Firenze, una corsa simbolica nei luoghi della prostituzione
Dunque: “Un’altra strada è possibile”. La corsa fa parte della Campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione “Questo è il mio corpo”. Obiettivo è sostenere la proposta di legge ispirata al “modello nordico” che colpisce la domanda di prestazioni sessuali, sanzionando i clienti. Si tratta di un modello legislativo nato in Svezia e Norvegia, oggi adottato da altri Paesi, come Francia e Irlanda e raccomandato dal Parlamento Europeo. Dove è già in vigore, ha portato ad un drastico effetto della prostituzione proprio per il suo potere deterrente. Al contrario, nei Paesi in cui la prostituzione è regolamentata, il numero di prostitute pro capite è in crescita. Numerosi studi internazionali dimostrano che la legalizzazione porta a un aumento della domanda e dunque a un aumento della prostituzione. Si è visto, infatti, che la legalizzazione è associata a una cultura in cui la prostituzione e la coercizione sessuale sono considerate normali, in cui il corpo delle donne viene mercificato.
I numeri. In Italia, secondo le stime indicate nella proposta di legge, sarebbero circa centomila le persone che si prostituiscono sia lungo le strade che al chiuso. Di queste, il 25 per cento sono minorenni. Stando ai dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, nel mondo le persone sfruttate a fini sessuali o lavorativi sono 21 milioni, di cui 5,5 milioni minori d’età. Il 75 per cento delle vittime di tratta, ai fini di sfruttamento sessuale, sono donne e ragazze minorenni.
La petizione. La legge Merlin del 1958 aveva previsto la non punibilità di chi si prostituisce e i reati di sfruttamento e di favoreggiamento della prostituzione, nonché il reato di induzione alla prostituzione. Il fenomeno sociale della mercificazione del sesso è oggi completamente cambiato rispetto al contesto sociale in cui si era inserita quella legge: oggi la prostituzione è legata prevalentemente alla tratta di esseri umani. Con la Convenzione di Istanbul del 2011 è entrato nel nostro ordinamento il primo strumento internazionale in grado di vincolare giuridicamente gli Stati alla tutela dei diritti delle donne. Nel 2003 fu fatto un primo tentativo di proposta di legge d’iniziativa popolare, mai discussa, che mirava alla punibilità del cliente. In pochi mesi, l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da un prete diocesano di Rimini, don Oreste Benzi (che in 25 anni è riuscito a liberare più di settemila donne dalla schiavitù della prostituzione) raccolse ben 110.000 firme. Ora, la Papa Giovanni ci riprova con una nuova petizione: “La tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale hanno come cause profonde la diseguaglianza tra uomini e donne e la povertà, aggravate dalle disparità etniche e da altre ingiustizie come i conflitti armati.
L'esercizio di una libertà su una persona non libera. Le vittime appartengono alle categorie vulnerabili, in condizioni sociali e economiche sfavorevoli. Andare con una prostituta è una “libertà” esercitata nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta: soggetti deboli, a volte poco più che adolescenti, privati dei documenti, sradicati dal loro paese, non in grado di difendersi e di reagire; donne vendute, costrette con la forza o ‘esportate’ con l’inganno. Un consenso apparentemente libero è invece una catena di sopraffazioni che culmina con il cliente. Che conosce questa situazione, e diventa lui stesso uno sfruttatore. La prostituzione è sempre un abuso. Allora il contrasto alla prostituzione va affrontato dal punto di vista del cliente”. Il 3 maggio, alla vigilia dell'evento, un seminario e una veglia di preghiera aiuteranno i fiorentini - assicurano gli organizzatori - a trovare le chiavi di lettura per un'emergenza che riguarda tutta Italia.
Perché Firenze. La scelta della città non è casuale: a settembre il sindaco, Dario Nardella, è stato il primo in Italia a firmare un’ordinanza urgente per sanzionare chi chiede o accetta prestazioni sessuali e per tutelare le persone che sono o possono essere oggetto di sfruttamento. Un provvedimento reso possibile grazie al decreto Minniti, convertito in legge nell’aprile 2017, che per la prima volta ha consentito ai sindaci di emanare ordinanze contro coloro che ottengono prestazioni sessuali a pagamento. “Firenze – commenta Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII - è stata un esempio nella gestione del fenomeno prostitutivo. Non si tratta di degrado urbano, ma di degrado umano. Le donne che si prostituiscono sono vittime di tratta che attendono di essere liberate». L’ordinanza ha avuto effetti molto positivi, riducendo sensibilmente la prostituzione nelle aree comunali ma è scaduta, come sua natura, dopo sei mesi.
L'ospite speciale. Il 3 maggio arriverà a Firenze Rachel Moran, attivista e scrittrice irlandese, portavoce della campagna che in Irlanda ha ottenuto l’adozione di una legge che punisce il cliente in quanto corresponsabile di un mercato disumano. La Moran ha vissuto in prima persona, per sette anni, questa terribile condizione di sfruttamento e l’ha raccontata nel libro “Stupro a pagamento”. Con lei, in questa terza edizione dell’evento, ci saranno (nell’auditorium di sant’Apollonia, alle 10), il Procuratore Capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, l’assessore regionale alle politiche sociali, Stefania Saccardi, l’assessore della sicurezza urbana del Comune di Firenze, Federico Gianassi, il giornalista Silvestro Montanaro, autore di inchieste e denunce sulla tratta, don Fabio Marella della Caritas, e Giorgio Malaspina, della Comunità Papa Giovanni XXIII, coordinatore della Campagna “Questo è il mio corpo”. La partenza della corsa, organizzata in collaborazione con un cartello di associazioni e con il patrocinio del Comune di Firenze, della Regione Toscana e dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, è prevista alle 18 di venerdì 4 a Firenze, in Piazza Dalmazia, mentre l’arrivo sarà nel pomeriggio di sabato 5 a Viareggio, in Piazza Mazzini.