30623
aside shadow
E’ un blog sui diritti umani che nasce dalla collaborazione tra Amnesty International e il Corriere della Sera. Il nostro obiettivo comune è tenere lo sguardo fermo su quello che succede nel mondo, tra grandi crisi internazionali e fatti quotidiani nelle nostre città. Dalla libertà d’espressione al rischio di genocidi in luoghi dimenticati, dal traffico illegale d’armi alle violenze domestiche. Raccontando le storie di attivismo, coraggio e resistenza. Perché la candela accesa da Peter Benenson 50 anni fa resti un piccolo faro per chi naviga e combatte le ingiustizie.