Francesca Sanna Sulis, imprenditrice sarda e paladina delle donne, rivive in un romanzo di Ada Lai edito da Palabanda
La letteratura sarda ha spesso descritto le realtà cupe e selvagge dell’interno dell’isola. Questo libro invece fa luce su un aspetto meno indagato, raccontandoci una Cagliari del Settecento solare e mondana, che guardava alle grandi capitali europee, che puntava alla crescita e alla modernizzazione e in cui una donna determinata e sensibile come Francesca Sanna Sulis aveva la possibilità di portare avanti un progetto mai visto prima.
L’infanzia della protagonista trascorre serena a Muravera, nonostante la perdita della madre, in tenerissima età. Ma ha una famiglia numerosa e vivace e un padre colto, premuroso e anticlericale. «Era un uomo intelligentissimo» spiega Ada Lai «formatosi secondo le più liberali idee illuministe. Fu proprio lui a intuire per primo il talento di Francesca».
Dopo l’infanzia a Muravera, il trasferimento a Cagliari, nella casa di Via Dritta a Castello, in un contesto brulicante di vita, commerci e stimoli intellettuali. Fu proprio a Cagliari che sbocciò l’interesse di Francesca per la moda: in un mondo che si stava rapidamente evolvendo, anche il ruolo delle donne aveva bisogno di essere rivisto, e con esso l’abbigliamento. Nell’esperienza di Francesca Sanna Sulis sembra quasi di riconoscere la voce di una Coco Chanel ante litteram. Leggiamo nel romanzo: «Soprattutto mi sorprendevo a immaginare modelli di abiti eleganti e pratici allo stesso tempo: basta con quei monumenti impegnativi da portare, pesanti, pieni di stecche, panier, busti, sottogonne rigide. (…) Io immaginavo indumenti leggeri che accompagnassero il movimento del corpo e non alterassero la figura femminile. Fantasticavo creazioni di vesti bellissime e funzionali adatte a noi ragazze».
Ma tra le tante novità della vita cittadina la più importante è forse l’incontro con lui, Pietro Sanna Lecca, l’amore di una vita. Come afferma l’autrice del romanzo: «Si sente spesso dire che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, ma in questo caso è vero anche il contrario: il sogno di Donna Francesca non si sarebbe mai concretizzato senza l’appoggio di un marito aperto e altrettanto visionario». Fu proprio col sostegno del marito che fondò a Quartucciu un grande laboratorio in cui si coltivava il gelso, si allevavano i bachi e si produceva la seta. Diede una speranza di lavoro e riscatto alle genti campidanesi e fu una paladina dei diritti delle donne. Come spiega Ada Lai: «Lei per prima era una donna lavoratrice, cosa assolutamente inusuale per l’epoca; intuì che in Sardegna le donne avevano un grande bisogno di essere formate e imparare un mestiere; nei suoi laboratori assunse moltissime ragazze, che una volta sposate continuavano a lavorare per lei da casa, in modo da non dover rinunciare alla famiglia. Inoltre promosse l’apertura di scuole e creò asili nidi per i figli delle sue lavoranti: aveva un’idea di welfare assolutamente moderna, era avanti di due secoli!»
Inoltre mise anche in contatto la Sardegna, e in particolare Quartucciu, con terre lontane. Si legge nel romanzo: «Avevamo fatto arrivare maestranze specializzate dall’Alta Savoia e dalla Valle D’Aosta. (…) I forestieri parlavano in francese! (…) –Ma seus in Francia? – chiedevano i viaggiatori che si trovavano a passare per il paese. Il cantadore, il famoso Olata, che percorreva i centri del Campidano cantando le storie di quei paesi, aggiungeva versi in francese quando nominava Quartucciu, la piccola Parigi».
Francesca era una donna complessa, dalle mille sfaccettature e al suo carisma pareva non resistere nessuno, neanche colui che, in Sardegna, è ricordato come il più arcigno e inflessibile degli uomini, il temile ministro piemontese Bogino: nell’isola era tanto mal visto che il suo nome era diventato sinonimo di boia, carnefice (a chi non sarà capitato di sentire “Ancu ti currat su Buginu!”). Ci racconta Ada Lai: «Eppure Francesca finì per avvicinarlo, e sorge addirittura il dubbio che, dietro alcune illuminate riforme del ministro, come l’istituzione dei Monti Granatici e l’istruzione e l’assistenza per i più deboli, ci fosse proprio il suo sapiente consiglio». Ma la sua fedeltà agli ambienti reali non fu incondizionata, anzi, fu anche una donna ribelle, capace di posizioni politiche audaci: «Quando si rese conto di come il regime piemontese stava opprimendo i Sardi, non esitò ad opporsi. Fu vicina a Giovanni Maria Angioy e aprì la sua casa al partito dei cospiratori che misero in atto i vespri sardi del 1794».
La vicenda di Francesca Sanna Sulis ha ancora moltissimo da dire ai contemporanei. Come conferma Ada Lai: «La sua figura è attualissima e, per fortuna, grazie anche allo straordinario lavoro di ricerca di Lucio Spiga, la stiamo riscoprendo. Sono soprattutto due le lezioni che ci ha lasciato: la prima riguarda il coraggio di essere imprenditori, oggi, in Sardegna; l’economia sarda non può essere basata solo su grandi industrie, ma deve puntare sulle eccellenze che le sono proprie: l’agricoltura e l’artigianato. E l’altra lezione riguarda l’istruzione: è l’unica arma per cambiare la società».
L’autrice. Ada Lai, classe 1950, è nata a Oristano ma vive a Cagliari, dove per oltre 25 anni ha diretto i servizi al cittadino del Comune. Ha fondato il movimento “A Cagliari”, per la valorizzazione della città attraverso le donne e i giovani. “La straordinaria storia di Francesca Sanna Sulis. Donna di Sardegna” è il suo primo romanzo [CARLA COSSU].
Il libro si può acquistare nelle rivendite autorizzate e sul sito di Palabanda: http://www.palabanda.it/negozio/