Polonia, perquisizioni della polizia contro i movimenti femministi
BERLINO - Massicce, dure azioni della polizia in Polonia contro i movimenti femminili per le pari opportunità, pochi giorni dopo che la manifestazione delle “donne in nero”, cioè la grande mobilitazione come l´anno scorso per ottenere la libertà di aborto e denunciare le discriminazioni e la politica duramente antiabortista del governo nazionalconservatore, aveva riunito centinaia di migliaia di persone. Gruppi di agenti hanno fatto irruzione nelle sedi dei due movimenti femministi piú attivi, in almeno quattro città: la capitale Varsavia, Danzica, Lodfz e Zielona Gora. Obiettivo dei raid polizieschi sono stati i due movimenti piú attivi, il Centro per i diritti delle donne e “Baba”, che organizza anche aiuto alle donne vittime di violenza domestica. Gli agenti hanno sequestrato ingenti quantità di documenti, computer e dischetti nelle sedi delle due organizzazioni, in quella che a molti osservatori appare una vera e propria dichiarazione di guerra dell'esecutivo e della magistratura contro i gruppi femministi e le organizzazioni delle donne.La grande manifestazione delle “donne in nero” si era svolta mercoledí scorso, nel primo anniversario del grande corteo che appunto in ottobre 2016 aveva indotto il governo a rinunciare a inasprire le già severissime norme antiabortiste. I blitz della polizia sono scattati coordinati il giorno dopo, e il sequestro di computer, dischetti e archivi, denunciano le dirigenti dei movimenti femminili, minaccia di bloccare il loro lavoro di informazione e mobilitazione per la mancanza di mezzi tecnici e di comunicazione. “È un chiaro tentativo di intimidazione”, denunciano le loro portavoce.Il blitz è partito su richiesta della magistratura, che parla di “coincidenza casuale” con il corteo delle “donne in nero” il giorno prima. Secondo le organizzazioni femminili invece “si tratta di un abuso di potere, perché anche se devono indagare avrebbero potuto farlo senza sequestrarci strumenti indispensabili alla nostra attività pubblica”, ha detto Marta Lempart, leader del movimento “sciopero delle donne polacche”. La singolare tesi esposta dalle autorità è che le perquisizioni e i sequestri sarebbero scattati nell´ambito di un'inchiesta su presunte azioni illecite del precedente governo liberal, caduto il 25 ottobre 2015 dopo le libere elezioni vinte dai nazionalconservatori (PiS) guidati dal leader storico Jaroslaw Kaczynski e dalla premier Beata Szydlo, entrambi su posizioni rigidamente antiabortiste e pubblicamente ostili ai movimenti femminili. I quali temono che si tratti invece di una deliberata politica d'intimidazione per dissuadere i gruppi delle donne dal continuare la loro azione di protesta e a favore di una politica piú tollerante verso il problema dell´interruzione di gravidanza e contro le politiche restrittive dell'attuale governo.Anita Kucharsdka-Dziedzic, leader del movimento Baba, ha dichiarato che la polizia ha fatto irruzione nel suo ufficio nella città di Zielona Gora alle 9 del mattino di giovedí, restando a cercare e frugare tutto fino alle 16 per poi andarsene con computer e diversi dati personali sequestrati. Non siamo a conoscenza di alcun illecito né di alcun contatto delle nostre organizzazioni con politiche del governo precedente, affermano le leader delle organizzazioni femminili. E sottolineano il forte timore per l´uso che faranno le autorità di dischetti e computer, molti dei quali contengono numerosi dati personali su donne vittime di violenze e abusi domestici, un problema molto serio anche nella cattolica Polonia. Si teme anche che con il materiale sequestrato le autoritá possano teoricamente procedere a schedature per controllare i movimenti femminili.Barbara Cernusakova, della sezione polacca di Amnesty international, ha definito l´azione della polizia “estremamente preoccupante” per i diritti civili nel paese in generale. “Comprendiamo che l´indagine riguarda comportamenti passati del ministero della Giustizia, ma le ong femminili e le ragazze che vi appartengono o le appoggiano subiranno ora serie conseguenze”. Le fonti governative inoltre, nota sempre Amnesty, non hanno precisato quale sia il tema esatto dell´indagine. Il raid contro gli uffici delle associazioni femminili ha seguito di 24 ore appena le grandi manifestazioni delle “donne in nero”. In nero come segno di lutto per le donne vittime delle severe leggi antiaborto, delle violenze domestiche e delle discriminazioni. L´anno scorso il grande corteo delle donne in nero a Varsavia aveva spinto l'esecutivo a rinunciare a introdurre una legge che avrebbe reso totale il divieto d'interruzione di gravidanza. Ciò nonostante, le condizioni di vita delle donne restano difficili. E quelle di loro che si decidono o si sentono costrette a scegliere di abortire il piú delle volte lo fanno recandosi in strutture sanitarie legali nei paesi vicini, dalla Cechia alla Germania.
- Protagonisti: