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Il mito di Meryl Streep in pezzi per la sua reazione al caso Weinstein

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Il premio Oscar ha ribattuto alle accuse di ipocrisia di Rose McGowan per la possibile black dress protest ai Golden Globes 2018.

di Arianna Galati - 20 Dicembre 2017 - 11:51

L’onda lunga è la più pericolosa, rischia di farti capitombolare dalla cresta e travolgerti nel momento stesso in cui pensi di aver superato il punto di rottura. L’onda lunga devi saperla domare, sia in mare sia nella vita vera. L’onda lunga del caso Harvey Weinstein vede in cima, seppure con difficoltà, Meryl Streep, l’attrice più premiata di sempre, la diva “normale”. Perché Meryl Streep è così al centro dell’attenzione? Motivi strettamente lavorativi, visto che è stato appena annunciato il sequel de Il diavolo veste Prada, dove di nuovo vestirà i panni della inflessibile direttrice di Runway Miranda Priestley? No, non è principalmente per questo. Non c'entra il lavoro, c'entra come Meryl si è comportata dopo l’esplosione degli abusi sessuali a Hollywood. Meryl ha preso una posizione che nessuno sa ancora decifrare. Meryl Streep ipocrita che si serve di un movimento spontaneo e fortissimo come #metoo per comodità? O Meryl Streep saggia e silente che prende parola solo quando serve, che per sua fortuna sembra non aver subito molestie sugli innumerevoli set della sua vita? (La parola chiave la capirete più avanti). Meryl Streep Weinstein? Lei non sapeva, disse. Secondo qualcuno invece sapeva eccome. Nei giorni scorsi, riporta l'Hollywood Reporter, una serie di manifesti con la scritta "She knew" in bianco su fondo rosso sono stati anonimamente affissi in giro per Los Angeles, anche vicino a dove abita Meryl Streep. She knew a coprire gli occhi di Meryl in una foto in bianco e nero dove a sinistra, a metà, appare il faccione sorridente di Harvey Weinstein, con cui l'attrice ha lavorato spesso. She knew. Allora Meryl è un'ipocrita?

Meryl Streep ha fatto (giustamente) la voce grossa in passato per i diritti delle donne, per l’equità di salario e contro il gender gap. Ma Meryl non ha preso una posizione chiarissima e netta contro Weinstein, come molte altre donne (Uma Thurman ha atteso "che mi scendesse la rabbia" per poi sferzare l'attacco degli attacchi). In compenso Meryl si è schierata con le colleghe attrici Jessica Chastain ed Emma Stone e, a detta di People Style, hanno proposto e accettato di indossare solo abiti neri per protesta ai prossimi Golden Globes 2018. Un ipotetico black carpet che avrebbe una discreta potenza simbolica agli occhi del mondo. La prospettiva di sfilare all’ingresso dei Golden Globes tutte vestite di nero avrà fatto tremare più di uno stylist impegnato a stringere accordi con le case di moda, ma per ora non ci sono certezze che vedremo le star di Hollywood in cinquanta sfumature di nero al primo grande evento di gala USA dopo lo scandalo Weinstein, The Handmaid’s Tale in black. E le polemiche si sprecano: sono donne simbolicamente coraggiose, o Meryl Streep&co sceglieranno la comoda via del nero per di più a un evento di gala dove di solito è il colore più indicato dal dress code (e più utilizzato)? Dove starebbe la vera protesta, visto che è un black tie event? Per Rose McGowan Meryl Streep e le colleghe sono delle ipocrite. L’attrice americana è stata tra le prime a parlare assieme ad Ashley Judd, Patricia Arquette e Asia Argento, tutte donne che hanno avuto la carriera professionale rovinata: vittima di Harvey Weinstein Rose McGowan, tra le prime a denunciare il produttore quando è arrivato il momento giusto per farlo, e non si è mai sottratta all’espressione delle sue opinioni. Rose McGowan ne ha avuto anche per Meryl Streep: in un tweet feroce (poi cancellato), Rose ha criticato le attrici che avrebbero optato per la black dress protest. “Attrici come Meryl Streep, che hanno lavorato felicemente per il Mostruoso Maiale, indosseranno un abito nero ai Gloden Globes come silenziosa protesta. IL VOSTRO SILENZIO è IL problema. Accetterete un premio finto senza parole e non cambierete una virgola. Io condanno la vostra ipocrisia. Dovreste vestirvi tutte in Marchesa” ha ironizzato l’attrice, nominando la casa di moda di Georgina Chapman (ex) moglie di Weinstein

Di fronte all'accusa pubblica, la nominata Meryl Streep ha risposto. Altrettanto pubblicamente, in una lunghissima dichiarazione inviata all’Huffington Post Usa, dove esprime dolore per essere stata così apostrofata dalla collega. “Non sapevo dei crimini di Weinstein negli anni 90, quando lei è stata attaccata, né nei decenni successivi quando ha continuato ad attaccare altre donne” ha esordito l’attrice americana. “Non sono stata appositamente in silenzio. Non lo sapevo. Non approvo tacitamente lo stupro, non mi piace che le giovani donne vengano assalite. Non sapevo che stesse succedendo” ha scritto Meryl, ribadendo quello che disse quando emerse il caso Weinstein. Dopo il tweet di Rose McGowan Meryl Streep ci ha tenuto a precisare cosa intendesse, oltre la presunta black dress protest. “Le ho fatto avere il mio numero di telefono tramite amici che la conoscono non appena ho visto il suo messaggio. Ho aspettato che mi chiamasse tutto il giorno e anche stamani, sperando di riuscire a esprimere il mio profondo rispetto per il coraggio di lei e delle altre nell’esporre i mostri attorno a noi, e la mia empatia per il dolore continuo e inespresso che sta soffrendo” ha dichiarato Meryl Streep. (Rose McGowan ha ricommentato la frase con emoticon ridanciane via Twitter). Lo ammettiamo, è difficile comprendere dove si posizioni Meryl: non vuole essere “oggettivizzata”, diventare il simbolo lei stessa di una lotta che dovrebbe passare dalla stigmatizzazione indignata del passato a una proposta fattiva per il futuro. Meryl lo ribadisce convinta: “Sono davvero dispiaciuta che mi veda come un’avversaria perché siamo dalla parte delle donne del mondo dello spettacolo, entrambe in difesa dello stesso implacabile nemico: lo status quo che vuole tornare disperatamente ai giorni passati, i giorni in cui le donne erano usate, abusate e venivano rifiutate ai livelli alti dell’industria”. Le stanze del potere, dove tutto avveniva. Una gigantesca marea di racconti dal sottobosco che a distanza di anni emergono in un’onda lunga mentre lei, Meryl Streep età 68 anni, forse tra le dive più potenti di Hollywood, non sapeva niente. Era all’oscuro per finta o perché realmente ignorava queste storie? Era tenuta fuori o era lei stessa a non informarsi? Le domande legittime ci sono, Meryl non risponde direttamente. Lei che comunque ha subito: nel 1979 raccontò al Timedi essere stata molestata sul set di Kramer contro Kramer da Dustin Hoffmann, che lei apostrofò come “porco riprovevole”. Meryl ha rettificato il racconto di quasi quarant’anni prima quando Hoffmann è finito sotto indagine, dicendo che la storia non era "riemersa" nel modo corretto e che Dustin si era ampiamente scusato con lei, già allora. Dunque Meryl Streep è un'ipocrita oppure no? Non possiamo saperlo, possiamo solo congetturare e farci un'opinione personalissima. Quella di Meryl Streep è una presa di posizione da chiamata in causa, forse un tentativo di lucidità quando la strumentalizzazione dei singoli episodi fa perdere di vista ciò che va combattuto insieme. La lotta e la discussione sono vivissime e hanno un fine preciso: fermare l'abuso di potere. 

photo Gettyimages.com

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scritto da Arianna Galati

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