La casa di Dacia è piena di diritti. "Ma le donne non lottano unite" - Magazine
Firenze, 30 agosto 2017 - "Nell'ultimo romanzo ho fatto un’eccezione: la voce narrante appartiene a un maestro di scuola. Ma è vero, di solito parlo di donne e anche in quello che sto scrivendo le protagoniste sono donne". L’universo femminile per lei non è mai racconto banale. Per Dacia Maraini (poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice che dagli inizi, da grande narratrice, nella sua opera mette le donne in primo piano), spesso parte dalla cronaca. Già dagli esordi si capiva dove sarebbe andata: nel 1962 con “La Vacanza” regalò al mondo un’indagine sulla condizione femminile, proponendo ritratti di donne intimamente problematici. È lei oggi qui, gli occhi azzurri e limpidi, l’immancabile foulard: nelle opere successive, arriverà tutto il suo mondo e temi come lotte femministe, rapporti conflittuali con la famiglia, la figura paterna, le istituzioni violente contro le donne, la liberazione della sessualità e anche l’aborto. Dacia e le sue pungenti o delicate sfaccettature, che affonda i coltelli nelle ferite, con storie appassionate e temi scottanti. "Non si può essere libere da sole. Non esiste una donna libera in un mondo in cui le donne sono quasi dappertutto in stato di inferiorità – spiega – quando addirittura non sono schiave o private di ogni diritto". E di diritti si parla nel debutto al Todi Festival, oggi, del nuovo allestimento del monologo tratto da “Una casa di donne”, testo di riferimento per più di una generazione. In scena Ottavia Ch Orticello con la regia di Jacopo Squizzato. In scena uno dei suoi personaggi teatrali più belli, una donna che vive d’amore, passione e scrittura.
Signora Maraini, qui riesce a trattare temi forti come libertà, dolore e prostituzione quasi con ironia.
"La prostituzione è molto cambiata. Ai tempi del femminismo era un lavoro scelto da adulte consapevoli anche se spinte dal bisogno, oggi riguarda soprattutto le straniere, spesso minorenni che vengono comprate e vendute, e sono tenute in stato di schiavitù. La mia protagonista di ‘Una casa di donne’ è una ragazza che si prostituisce ma con consapevolezza e racconta di sé e degli uomini che la frequentano con ironia".
E mette in luce anche vecchi meccanismi di coppia: cosa vede di nuovo rispetto agli anni ’70?
"Tutto cambia con molta rapidità e bisogna tenerne conto. Il matrimonio era una istituzione e quindi l’adulterio era una grave colpa contro la legge. Oggi il matrimonio è una scelta spesso solo di comodo e l’adulterio ha perso la gravità di una volta: è diventata un modus vivendi. C’è comunque sempre qualcuno che non accetta le novità e risponde con la violenza a nuovi statuti di libertà".
Protagonista è una prostituta laureata in filosofia: una scelta estrema.
"Come ho detto la prostituzione degli Anni 70 era una libera scelta. Anche se quasi sempre dovuta a povertà e mancanza di lavoro. Oggi dobbiamo confrontarci con le nuove schiavitù e va trattata con diverso spirito, piu sociale che psicologico. Ai tempi del femminismo si combatteva contro la divisione fra ‘donne per bene’ e ‘donne per male’: madri, mogli fedeli, figlie vergini da una parte, puttane dall’altra. Oggi questa divisione è crollata. Purtroppo non è scomparsa la brutta abitudine di comprare il corpo delle donne sfruttandole e umiliandole".
E quanto hanno voce le donne oggi?
"In un mondo androcentrico mi fa piacere dare voce alle donne che sono poco ascoltate e poco stimate. E poi io sono una donna e quindi mi viene piu facile identificarmi con una voce narrante femminile. Oggi ci sono molte donne che si battono per i diritti delle donne, ma lo fanno in maniera frammentata, senza un vero spirito comunitario. E questo si sente nei risultati: sono più fragili e più sole. Il femminicidio ne è la prova".