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La nostra cultura già prepara il terreno per il prossimo Harvey Weinstein

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Mi sento rattristata, adirata e disgustata dal fatto che ancora una volta le pagine dei giornali siano piene di storie che riferiscono di come un uomo potente e influente — nel caso specifico, il produttore cinematografico Harvey Weinstein — abbia, secondo quanto si legge, sfruttato la propria posizione per molestare e abusare sessualmente delle donne lungo un periodo pluridecennale e in maniera sistematica.

A render grave la situazione è ancora una volta il fatto che in molti intorno a lui sapessero ciò che il Sig. Weinstein a quanto pare faceva, agevolando la libera prosecuzione di tali comportamenti. A scandalizzarmi non è tanto il fatto che Weinstein abbia presumibilmente compiuto per decenni degli abusi nei confronti delle donne; quanto il fatto che ad Hollywood almeno una parte di tali comportamenti fosse in realtà un "segreto" di pulcinella.

Getty Images for TNT LOS ANGELES, CA - JANUARY 29: Producer Harvey Weinstein attends The 23rd Annual Screen Actors Guild Awards at The Shrine Auditorium on January 29, 2017 in Los Angeles, California. 26592_009 (Photo by Dimitrios Kambouris/Getty Images for TNT)

Di domande ne sorgono parecchie. Ad esempio: "Cos'ha spinto il Sig. Weinstein a supporre di potersi comportare in maniera tanto deprecabile nei confronti delle donne, e di poterla fare franca?".

Mi chiedo, "Come fa un uomo a portare avanti per anni molestie ed abusi nei confronti delle donne nella compiacenza dei propri colleghi?". Un'altra domanda che mi pongo è, "Perché le sue vittime sono rimaste in silenzio fino ad oggi?". La cosa interessante è che la risposta che mi è balenata a tutte e tre le domande è la medesima.

Quando si parla di molestie sessuali, abusi e violenze, per le donne la partita è truccata.

Credo che la ragione per la quale il Sig. Weinstein si fosse convinto di farla franca col proprio vergognoso comportamento, quella per cui le persone che aveva intorno a sé abbiano chiuso un occhio, e quella per cui le sue vittime siano rimaste in silenzio sia stata la seguente: quando si parla di molestie sessuali, abusi e violenze, per le donne la partita è truccata.

Credo che viviamo in una cultura profondamente misogina, all'interno della quale le donne continuano ad esser considerate un oggetto, ridotte alla loro sessualità e molestate senza che di fronte a ciò si dica o faccia un granché.

Per evidenziare tale clamorosa disparità basta mettere a confronto la rappresentazione degli uomini e delle donne nei media. Gli uomini vengono dipinti come emozionanti, avventurosi, forti, coraggiosi o intelligenti. Le donne quasi esclusivamente come sexy o seducenti.

Fra le donne che fanno capolino nei media per esprimere le proprie opinioni sugli argomenti più disparati, perfino quelle che per lavoro fanno il medico, l'avvocato e lo scienziato si fanno intervistare con scollature e tacchi alti. Gli studi televisivi s'aspettano che le donne attribuiscano la priorità al fatto d'esser attraenti, più che alla propria autorevolezza.

Toronto Star via Getty Images TORONTO, ON - MAY 11: Jian Ghomeshi and his lawyer Marie Henein arrive at Old City Hall court. A charge of sexual assault against Ghomeshi was withdrawn this morning after the former CBC broadcaster apologized to a former colleague in court and signed a peace bond. (Bernard Weil/Toronto Star via Getty Images)

Un articolo di Business Insider affronta la questione delle dieci anchor-women televisive licenziate perché ritenute non più attraenti. Basta sfogliare una qualsiasi rivista — inclusa una dalle tendenze liberal, come Vanity Fair — per trovarsi regolarmente davanti donne famose ritratte in biancheria intima, mentre i loro colleghi maschi vengono fotografati in jeans.

Per troppo tempo le donne non son state trattate in modo equo sul posto di lavoro, dalla polizia o in tribunale, in cerca di giustizia dopo aver subito molestie o aggressioni di natura sessuale. Nel mio recente blog per l'HuffPost Canada ne fornisco numerosi esempi. Per una donna è quasi impossibile esser presa sul serio quando sporge questo genere di denuncia. Ne consegue che fin troppe donne alla fine s'arrendono e non ci provano nemmeno.

Le cose non son cambiate un granché da quando, fino a non molto tempo fa, nel corso di un processo per stupro in tribunale veniva portata alla ribalta l'intera storia sessuale della vittima. Il presunto stupratore godeva di più diritti, e certo di maggior privacy, della/e sua/e vittima/e. Purtroppo anche il recente processo a Jian Ghomeshi non fa che confermare tale assunto.

