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Al cinema Battle of Sexes, sulla storia della tennista Billie King - Style

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Correva l’anno 1973. In quei 12 mesi Billie Jean King, la più forte tennista dell’epoca, fece tre cose che rimarranno nella storia. Prima sconfisse l’ex campione Bobby Riggs, uno convinto che le giocatrici fossero “una razza inferiore”: la partita, ribattezzata “battaglia dei sessi”, venne seguita in diretta tv da 50 milioni di persone. Poi fondò il circuito professionistico femminile Wta e pretese che lo Us Open equiparasse i premi femminili a quelli maschili.

Quarantaquattro anni dopo, un film ripercorre le vicende di Billie Jean King: si intitola Battle of Sexes e uscirà nei cinema americani il 22 settembre (in Italia il 19 ottobre). Nella parte della King, una delle più forti tenniste di sempre, 39 titoli dello Slam conquistati, c’è l’attrice più pagata di Hollywood: Emma Stone.

“Il film mi ha riportato al 1973, alla tensione che ho vissuto nei giorni prima della partita con Riggs: credo che l’abbiano resa molto bene sullo schermo” ha detto Billie Jean King, che oggi ha 74 anni e attraverso la sua fondazionenon ha mai smesso di occuparsi dei diritti delle donne.Style l’aveva intervistata quando Battle of Sexes era ancora in lavorazione, per capire a che punto è la battaglia per ottenere una vera parità di trattamento fra i sessi nello sport.

Il tennis è una delle poche discipline in cui le donne vengono pagate come gli uomini o quasi. Come ci siete riuscite?Sin dagli anni Settanta abbiamo cominciato a lottare per l’uguaglianza. Con un paio di obiettivi ben chiari in testa: mettere a disposizione delle ragazze le strutture per allenarsi e permettere loro, se capaci, di mantenersi con lo sport.

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Emma Stone con Billie Jean King all’ultima edizione degli Us Open.

 

In altre discipline la parità è lontana. Il caso del soccer Usa è paradossale: pur avendo più seguito, il calcio femminile ha meno finanziamenti…I fondi sono distribuiti in maniera diseguale: 100 agli uomini e 20 alle donne. Ma non è un problema solo americano. Quello che manca alle atlete, spesso, è la mentalità imprenditoriale. Un campione dello sport può permettersi agenti e avvocati: le donne, invece, devono fare da sole. Ai tempi della Wta mi presentavo sempre al tavolo delle trattative con qualcosa da offrire. Se hai gli sponsor e i soldi, è molto più difficile che ti rispondano di no.

Chi sono le sportive più influenti degli ultimi anni a livello mondiale?Venus e Serena Williams nel tennis. Nel calcio Julie Foudy, ex giocatrice della Nazionale e poi presidente della Women’s Sport Foundation. Penso anche a Danica Patrick, che ha avuto successo in uno sport maschile come l’automobilismo. Il suo esempio è stato importante, anche se non so quanto le importi della causa femminile: alcuni atleti sono interessati solo alle prestazioni e ai guadagni.

Le diseguaglianze riguardano tutti gli ambiti della società. In che modo può contribuire lo sport?I campioni possono essere d’ispirazione per i giovani. Qualche tempo fa ne ho parlato anche con il vostro ex premier, Matteo Renzi: ci incontrammo a New York per la finale dello Us Open tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci.

 

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