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IL caso - Wimbledon: Serena, Lewis Carroll e i diritti delle mamme | Sport

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Serena Williams

Wimbledon, da sempre il più abile degli Slam ad adattarsi a proprio vantaggio ai tempi senza smarrire il senso della tradizione, quest’anno varerà alcune novità minori, in attesa di una nuova grande ristrutturazione che prenderà corpo dal 2019. Ma non ha ancora deciso cosa fare del caso più scottante: quello che riguarda Serena, Venus e le tenniste al rientro della maternità.

Brevemente, le novità: dal punto di vista regolamentare la variazione più intelligente è quella che assegna metà del montepremi del primo turno a chi si ritira dal torneo dopo le 12 del giovedì prima dell’inizio del torneo, e l’altra metà al ’lucky loser’ ripescato per sostituirlo, mentre chi scenderà in campo solo per intascare tutto il malloppo mai poi ritirarsi durante il match si vedrà sottratta l’intera somma con una multa (insomma, un norma anti furbetti dell’infortunio). Tra un punto e l’altro poi il limite massimo di tempo saranno 25 secondi, non più 20, mentre la fase di riscaldamento scenderà a 5. In aumento, ma questo era scontato, il montepremi complessivo, che arriverà a 35 milioni di sterline (39 milioni di euro), con i vincitori del singolare maschile e femminile che ne intascheranno 2,25 (2,5 milioni di euro).

La parità dei compensi è un traguardo che, con qualche eccezione e in mezzo a mille polemiche, le donne hanno ottenuto da tempo. Il caso di Mamma Serena però ora pone un nuovo problema. Come è noto la ex n.1 è stata a lungo assente per la maternità da quando l’1 settembre scorso ha messo alla luce la sua primogenita Alexis Olympia Ohanian. I tentativi di rientro non sono stati straordinari, oggi è scivolata al n. 449 del mondo. Il ’ranking protetto’ che scatta in caso di infortunio, le permette per un periodo comunque di iscriversi ai tornei, ma non di essere compresa fra le teste di serie come la sua storia sull’erba di Church Road – sette volte campionessa, 86 vittorie e appena 10 sconfitte in vent’anni di torneo – ad esempio suggerirebbe. Wimbledon, unico fra i 4 Slam, proprio per la particolarità della superficie si riserva da sempre la possibilità di correggere a sua discrezione l’elenco delle teste di serie «per mantenere equilibrato il tabellone».

Un fotogramma della serie Hbo “Being Serena”

Una scelta compiuta varie volte, sia fra i maschi sia fra le donne; ad esempio nel 2011 quando proprio Serena, allora n.26 del mondo, fu piazzata testa di serie numero 7, o nel 2004 fu la numero 1 nonostante in classifica fosse numero 10 del mondo. Il problema è che inserendo stavolta l’americana fra le prime 32 del mondo – ed evitare così che ad esempio una delle 4 più forti se la trovi davanti già al primo turno (il seeding, ricordiamolo, fu inventato a fine ’800 da Lewis Carroll, grande matematico inglese e autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, per evitare che il caso facesse incontrare tutti i migliori nei primi turni) – si farebbe un ’ingiustizia nei confronti di chi fra le prime 32 giocatrici del mondo un posto se l’è conquistato a suon di risultati nell’ultimo anno.

Che fare, allora? Rischiare un tabellone squilibrato o garantire i diritti di tutti? Sempre che Serena, vincendo a Roma o al Roland Garros, non tolga le castagne dal fuoco rientrando da sola fra le prime 32, visto che la lista dovrà essere pubblicata il 26 giugno. «E’ poco probabile che chi è fuori dai primi 32 riceva una testa di serie», si era lasciato scappare alla BBC qualche settimana fa Richard Lewis, direttore esecutivo dell’All England Club; ma il suo è solo un parere e ora bisognerà attendere le decisioni del famoso “Committee”.

Il problema di Serena rischia però di diventare un nuovo caso da cavalcare per chi considera il tennis, e lo sport in generale, un paese ancora poco rispettoso delle pari opportunità e dei diritti delle donne. Nella fattispecie delle tenniste che, sempre in maggior numero, decidono di rientrare alle gare dopo aver avuto uno o anche più figli.«Non è necessario aspettare di ritirarsi prima di diventare madre», sostiene proprio la stessa Serena. «Se vuoi avere un figlio, e poi prenderti qualche mese o anche un anno di pausa prima di tornare a giocare, non dovresti essere penalizzata. La gravidanza non è un infortunio».

Wimbledon, a voi la parola (e la patata bollente).

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