«La mia Grisélidis Réal, una prostituta rivoluzionaria»
È una storia vera. Grisélidis Réal ha fatto della prostituzione un’arte. La sua vicenda umana viene raccontata in palcoscenico da Serra Yilmaz. Memorie di una prostituta si intitola lo spettacolo con cui l’attrice turca, icona del cinema di Ozpetek e qui diretta da Juan Diego Puerta Lopez, inaugura la 31esima edizione del Todi Festival, sabato al Teatro Comunale.
«Il mio spettacolo è una denuncia. Il testo è stato scritto da Coraly Zahonero della Comédie-Française — spiega Serra —. È basato su lettere e romanzi della stessa Grisélidis». Una storia che inizia nel 1929 a Losanna. «La sua era una famiglia borghese: il padre era un insegnante ma morì presto e Grisélidis fu allevata, o meglio, fu succube di una madre repressiva e castrante. Un’educazione piena di privazioni che Grisélidis definirà poi come la morte dell’anima: mia madre ha assassinato la mia vita, la mia sessualità, la mia felicità, persino il mio matrimonio». Un matrimonio finito male, quattro figli avuti da tre uomini. «Una grande confusione, la sua, ma anche una ribellione all’educazione subita. Un’infanzia vissuta tra Egitto e Grecia, poi il diploma in arti figurative, e infatti Grisélidis continuò a dipingere oltreché a scrivere romanzi».
Il suo mestiere principale, però, divenne la prostituzione, perché? «Dopo varie vicissitudini, andò a vivere in Germania. Finì sul marciapiede e forse non a caso». Ovvero? «Vendere il suo corpo, fu anche un modo di reagire all’umiliazione che il suo corpo, considerato un peccato diabolico, aveva subito dalla madre. Ma aveva una sua idea della prostituzione: decideva lei con chi fare sesso. Il suo mestiere era una specie di servizio sociale». Una buona samaritana al servizio di uomini problematici? «Sì, una sorta di terapia psicologica per clienti-pazienti». L’idealizzazione del mestiere più antico del mondo? «No, Grisélidis non nasconde i suoi momenti di sconforto». La sua attività supera i limiti del marciapiede: «Pur non essendo amata dalle femministe, si impegnò in Germania e in Francia, dove fu ribattezzata “la puttana rivoluzionaria”, per legalizzare i diritti delle donne prostitute: voleva che venissero protette da violenze e malattie. Un problema molto attuale».
Serra Yilmaz è sola in palcoscenico, accompagnata dal sax solista Stefano Cocco Cantini. Un monologo forte, adatto a un pubblico adulto: «Questa storia mi ha folgorato per la sua crudezza e la sua poesia. Per Grisélidis è una missione: lei annota tutto ciò che le accade, le sue impressioni sui clienti, un modo per porre una distanza psicologica tra sé e il mondo che incontra. Questa storia mi ha fatto porre delle domande che non mi ero mai posta. La prostituzione non sparirà mai e, per una donna, prostituirsi non è mai una scelta. Una realtà con cui bisogna fare i conti e invece di proibirla, incoraggiando la delinquenza, occorre tutelare i diritti, la sicurezza, la salute di queste donne».
19 agosto 2017 (modifica il 19 agosto 2017 | 20:30)
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