Cristina, l’avvocata del militare «Sono donna, odio gli abusi Ma l’ho ascoltato e gli credo»
Cristina MenichettiFIRENZE — Chi la conosce dice che è una tosta. Di quelle che non si arrendono mai e che gli sgarbi, soprattutto quelli maschili, non li sopporta proprio. E forse non è un caso che rivendichi con una serena allegria d’essere una single. «Io direi zitella, sono una zitella cinquantenne», dice con un sorriso. Avvocata penalista, laurea con 110 e lode, specializzazioni varie, più di vent’anni di professione, Cristina Menichetti non è una femminista nel senso più stretto del termine, ma il suo universo lo difende eccome e lo ha fatto più di una volta con orgoglio in tanti processi per violenze e maltrattamenti contro le donne. Eppure quando l’altra mattina un carabiniere accusato di stupro nei confronti di una studentessa americana poco più che ventenne, le ha telefonato chiedendole assistenza non gli ha detto di no. Lo ha invitato nel suo studio di Prato e gli ha chiesto che cosa volesse fare.
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La chiamata
Il racconto
«Quando mi ha giurato che non aveva violentato quella ragazza perché lei era consenziente l’ho guardato negli occhi — racconta l’avvocata — e ho capito che diceva la verità. Mi ha detto che da me voleva solo che riuscissi a portarlo davanti a una magistrato per raccontare la sua verità. Non con dichiarazioni spontanee, ma con un vero interrogato, come si deve a una persona raggiunta da un avviso di garanzia. Mi è sembrato sincero e io allora ho deciso di difenderlo anche da un reato che, in quanto donna, mi fa rabbrividire».
Il profilo
L’avvocato Cristina, insomma, non è una che si tira indietro. Quando il giudice Jacqueline Magi, magistrato toscano molto impegnata sul fronte dei diritti delle donne, le chiese qualche anno fa di entrare nella sua associazione nata proprio contro stupri, violenze e ogni tipo di sottomissione femminile, lei si disse entusiasta. «Risposi al giudice d’essere onorata e orgogliosa — ricorda — ma le dissi che non potevo prendere un impegno attivo perché il mio lavoro non me lo permetteva. Però la appoggiavo e le avrei dato anche qualche idea». E poco dopo propose di creare una sottosezione per vigilare su violenze più nascoste che affliggono l’universo femminile.
Le possibili critiche
E adesso a difendere un sospetto stupratore teme le critiche? «Neppure per idea, sono un’avvocata e dunque il mio dovere è difendere tutti nel rispetto della legge e della verità, anche chi è sospettato di un crimine così odioso. Ma lo ripeto, dopo tanti anni di professione, credo di saper riconoscere chi mente, chi mi vuole fregare. Quel carabiniere, disperato che davanti a me è scoppiato a piangere, mi ha detto di sapere perfettamente di aver sbagliato. Mi ha ripetuto che non doveva accompagnare nessuno, che non doveva avere un’avventura perché in divisa e in servizio. Ma quando dice di non averla violentata io ci credo. Da avvocata e da donna».
10 settembre 2017 (modifica il 11 settembre 2017 | 07:36)
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