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Il Friuli - Il potere del cinema contro la discriminazione di genere

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

La 74esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia riflettere sui diritti delle donne musulmane di entrare nei loro stadi. E lo fa grazie all’importante collaborazione con Neda Day, l’associazione italiana fondata a Pordenone da esuli iraniani che, da anni, si batte per denunciare la negazione dei diritti fondamentali delle donne iraniane e di molti Paesi mediorientali, partendo dalla conoscenza e dalla sensibilizzazione su questi problemi.

L’appuntamento è per lunedì 4 settembre, alle 15, all’Hotel Excelsior, al Lido, quando sul palco dei relatori saliranno AgnesePiccoli, campionessa di judo, BaharakDarvishi, attivista dei diritti umani, MarcoRossitti, professore dell'Università degli Studi di Udine, regista e direttore artistico di festival e rassegne del settore cinematografico, MarcoOrioles, docente dell'Università di Udine esperto di cultura islamica, LuigiPistore, presidente dell'Accademia Casanova di Venezia, e TaherDjafarizad, sociologo e presidente dell'Associazione Nedaday. Sarà proiettata anche l'anteprima di un cortometraggio.

Quando il regista pluripremiato JafarPanahi (Pardo d'oro, Leone d'oro, Orso d'argento) con il film “Offside” ha messo in evidenza il divieto assurdo per le donne iraniane di assistere a competizioni sportive, per le sue denunce ha pagato un caro prezzo: è stato arrestato nel marzo 2010 e, in seguito, accusato di propaganda contro il Governo iraniano. Panahi è stato condannato alla prigionia per sei anni; gli è stato vietato, per 20 anni, di dirigere qualsiasi film o scrivere sceneggiature, di lasciare il Paese e gli è stato impedito di rilasciare interviste ai media iraniani e stranieri. Però, la sua denuncia vive attraverso gli schermi di tutto il mondo.

Il cinema può risvegliare l'attenzione su questi problemi. "In questa giornata - spiega Djafarizad - percorreremo, attraverso immagini, filmati e dibattiti, l'evoluzione degli eventi dopo la rivoluzione islamica del 1979 in Iran e gli effetti che ha avuto sulla vita di milioni di donne, che hanno visto svanire i loro più elementari diritti, come quello di poter seguire un qualsiasi evento sportivo. E’ necessario che la gente sappia e che le Federazioni sportive, per una volta, non abbassino la testa e costringano l’Iran e gli altri paesi islamici che adottano questa discriminazione, ad eliminarla. Per dar voce a queste donne - prosegue Djafarizad - l'associazione sta bussando a tutte le amministrazioni italiane perché diano visibilità a quest’ingiustizia, che nega un diritto a circa 500 milioni di donne che vivono nel mondo islamico".

"A Pesaro, pochi mesi fa, è partita la campagna di sensibilizzazione con una manifestazione pacifica guidata dagli attivisti di Neda Day, stroncata dalla polizia, per poi ricevere le scuse della Fipav (federazione italiana Volley) nel corso dei Mondiali di Volley. Ovviamente dove girano tanti soldi le federazioni sportive assumono comportamenti bipolari…. e, quindi, non sempre si mettono dalla parte giusta. Pordenone è la prima amministrazione che recentemente ha accolto la richiesta di appendere nel palazzetto dello sport uno striscione che rivendica il diritto delle donne iraniane ad accedere liberamente agli stadi e alle strutture sportive in concomitanza di competizioni. A breve ne seguiranno altre", conclude il presidente di Neda Day.

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