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Violenza e molestie online, Amnesty accusa: "Twitter non fa abbastanza per rispettare i diritti delle donne''

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

TWITTER non è un luogo sicuro per le donne. Amnesty International punta il dito contro il social fondato da Jack Dorsey, accusando la società di non fare abbastanza per contrastare violenza e molestie perpetrate online. Nel giorno in cui la piattaforma dell'uccellino celebra i 12 anni trascorsi dal primo tweet, l'ong lancia una campagna per denunciare l'assenza di misure concrete per fare sì che le donne siano tutelate, nonostante l'azienda con sede a San Francisco si sia impegnata da tempo a essere più trasparente nei suoi sforzi per migliorare la “salute” delle conversazioni online sostenendo di stare "dalla parte delle donne in ogni parte del mondo". L'intento che viene vanificato dal fatto che, fa notare Amnesty, Twitter non mette a disposizione informazioni significative su come gestisce le segnalazioni di violenza e molestie.Le regole di Twitter sui comportamenti d’odio vietano la violenza e le molestie contro le donne e la piattaforma è dotata di un sistema di segnalazione degli account o dei tweet che violano quelle politiche. Tuttavia, nel rapporto  "#ToxicTwitter: violenza e molestie online contro le donne" (qui il pdf) Amnesty sottolinea che Twitter non fa sapere agli utenti come interpreta e applica queste regole o come forma i moderatori a rispondere alle segnalazioni di violenza e molestie. Anzi, spesso le regole non sono applicate in modo incoerente e talvolta non c'è reazione alle segnalazioni: ciò rende i contenuti molesti ancora visibili nonostante violino le regole della piattaforma che conta oltre 330 milioni di utenti attivi al mese e circa 500 milioni di tweet postati ogni giorno.

Il rapporto di Amnesty International si basa su un mix di ricerca quantitativa e qualitativa condotta negli ultimi 16 mesi e su interviste a 86 donne e persone di genere non binario tra cui giornalisti, esponenti politici e utenti comuni del Regno Unito e degli Usa, circa la loro esperienza di fronte al fatto che Twitter non ha preso sul serio le loro segnalazioni di molestie. 

Il report include una serie di raccomandazioni concrete su come Twitter potrebbe diventare un luogo più sicuro per le donne. "Abbiamo il diritto di vivere libere dalla discriminazione e dalla violenza, sia online che offline. Ma lasciando che le molestie nei nostri confronti aumentino, Twitter sta compromettendo quel diritto. Nonostante le ripetute promesse di ripulire la piattaforma, molte donne quando aprono Twitter trovano minacce di morte e di stupro e offese razziste od omofobe", ha dichiarato Azmina Dhrodia, ricercatrice di Amnesty International su tecnologia e diritti umani.

A fare sentire la propria voce in merito è anche Miski Noor, una specialista di genere non conforme che si occupa di comunicazione nella rete globale Black Lives Matter: "Twitter deve dire se sta dalla parte delle persone o no. Twitter ha il potere di cambiare il modo in cui le donne affrontano le molestie e addirittura il potere di evitarle. Dopo tutto, quello spazio è coordinato dalla piattaforma, che dunque ha il potere di cambiare le nostre esperienze online".

·L'IMPATTO DELLE MOLESTIECome tutti gli attori economici, Twitter ha la responsabilità di rispettare i diritti umani, tra cui il diritto di vivere liberi dalla discriminazione e dalla violenza e il diritto alla libertà di espressione e di opinione. La ricerca di Amnesty International mostra tuttavia che non contrastando in modo efficace la violenza e le molestie da parte dei suoi utenti, Twitter sta contribuendo a ridurre al silenzio le donne sulla sua piattaforma.

Nel 2017 Amnesty ha intervistato 4000 donne in otto paesi: oltre tre quarti (il 76%) di quelle che avevano subito molestie e intimidazioni su un social media avevano cambiato il loro comportamento online, ad esempio nel 32% dei casi rinunciando a postare le loro opinioni su determinati argomenti.

Le donne di colore, quelle appartenenti alle minoranze etniche o religiose, le donne Lgbti, le persone di genere non binario e le donne con disabilità sono prese di mira più delle altre. In questo modo persone già marginalizzate vengono tenute fuori dalla conversazione pubblica.

La roadmap di Amnesty punta alla trasparenza dell'informazione. A cominciare dal rendere pubblici esempi specifici di violenza e molestie che non saranno tollerati, oltre a condividere i dati sui tempi di risposta alle segnalazioni di molestia e a fissare degli obiettivi e riferire regolarmente. A Twitter viene suggerito anche di assicurare che le decisioni prese per restringere i contenuti siano in linea col diritto internazionale dei diritti umani e con i relativi standard.

Infine, Twitter dovrebbe inoltre concentrare gli sforzi per mettere in grado gli stessi utenti di contribuire a migliorare l'esperienza sulla piattaforma, ad esempio creando campagne di sensibilizzazione sulle diverse opzioni disponibili in termini di sicurezza e privacy.

"Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un’ondata di solidarietà e di attivismo da parte delle donne di tutto il mondo, e non c’è dubbio che Twitter abbia avuto un ruolo importante in movimenti come #MeToo", ha commentato Dhrodia. Eppure non basta. "Le recenti iniziative indicano che l'azienda vuole essere parte di questo cambiamento, ma le donne non ci credono - conclude Dhrodia. - Se non prenderà ulteriori misure concrete contro la violenza e le molestie online sulla sua piattaforma, Twitter non potrà sostenere credibilmente di stare dalla parte delle donne".

Per questo Amnesty invita a sottoscrivere la petizione "Stop alla violenza online" lanciando la campagna #ToxicTwitter. "Perché diventi uno spazio sicuro per movimenti come #MeToo e #quellavoltache, e non un luogo dove le donne sono vengono messe a tacere per paura di violenza e abusi".

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