la chiave del successo elettorale di George Weah in Liberia
Giovani, povertà e qualità della democrazia. Si può leggere attraverso queste parole chiave il successo elettorale di George Weah, ex calciatore convertitosi alla politica, ben noto al pubblico italiano per gli anni trascorsi al Milan. Dopo una dura battaglia è riuscito a realizzare il suo sogno: lo scorso 26 dicembre, con il 61,5% dei voti, l'ex pallone d'oro si è imposto al ballottaggio per la carica di presidente della Liberia sconfiggendo Joseph N. Boakai dell'Unity Party (UP) in ben 14 contee su 15.
L'analisi del voto rivela che la vittoria di Weah, 51enne candidato del Congress for Democratic Change (Cdc), è frutto del mandato dei giovani e degli strati sociali più poveri. Molte delle contee in cui l'ex milanista ha vinto in modo schiacciante - con percentuali che raggiungono il 90% - sono infatti tra le più emarginate e meno sviluppate del paese.
Più in generale, il voto ha fatto segnare un passo in avanti per la giovane democrazia liberiana. L'investitura di Weah pone infatti termine allo stallo seguito alle elezioni del 10 ottobre, contestate per frode e irregolarità dal partito di opposizione Liberty Party. Dal 2003, anno della firma dell'Accordo di Pace di Accra, la Liberia è riuscita ad andare al voto per la terza volta. Ma soltanto con le ultime elezioni si è potuto registrare il primo trasferimento pacifico e democratico di potere da un presidente eletto a un altro.
Si tratta di una pietra miliare per la storia della Liberia, anche se il percorso è solo all'inizio. Lo ha riconosciuto lo stesso Weah nelle prime dichiarazioni post voto:
"La partita più importante la giocherò negli anni a venire, cercando di aiutare il mio popolo. Comincerò aiutando i poveri e i disoccupati, poi attuando il mio programma che consiste anzitutto nella lotta alla corruzione, flagello all'economia del paese, nello sviluppo d'infrastrutture scolastiche e sanitarie, così come nella costruzione di un'indispensabile rete stradale".
L'auspicio è che la Liberia possa gradualmente trasformarsi in una democrazia matura. Noi di ActionAidrimaniamo fermamente impegnati nella nostra missione per rafforzare la giustizia sociale e i diritti umani. Per questo, tra gli interventi prioritari, chiediamo innanzitutto al nuovo presidente di contrastare il piano di privatizzazione del sistema educativo avviato dal vecchio governo per garantire l'accesso universale all'istruzione.
Altri temi da affrontare con urgenza sono il rafforzamento della società civile e dei movimenti giovanili, i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere. I movimenti e le organizzazioni che costituiscono il tessuto della società civile locale necessitano di uno spazio che negli ultimi anni non è stato concesso.
In merito ai diritti delle donne, il rischio è invece che vengano messi in secondo piano. Archiviata l'era di Ellen Johnson Sirleaf, prima presidente donna della Liberia impegnata in prima persona in questa battaglia, il paese potrebbe rivelarsi meno ricettivo. Se ne intravedono già i primi segnali: il 3 ottobre scorso i membri del Senato del partito al potere (Up) hanno approvato un emendamento alla legge sugli stupri cercando di declassarne la gravità e di ridurre la condanna dall'ergastolo a 15 anni con la possibilità di libertà condizionale.
Il fatto che il neo presidente Weah abbia scelto come vicepresidente la senatrice Jewel Howard Taylor - prima donna a ricoprire questa carica in Liberia - fa sperare che il nuovo governo voglia per lo meno tentare di invertire la tendenza.
Noi saremo in prima linea nella lotta per la piena affermazione dei diritti delle donne nel paese, cercando di consolidare la leadership acquisita sul tema negli ultimi anni e di rinnovare la piena adesione al movimento femminista, riunito nel Liberia Feminist Forum, che guida la campagna contro l'emendamento alla legge sugli stupri.
Si tratta di una questione cruciale per il futuro del paese. Una delle tante sfide su cui l'ex ragazzo della bidonville di Monrovia ed ex bandiera del Milan è chiamato a dimostrare coraggio e voglia di cambiamento, per una migliore qualità della democrazia.
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