La lezione di dignità di Anna Muzychuk
“Tra qualche giorno perderò i miei due titoli mondiali, uno ad uno, solo perchè ho deciso di non andare in Arabia Saudita, di non giocare con le regole di altri, di non indossare l'abaya (il lungo vestito scuro imposto alle donne nella Penisola araba dall'islam salafita, ndr), di non dover uscire solo essendo accompagnata da qualcuno”. Una decisione presa “per non sentirmi una creatura secondaria. Ho vinto i miei due titoli esattamente un anno fa ed ero la persona più felice del mondo degli scacchi. Ora però sto davvero male... Sono pronta a difendere i miei principi e a disertare l'evento” durante il quale “in cinque giorni avrei potuto guadagnare più che in una dozzina di occasioni simili combinate. Tutto questo è fastidioso certo, ma la cosa più sconvolgente è che a quasi nessuno importa veramente. E' un sentimento davvero amaro, ma non abbastanza da farmi cambiare opinione e principi. Lo stesso vale per mia sorella Marija (anche lei scacchista, ha rifiutato come Anna di partecipare ai campionati a Riad, ndr), con cui condivido questo punto di vista. Per quei pochi a cui importa....torneremo!”.
Con questo post, pubblicato sul suo profilo facebook nei giorni scorsi, la ventisettenne campionessa mondiale di scacchi Anna Muzychuk ha dato al mondo una lezione dignità e rispetto di rara efficacia. Non parteciperà ai mondiali in corso a Riad, non difenderà i suoi due titoli mondiali (e dunque li perderà), non guadagnerà le enormi somme in palio (il montepremi per il Rapid and Blitz Chess Championship che si disputerà in Arabia Saudita è infatti di due milioni di dollari: quattro volte quello che la Federazione mondiale degli scacchi mette in palio ogni anno). Tutto in nome dei diritti delle donne, in Arabia Saudita ancora quotidianamente e pesantemente negati nonostante i recenti tentativi della monarchia saudita volti a rinnovare la sua immagine internazionale dando alla stessa una parvenza di modernità tutt'altro che reale. Se è vero infatti che il principe ereditario saudita ha anche recentemente preso alcune decisioni volte proprio a migliorare la vita delle donne nel Paese, basta considerare la portata delle stesse per comprendere che la condizione dell'universo femminile in Arabia Saudita è molto ma molto difficile: si va infatti dalla possibilità futura di poter guidare (fino a non molto tempo fa una donna sorpresa al volante nel Paese dei Saud poteva anche essere arrestata) alla libertà di assistere ad eventi sportivi allo stadio passando per quella di entrare in un cinema. Cose normali, che però moltissime cittadine saudite non hanno forse ancora mai fatto nella loro vita.
Fa bene dunque, anzi, benissimo Anna. Che con il suo “gran rifiuto” sottolinea l'importanza di lottare affinché anche le saudite godano di quelle libertà alle quali hanno come tutti diritto. Fa bene Anna e a dimostrarlo ci sono le quasi settantamila condivisioni del suo post, corredato da uno scatto che la ritrae con al collo le sue due medaglie. Migliaia di condivisioni e migliaia di commenti estremamente positivi che utenti di tutto il mondo le hanno lasciato. Tra essi si legge: “Complimenti! Sei uno straordinario esempio di grande impatto”, “Ci hai mostrato la differenza tra un vincitore e un campione. Grazie Anna”, “Siamo orgogliosi di te”, “Sei di grande ispirazione per tutti noi”, “Ben fatto! Dovrebbero essercene di più di persone come te!”. Frasi queste che forse compenseranno Anna della perdita dei suoi due titoli mondiali e che a ben vedere hanno un valore ben più alto dei due milioni di dollari in palio al torneo di Riad. Perché dimostrano l'importanza del gesto della giovane campionessa il cui esempio, in termini di dignità e difesa dei diritti delle donne, c'è da augurarsi sia seguito da molti.