Allora non c'è da meravigliarsi del fatto che le presunte vittime del Sig. Weinstein siano rimaste in silenzio, e che i suoi colleghi non abbiano fatto niente per contrastare tali comportamenti. Il senso d'impotenza che s'avverte sul tema degli abusi sessuali è sconvolgente.

Solo una piccola percentuale delle denunce per violenza sessuale sbarca in tribunale.

In un articolo di Anna Mehler Paperny per Global News, l'autrice nota come — stando a un sondaggio Ipsos Reid — solo il 18 per cento delle donne che hanno subito un'aggressione di natura sessuale si sia rivolto alla polizia.

Secondo il sondaggio il 71 per cento delle donne che hanno denunciato l'aggressione alla polizia ha avuto un'esperienza complessivamente negativa, con quasi l'80 per cento di queste che s'è conseguentemente sentito "abbandonato" o "devastato".

Anzi, "alcune sostengono che le indagini approfondite condotte dalle forze di polizia finiscano per farle sentire ulteriormente violate e non credute, una situazione che i ricercatori hanno definito 'secondo stupro', o 'vittimizzazione secondaria'".

Solo una piccola percentuale delle denunce per violenza sessuale sbarca in tribunale, con un numero ancor più ridotto di condanne, e anche allora le sentenze son perlopiù tiratine d'orecchi, invece di comportare conseguenze significative rispetto alla natura del reato.

REUTERS Brock Turner, the former Stanford swimmer convicted of sexually assaulting an unconscious woman, leaves the Santa Clara County Jail in San Jose, California, U.S. September 2, 2016. REUTERS/Stephen Lam TPX IMAGES OF THE DAY

Brock Turner, l'ex nuotatore di Stanford condannato per aver aggredito sessualmente una donna in stato d'incoscienza, s'allontana dalla prigione della Contea di Santa Clara a San Jose, in California, il 2 settembre 2016.

Una ricerca dell'U.K. Center for Research on Violence Against Women ha scoperto che solo al 37 per cento dei casi di stupri denunciati, e al 14-18 per cento delle aggressioni di natura sessuale d'ogni genere denunciate è seguita l'incriminazione. La ricerca ha altresì rilevato che il tasso di condanne s'aggira appena intorno al 18 percento.

Ma il dato più sconvolgente della ricerca sta nel fatto che "se si prende in considerazione il numero complessivo di stupri dichiarato nei sondaggi invece di limitarsi a quelli denunciati alla polizia, solo il tre-quattro per cento degli stupri porta a una condanna".

In un articolo scritto da Janette Gagnor per CNN l'autrice tratta il caso di Brock Turner, l'atleta di college condannato a sei mesi per violenza sessuale nei confronti di una donna addormentata. Nel suo articolo si spiega quanto sia frequente per i giovani atleti cavarsela con una condanna tenue.

La Gagnon cita inoltre il procuratore di Philadelphia, Jennifer Long, secondo la quale "fin troppo spesso si finisce per guardare in maniera meno critica a chi se n'e reso responsabile, e per minimizzare quanto accaduto alla vittima".

Stando alle recenti statistiche compilate dall'US Bureau of Justice, "per ogni colpevole che finisce in prigione ce ne sono quasi tre in libertà vigilata o semilibertà".

Viviamo in una cultura misogina, dove dei diritti delle donne si parla soltanto.

Dalle statistiche s'osserva che per gli stupratori "la condanna media (...) ricevuta [era] di circa 6,5 anni, mentre la pena media effettivamente scontata [era] (...) inferiore ai tre".

Cioè ben poco considerando il fatto che coloro che si macchiano di reati federali di droga ricevono in media condanne superiori ai sette, mentre i detenuti per rapina ricevono condanne analoghe a quelle di coloro che hanno commesso uno stupro.

Viviamo in una cultura misogina, dove dei diritti delle donne si parla soltanto. I media ci presentano ancora come oggetti di natura sessuale da esporre per il diletto di pubblici maschili, e sul luogo di lavoro, nei commissariati e nei tribunali ancora non ci viene riconosciuto un valore sufficiente a far sì che le nostre denunce di abusi sessuali vengano trattate col dovuto riguardo.

Finché le cose non cominceranno a cambiare — e sotto l'attuale amministrazione americana non riesco a immaginare come ciò possa accadere molto presto — uomini come il Sig. Weinstein continueranno ad avere carta bianca per molestare e aggredire sessualmente le donne innocenti con le quali entrano in contatto.

Questo post è stata pubblicato su HuffPostCanada ed è stato tradotto da Stefano Pitrelli

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