SuperAbile INAIL - Verso l'8 marzo, Uildm rilancia il secondo manifesto sui diritti delle donne con disabilità
Sono circa 1,7 milioni le donne disabili in Italia: spesso vittime di una discriminazione multipla, hanno difficoltà di accesso a diritti fondamentali. In vista dell'8 marzo, Uildm rilancia il manifesto adottato dal Forum Europeo sulla Disabilità, che fa il punto sui diversi diritti “mancati”
ROMA – I diritti esistono, ma spesso solo sulla carta: questo è particolarmente vero per le donne con disabilità – circa 1,7 milioni in Italia - spesso vittime di una doppia discriminazione nell'accesso a diritti fondamentali come la casa, la salute, l'istruzione, il lavoro. “Le donne disabili affrontano molte più difficoltà, rispetto sia alle altre donne (senza disabilità) sia agli uomini (con o senza disabilità), per conseguire l’accesso ad un alloggio adeguato, alla salute, all’istruzione, alla formazione professionale e all’occupazione - dichiara Stefania Pedroni, vicepresidente nazionale di Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare) - Nonostante il nostro Paese abbia introdotto norme migliorative, in particolar modo in termini di lavoro e occupazione, e istituito l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, c’è ancora molto da fare per il pieno raggiungimento dei nostri diritti e per la nostra integrazione nella vita sociale e lavorativa”, continua Stefania Pedroni.
Per questo, in occasione del prossimo 8 marzo, Uildm ha deciso di rilanciare il secondo manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell’Unione Europea. Uno strumento per attivisti e politici, adottato a Budapest dall’Assemblea Generale del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF), una Ong indipendente che rappresenta gli interessi dei circa 80 milioni di cittadini europei con disabilità.
Ratificato ufficialmente nel settembre 2017 da Uildm nella sua traduzione italiana a cura del centro “Informare un’h”, il documento è diviso in 18 aree tematiche che contengono indicazioni sulle modalità operative più utili a promuovere una cultura a favore dell’inclusione e della parità di genere delle donne disabili: si passa dall’uguaglianza e non discriminazione, all’accessibilità; dal pari riconoscimento davanti alla legge e accesso effettivo alla giustizia, alla violenza contro le donne; dall’istruzione, alla salute; dal lavoro ed occupazione, all’accesso alla cultura allo sport e al tempo libero.
Lavoro. Il Manifesto riprende gli ultimi dati Istat disponibili, ni base ai quali solo il 35,1% delle donne con limitazioni funzionali, invalidità o malattie croniche gravi lavora, a fronte del già limitato 52,5% degli uomini nelle stesse condizioni. Esse non solo hanno le stesse difficoltà degli uomini disabili nell’accedere al mondo del lavoro (pregiudizi riguardo alla disabilità, inaccessibilità degli ambienti e delle strumentazioni di lavoro, mancanza di sevizi per la mobilità, carenza dei servizi di assistenza alla persona, etc) ma ne hanno anche di ulteriori dovute al loro essere donna (sessismo; penalizzazioni se la donna pensa di crearsi una famiglia propria con dei figli; minore retribuzione rispetto agli uomini a parità di mansioni, etc.).
Salute. Per quanto riguarda invece il diritto alla salute per le donne con disabilità, “questo si scontra ancora oggi con competenze, strumentazioni e adattamenti organizzativi in molti centri ospedalieri ancora inadeguati”, spiega Uildm, che con il Gruppo donne ha dedicato un'indagine a questo tema, nel 2013, allo scopo di scoprire le principali difficoltà incontrate dalle donne disabili nell’accesso ai servizi di ginecologia e ostetricia. Dall’indagine è emerso che il 42,62% del campione (composto da 61 strutture ed enti sanitari pubblici appartenenti a regioni di tutta Italia), non dispone di un bagno accessibile; il 52,46% ha una reception ma in 7 casi è stata segnalata la presenza di ostacoli lungo il percorso per raggiungerla e in altrettanti risultati, impossibile avvicinarsi al banco informazioni se si usa una seda a rotelle.
Violenza. L’Istat rileva che il rischio di subire stupri è più che doppio per le donne con disabilità: il 10% contro il 4,7% delle donne senza limitazioni funzionali. E i rischi aumentano anche in caso di stalking: il 21,6% delle donne con disabilità ha subito comportamenti persecutori contro circa il 14% delle altre donne. Eppure, la violenza sulle donne disabili non viene quasi mai denunciata: accade solo nel 10% dei casi. “Purtroppo, all’interno del Secondo programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel dicembre scorso, mancano riferimenti e azioni di contrasto alla violenza nei confronti delle ragazze e delle donne con disabilità – osserva Stefania Pedroni - È fondamentale che ognuna e ognuno, per quanto di propria competenza, e a tutti i livelli, si adoperi per fare in modo che la discriminazione non abbia più posto e che la nostra società sia basata sul rispetto dei diritti civili ed umani di tutte le persone”, conclude.