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la storia della giovane Malala Yousafzai

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

In questi giorni gira sul web la notizia dell’ammissione ad Oxford della giovane pakistana Malala Yousafzai, a seguito di un tweet nel suo profilo personale. Ma chi è Malala Yousafzai?

La sua è sicuramente una storia che va raccontata e divulgata, soprattutto in tempi così bui, dove il pregiudizio è un fantasma nascosto dietro l’angolo, pronto a sbucare fuori nei momenti di maggior tensione e paura. La sua è una storia di coraggio, intraprendenza e passione. Malala nasce nel 1997 a Mingora, città del Pakistan nella valle dello Swat, nota all’epoca per lo stringente regime talebano. La giovane ragazza cresce in un clima sicuramente ostico all’istruzione e ai precetti di matrice occidentale, in particolar modo per le donne, alle quali non è riconosciuto alcun diritto a un insegnamento diverso da quello imposto dal regime. Tuttavia, Malala ha la fortuna di nascere in una famiglia che decide di nutrire e coltivare la sua più grande passione: lo studio, la curiosità per il mondo e per la vita, la voglia di affermarsi. Così, spinta dal padre e dai parenti, Malala comincia a frequentare la scuola del paese, sotto la disapprovazione delle autorità locali e la circospezione dei suoi concittadini. Le rappresaglie e le intimidazioni non si fanno certo attendere, ma lei continua ad andare a scuola, semmai con la crescente paura che qualcuno, per ragioni inspiegabili, prima o poi sarebbe arrivato a toglierle questo diritto. Malala comincia a documentare, sotto lo pseudonimo di Gul Makai, la difficile vita nella regione dello Swat, attraverso un blog per la Bbc Urdu: il regime dei talebani pakistani diventava sempre più prorompente, molte scuole vengono chiuse e le leggi islamiche sempre più inasprite. Nel 2008 Malala aveva solo undici anni e, nonostante il clima di crescente paura, riprende ad andare a scuola.

La situazione scoppia nel 2012: durante il viaggio di ritorno nello scuola bus, un gruppo di talebani, consci della forte influenza rivoluzionaria di Malala, assalta il pulmino con dentro gli studenti per uccidere la giovane ragazza. Fortunatamente l’attentato non va a buon fine e Malala riesce a sopravvivere: viene operata d’urgenza nell’ospedale militare di Peshawar, dove le vengono estratti i proiettili dal corpo che resterà segnato dalle cicatrici. L’allora portavoce dei talebani pakistani rivendicò l’attentato, sostenendo che Malala fosse simbolo degli infedeli e dell’oscenità, con la minaccia che, qualora fosse sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente colpita. La ragazza viene così trasferita in un ospedale di Birmingham, nel Regno Unito, che si offre di curarla. Dopo otto giorni di coma e dopo un lungo percorso riabilitativo, a gennaio 2013 lascia l’ospedale di Birmingham. A marzo, torna a scuola presso la Edgbaston high school for girls di Birmingham, realizzando così il suo sogno.

imageMalala che legge durante la convalescenza presso l’ospedale di Birmingham.

Nel corso degli anni la giovane riceve diversi riconoscimenti internazionali, tiene numerosi discorsi presso famosi istituti, diventando ancor di più un simbolo della lotta all’intolleranza dell’estremismo islamico, dei diritti delle donne e, soprattutto, del diritto all’istruzione di ogni bambino del mondo, di qualsiasi sesso.Nel 2013 scrive “Io sono Malala”, raccontando tutta la propria storia.Nel 2014 accadono due eventi importanti: a settembre, l’esercito pakistano annuncia l’arresto dei dieci talebani che avevano tentato di ucciderla; Il 10 ottobre 2014 Malala riceve il premio Nobel per la Pace, insieme a Kailash Satyarthi, attivista nel movimento indiano contro il lavoro minorile, per “i loro sforzi contro l’oppressioni di giovani e bambini e in favore del diritto all’istruzione”. A diciassette anni, è la persona più giovane ad aver ricevuto il premio.Il 17 agosto 2017, a vent’anni, Malala riceve la notizia della sua ammissione ad Oxford, al corso di filosofia, politica ed economia. L’incredibile storia di Malala ci insegna che nel mondo non c’è solo del male, che non bisogna mai smettere di credere ai valori e ai diritti fondamentali della nostra società, che l’integrazione è possibile e che nessuno ha maggiori diritti di un altro in base alla propria nazionalità, religione, sesso o colore. Oggi più che mai, la sua storia ci insegna, sotto il fortissimo baluardo dell’istruzione, che le persone più vulnerabili vanno protette e le differenze positivamente coltivate.

«I don’t mind if I have to sit on the floor at school. All I want is education. And I’m afraid of no one.»

(“Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è l’istruzione. E non ho paura di nessuno”. Malala Yousafzai in un’intervista).

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C.C.

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