Baglioni “pigliatutto” a Sanremo: ogni sera, un duetto | Speciali
Claudio Baglioni e Michelle Hunziker
Sanremo - La vera sorpresa del Festival, che dovrebbe santificare Claudio Baglioni per i decenni futuri, sarà la garbata ma impudente presa in giro che ne faranno Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino. E come poteva essere il contrario?
| Speciale Festival di Sanremo 2018 |
I conduttori avranno un problema, tenere i tempi televisivi, rebus non facile, e scongiurare il sospetto che a Sanremo si beatifichi il divo. Si ride del re sino a quando il re è nudo. E qui sembra sin troppo coperto di gloria.
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Pensate ai duetti con gli ospiti: se il cantautore li coinvolgerà nel suo mondo, gli daranno la croce addosso; se non lo fa, il pubblico, non solo i fans, lo prenderanno per matto. Così hanno trovato la soluzione: l’ospite arriva, fa un medley dei suoi successi, poi il nuovo singolo, quindi un duetto con il boss. Più o meno, ogni serata avrà misure da kolossal.
Quindi Baglioni sarà uno e trino: lui medesimo, sotto tiro incrociato della coppia e in un abbraccio insidioso con gli invitati. Perché insidioso? Perché la stragrande maggioranza è sotto contratto di F&P Group, agenzia nelle manie solide di Ferdinando Salzano, il quale ha ceduto la maggioranza a Cts Eventim, colosso tedesco del ticketing. In pratica il festival sarà nelle mani di una multinazionale che lo sfrutterà, a livello mediatico, per dare battaglia a Live Nation, altro impero dello spettacolo, sinora al primo posto per incassi e influenza nel mondo.
Al pubblico magari questo particolare interesserà poco. A Baglioni, che è legato a F&P Group, magari un po’ di più. Se il festival deve rilanciare la canzone italiana, farlo diventare una millesfoglie con più cantanti delle ore dell’orologio pare rischioso. Allora sul palco c’è nervosismo? Per nulla. Il mondo degli autori e quello delle prove corrono su binari separati. Quello che diranno Baglioni, Hunziker e Favino sarà di certo molto più innovativo dell’architettura musicale che qualche problema di conflitto di interessi prima o poi, in settimana, lo troverà.
Non si capisce bene se gli ospiti, si va da Sting ai Negramaro alla Pausini, abbiano accettato per Baglioni, perché hanno dischi o tour in arrivo o perché il Festival non lo accoppa nessuno.
Di certo, domani sera sarà evidente che il direttore artistico pensava a un progetto, accettato dalla Rai, e l’industria discografico-televisivo-radiofonica a un altro. Qui scatterà l’imprevedibile: Favino che si scopre showman, la Hunziker meno garrula e più impegnata sui diritti delle donne, lo stesso Baglioni quarterback dai lanci precisi, mai visti prima. A quanto pare il più in forma è proprio Favino, ieri in giubbotto di pelle old fashion al roof garden del Casinò, mentre la Hunziker ha chiesto champagne e si è vista recapitare semplice spumante.
Poi c’è il caso Fiorello. Domani aprirà il Festival numero 68: quindici minuti sparati a razzo. Sin qui va bene. Anche se ha finto di non sapere molto sul suo destino, twittando “Claudio #escimipresto, ti prego. Così mi tolgo il pensiero”.
Baglioni, invece, lo voleva alle 22.30. Prevarrà la regola del gioco più forte: aspettatevi Fiorello ma sappiate che il risultato sarà superiore al previsto. Resta una domanda: perché tutto questo trambusto?
Punto primo perché il suo ritorno in radio, su DeeJay, non è stato accolto da entusiasmi e numeri faraonici. Tutt’altro. Guarda caso pochi giorni dopo il debutto Fiorello ha detto sì a Baglioni. Cambia qualcosa nell’attesa? No, ma c’è anche un programma per la Rai sospeso come una spada. Quindi passare da Sanremo è d’obbligo.
Per un Festival annunciato come la liberazione dalle pastoie di impresari, case discografiche e dell’annosa concorrenza con Mediaset e Maria De Filippi, le sfumature stanno diventando troppe. Baglioni ne è responsabile? No, sino a quando la Rai terrà il pallino. Se, com’è accaduto ai tempi di Bonolis, Clerici e Morandi, allenterà la presa, il Festival rischia di annullare il “grande cambiamento”.
Siamo sotto campagna elettorale. Quindi la sorveglianza su quello che si dirà sul palco è massima. Ma se la Hunziker manterrà la promessa di parlare in nome delle donne, come sarà considerata? Già l’appello delle 130 artiste italiane, perlopiù attrici e legate al mondo della fiction, rischia di essere arrivato in colpevole ritardo, rispetto a americane e francese. La Hunziker vuole alzare il tiro, fare numeri della vergogna per l’Italia, in materia di molestie. Come concilierà le buone intenzioni con una scaletta lunga come il Golden Gate? Favino fa gli straordinari suonando quattro strumenti, Baglioni prova decine di canzoni. Un jukebox umano. E non siamo nemmeno partiti.
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