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Con Cate Blanchett presidentessa e Bardem-Cruz sul tappeto rosso, al via Cannes 2018 - Cannes 2018 - Spettacoli

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Argomenti:
Cannes 2018
Cinema
croisette
Protagonisti:
Cate Blanchett
penelope cruz
Javier Bardem

Il festival del cambiamento, come lo ha voluto il suo direttore Thierry Fremaux, è al via. Questa sera si inaugura il nuovo corso con le proiezioni per gli addetti ai lavori in contemporanea alla serata di gala "per conservare la magia del cinema", secondo Fremaux, dalla critica mordi e fuggi e dalle stroncature su Twitter.

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Si parte con il film di un grande autore, il premio Oscar iraniano Asghar Farhadi, e il suo thriller di psicologia e sentimentiTodos lo saben, o Everybody knows ('Tutti lo sanno') nel titolo internazionale. Il regista di Una separazione e Il cliente questa volta lascia il paese d'origine e trasporta il suo stile unico in Spagna, scegliendo come protagonisti Javier Bardem e Penelope Cruz. Quando Laura (Cruz) torna, insieme alle figlie, nella cittadina dove è nata per il matrimonio della sorella, un paese di campagna circondato da vigneti, rivede un'antica fiamma, Paco (Bardem); un avvenimento drammatico fa riaffiorare un misterioso passato e metterà in crisi il suo rapporto con il marito (Ricardo Darin) arrivato dall'Argentina.

Sul tappeto rosso sfila quindi il cast del film spagnolo, 14 anni dopo La mala educacion, e tutta la giuria capitanata dalla presidentessa australiana. Due Oscar (per la Katharine Hepburn di Aviator e il suo ruolo in Blue Jasmine di Woody Allen), una settantina di titoli da attrice, la Sydney Theatre Company che ha co-diretto per anni insieme al marito sceneggiatore, quattro figli tra i 3 e 16 anni e un debutto alla regia imminente (doveva essere per un film ma probabilmente sarà invece per una serie tv australiana), Cate Blanchett non è certo la prima donna presidente di giuria a Cannes.

In passato ci sono state altre undici tra attrici e registe da quella prima volta - era il 1965 - con Olivia De Havilland, indimenticabile Melania di Via col vento, e una doppietta addirittura per la veterana Jeanne Moreau. Ma certo dodici volte non sono molte in 70 anni di storia del Festival, negli anni più recenti ci sono state: Catherine Deneuve (1994), Isabelle Huppert (2009), Jane Campion (2014). Eppure Cate Blanchett presidente della giuria che assegna la Palma d'Oro nel 2018 ha tutto un altro significato: tra le fondatrici del movimento #MeToo, paladina dei diritti delle donne, in prima linea alla Women's March, pochi giorni prima di sbarcare sulla Croisette ha fatto sapere, tramite Variety, che anche con lei Harvey Weinstein è stato se non altro inopportuno facendole pesare il suo rifiuto e ricordandole sempre "che non erano amici".

Anche a Cannes ribadisce il suo coinvolgimento nella battaglia per eliminare il gap tra uomo e donna e non solo: "Perché avvengano dei cambiamenti profondi occorre che si facciano determinate azioni - ha detto Blanchett rispondendo su come i movimenti #MeToo e Time's Up possano influenzare il panorama cinematografico - rivolgendoci al divario che riguarda il genere ma anche la razza e l'equità di pagamento e nel modo in cui noi facciamo il nostro lavoro". Sulla presenza più o meno forte delle donne registe nella selezione di quest'anno (sono tre in concorso: la libanese Nadine Labaki, la francese Eva Husson e l'italiana Alice Rohrwacher) l'attrice australiana dice: "Non credo che la questione femminile abbia avuto un impatto su questa selezione, ci sono diverse donne in concorso e non certo perché sono donne bensì per la qualità del loro lavoro. Le considereremo filmmaker e basta e così deve essere. Se poi mi si chiede se vorrei più donne in competizione vi dico certamente di sì e penso che in futuro ce ne saranno di più. Almeno, lo spero".

Se quindi 'Madame le President' non è un inedito, e neppure lo è una giuria dove il numero di donne supera quello degli uomini 5 a 4 - le altre sono le attrici Kristen Stewart e Léa Seydoux, la regista Ava DuVernay e la cantante di origine burundese Khadja Nin - questa maggioranza 'rosa' comunque non passa inosservata in questo anno particolarmente attento alle istanze femministe. Tutte e cinque alzano la mano in conferenza quando si chiede chi di loro sfilerà sul tappeto rosso il 16 maggio, in quello che viene considerato una sorta di stati generali dei movimenti scaturiti all'indomani del caso Weinstein. Khadja Nin prende la parola per ricordare "che quel giorno ci saranno anche le attrici nere del cinema francese per testimoniare il razzismo oltre che la misoginia in questa industria. La loro testimonianza è stata raccontata nel libro Noir n'est pas mon metier ('Essere nera non è il mio mestiere') dove si riportano i ritornelli che si sentono ripetere queste donne: "Certo sei intelligente per essere nera" o "peccato che non sei bianca". È un cammino lungo ma parlando e diffondendo queste questioni si può combattere una doppia ingiustizia, Noi saremo là per sostenerle".

In chiusura dell'incontro sta alla regista di Selma e Nelle pieghe del tempo toccare, seppur fugacemente, l'altro tema caldo di quest'edizione: il dibattito tra streaming e sala e l'esclusione di Netflix dal concorso. "È così importante essere inclusivi nei diversi modi in cui noi partecipiamo alla fruizione di un'opera cinematografica, sia che avvenga in una sala o altrove. Si tratta sempre di cinema".

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