Per i diritti delle donne è stata una settimana terribile
L'altra sera stavo sfogliando un giornale del mio paese di origine, Cipro. Subito, mi balza agli occhi una notizia terribile che stava sconvolgendo l’immaginario collettivo: una ragazza arrestata per 5 giorni per aver deciso di abortire. Mi torna in mente, allora, la storia di Maria. E poi, in un rapido susseguirsi, quella di Gloria, di Anna e altre ancora. Confesso di non esser più riuscita a dormire quella notte. Credo che il mondo resti estremamente ingiusto nei confronti delle donne e storie come queste ne sono una continua conferma.
Le scelte di Maria e Gloria
Maria, a 20 anni, decise di abortire. Aveva una relazione con un ragazzo del suo corso di laurea da pochi mesi, quando scoprì di essere rimasta incinta. Non fu affatto una decisione presa a cuor leggero, ma non aveva dubbi a riguardo: la sua era una storia "seria", ma non una da "per sempre". Era al secondo anno di università, voleva laurearsi e iniziare a lavorare. Non aveva mai pensato di diventare madre a 20 anni. Fortunatamente, trovò supporto nel suo ragazzo, nelle amiche e, non da ultimo, nell personale del consultorio al quale si era rivolta. Qualche settimana dopo, Maria prese la pillola abortiva e chiuse questo capitolo della sua vita. Sicuramente non senza dolore e amarezza, ma con una certa serenità derivante dalla convinzione di aver preso la decisione migliore… per tutti.
Gloria, invece, fu meno fortunata. Si vergognava di condividere questo pensiero con altri e decise di andare in ospedale da sola. Il medico che la ricevette la rimproverò bruscamente dicendo: "La prossima volta pensaci prima".
Non importa che queste storie siano di Maria, di Gloria, di Elena o di Cristina: ciò che conta è che sono tutte storie vere. La scelta di abortire è una scelta che appartiene a tutte: non è propria solo di una donna senza mezzi economici che decide di non avere un bambino perché non potrebbe mantenerlo o di una che non sa come prevenire una gravidanza. L’aborto è una decisione che appartiene a tutte noi, anche alla ragazza ventenne di Cipro arrestata per questa scelta. A Cipro l’aborto è “formalmente” permesso solo per ragioni di salute del feto o della madre o se avviene a seguito di uno stupro. Bisogna dire, però, che fino ad oggi nessuno ha fatto caso alla legislazione vigente. Gli aborti vengono abitualmente effettuati nelle cliniche private ad un costo di 400-700 euro e pochi sanno che, in realtà, è proibito.
Nel caso di questa donna, il suo fidanzato ha deciso di denunciarla e quindi è finita in prigione. La polizia si è “trovata” con le mani legate in una storia che ha sconvolto l’opinione pubblica che si è espressa fortemente per il cambio di una legge di cui si ignorava l’esistenza.. Mi auguro, quindi, che questa storia sia utile per decidere, finalmente, di modificare una legge arcaica e anacronostica e che aiuti in una una riflessione comune sui diritti delle donne e sulle loro scelte. A Cipro, però, siamo in campagna elettorale, come in Italia: non è quindi detto che cambi realmente qualcosa. Vi suona familiare?
Ma l'Italia non è uno Stato laico?
Vivo in Italia da 9 anni e confesso di non aver mai capito come sia possibile che il 70% dei ginecologi che operano negli ospedali pubblici possano dichiararsi obiettori di coscienza e, pertanto, negare la possibilità di abortire ad una paziente. Mi è sembrato sempre un paradosso che la legge tuteli più “la coscienza” di questi medici che il diritto basilare di una donna di controllare suo corpo.
Mi è sempre sembrato peculiare che in uno stato laico, come l’Italia, le donne debbano subire tutto questo, che non si esaurisce solo nell’aborto chirurgico, ma anche nella difficoltà di reperire la pillola abortiva per praticare l’aborto volontario nei primi due mesi di gravidanza. Sembrerebbe che si voglia a tutti i costi far soffrire le donne tramite un aborto chirurgico.
Ripensandoci, mi è venuta in mente anche la storia di Anna. A 25 anni lavorava per una multinazionale, davanti a sé una brillante carriera. Era competente e capace, al pari dei suoi colleghi uomini che avevano iniziato insieme a lei. Non pensava proprio di essere “diversa”. Fino a quando una sera un cliente, andando ad una cena, in macchina, ha provato a baciarla. Quando lei con il corpo, d’impulso, si è ritirata, l’uomo le ha impedito di scendere dall’auto. Lei, esterrefatta e scioccata, si è domandata come fosse possibile che un uomo in là con gli anni, persino di brutto aspetto (per non dire ovviamente sposato), potesse aver pensato che lei “ci sarebbe stata”. Subito dopo, Anna ha raccontato l’accaduto ai suoi colleghi uomini, ma non trovato nelle loro parole molta comprensione."Sai come è lui!" ironizzavano alcuni ed altri ancora dicevano "Un solo bacio per una commessa lavorativa non mi sembra un grande sacrificio!”. Per non parlare di chi le ha detto "Magari avrà pensato che eri interessata dato che sei salita in macchina con lui."
Harvey Weinstein
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"La direzione verso la giustizia non è una linea dritta"
In questi giorni con la storia di Weinstein ho ripensato ad Anna. Anche in questo caso non è importante la “proprietaria” della storia. Succede ogni giorno. Un giorno dopo l’altro. Osiamo domandarci perché le donne non segnalano questi “incidenti” quando siamo i primi a mettere in dubbio le loro storie. Ho letto che, secondo alcuni, le vittime di Weinstein hanno fatto una scelta basata sulla carriera. Come se avessero scelto loro volontariamente di andare a cercare un uomo molto potente, grasso, brutto e violento.
Incredibile che queste cose accadano ancora nel 2017? Come ha dichiarato una donna durante la marcia di Washington: “I can’t believe I still have to protest this ... shit!" Questa è stata una settimana terribile per i diritti delle donne. Sia la storia della ragazza di Cipro, sia quelle delle vittime di Weinstein hanno avuto una grande esposizione mediatica e sui social network. Possiamo leggere un’infinità di messaggi terribili che ci fanno capire che le cose difficilmente cambieranno. Allo stesso tempo, però, ho visto tanta indignazione e tanta collera, non solo da parte delle donne ma anche di tanti uomini. Le cose dovranno cambiare…in un modo o nell’altro. Come dice Barack Obama “La direzione verso la giustizia non è una linea dritta, ma alla fine si arriva inevitabilmente”. Speriamo il prima possibile.
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