Caso Weinstein, il produttore si consegna alla polizia: Accusa di stupro
Uno dei più grandi scandali di Hollywood inizia il 5 ottobre 2017: un articolo del New York Times porta alla luce una serie di rivelazioni su una delle figure di maggior spicco del cinema americano, il produttore Harvey Weinstein. L'uomo è accusato di aver abusato di decine di donne, alcune delle quali note attrici. A distanza di pochi giorni arriva la rivista New Yorker a rincarare la dose: i comportamenti del fondatore della Miramax vanno avanti da almeno due decenni, tutti lo sanno nel mondo dorato di Hollywood, ma nessuno ha mai denunciato nulla. Sono gossip, voci di corridoio, racconti fatti a mezza bocca. Nulla di concreto, però. Inutili le inchieste dei quotidiani, che hanno sempre sbattuto contro un muro di gomma.L'ex produttore e capo della Miramax Harvey Weinstein si è consegnato alla polizia di New York. Weinstein dovrà rispondere di stupro e altri reati sessuali, nell'ambito della prima inchiesta contro di lui giunta al rinvio a giudizio, sulla base delle accuse - le prime di una lunga serie - avanzate dall'attrice Lucia Evans, che ha denunciato di essere stata aggredita dal produttore nel 2004, e da un'altra donna che non ha mai reso pubblico il suo casoAsia Argento è tra le prime a far cadere il velo d'ipocrisia. Racconta la sua esperienza , avvenuta 20 anni prima, e perché ha atteso così tanto tempo: «Non ho parlato finora perché temevo che Weinstein mi avrebbe schiacciata». Ragione per cui molte altre donne, da Angelina Jolie a Salma Hayek, hanno atteso che qualcuno spezzasse finalmente il “sortilegio” prima di denunciare. Le polemiche divampano: da un lato chi plaude al coraggio di queste donne, dall'altro chi le accusa di aver taciuto non tanto per paura, ma per convenienza, perché ricevere certe attenzioni può aiutare a fare carriera.Fatto sta che Winstein rimane al centro dell'attenzione per molte settimane: ben 80 donne raccontano le loro tremende esperienze con il produttore. Nel frattempo l'azienda che ha fondato lo licenzia, viene lasciato dalla moglie, la fashion designer Georgina Chapman, e finisce per qualche settimana al The Meadows Rehab in Arizona, centro di riabilitazione specializzato per persone affette da dipendenze da sesso.
Il caso del più celebre produttore di Hollywood fa saltare il tappo dei silenzi e lascia spazio alla denuncia. Nasce, o meglio prende forza, il movimento Me Too: fondato nel 2006 da Tarana Burke, un'attivista del Bronx per i diritti delle donne, diventa famoso in tutto il mondo quando l'attrice Alyssa Milano invita a denunciare le loro storie usando l'hashtag #MeToo sui social network.
Si moltiplicano le rivelazioni, che iniziano a toccare altri potenti del cinema, dello spettacolo, ma anche del giornalismo, della politica e della finanza. A fine ottobre 2017 Kevin Spacey vede stroncata la propria carriera per una denuncia fatta dall'attore Anthony Rapp: nel 1986, il protagonista di “House of Cards” avrebbe molestato Rapp, allora quattordicenne, a una festa. Spacey si difende, scrive una lettera pubblicata sui suoi profili social in cui ammette di non ricordare quanto avvenuto più di 30 anni fa, si scusa e dichiara apertamente la propria omosessualità. Per qualcuno un tentativo grottesco di distogliere l'attenzione dal problema reale. In ogni caso, questo secondo vaso di Pandora personale fa esplodere nuove polemiche e nuove denunce: Spacey si sarebbe comportato così in varie circostanze, approfittando delle sua posizione di potere nel periodo in cui era il direttore dell'Old Vic Theatre di Londra.
I nomi famosi che vengono tirati in ballo tra la fine del 2017 e l'inizio di quest'anno sono tanti: Dustin Hoffman, Woody Allen, James Franco, Ben Affleck, il regista e produttore Brett Ratner, il senatore del Congresso americano Al Franken, il comico Louis C.K. A oggi sono oltre 200 le persone denunciate.MeToo, insieme a un altro movimento, Time's Up, raccoglie consensi e fondi per aiutare le vittime di violenza. Ma soprattutto avvia una battaglia culturale: la cerimonia degli ultimi Golden Globe è caratterizzata dal nero, il colore indossato da gran parte delle attrici che sfilano sul red carpet per dimostrare la loro adesione al movimento. Panel e dibattiti vengono tenuti a margine del Festival del cinema di Berlino e al Sundance Festival, la rassegna di film indipendenti creata da Robert Redford. La rivista Time celebra le “silence breakers”, coloro che hanno rotto il silenzio, come persone dell'anno.Una levata di scudi che negli ultimi tempi ha lambito una delle accademie più prestigiose al mondo, quella di Svezia, nota per l'assegnazione del premio Nobel per la Letteratura. Quest'anno l'onorificenza non verrà attribuita a nessuno, tutto rimandato al 2019. Uno scandalo, infatti, aleggia su Stoccolma: il marito di una delle giurate dell'Accademia, il fotografo francese Jean-Claude Arnault, è accusato di aver molestato 18 donne. Tra le altre cose, nel 2006 Arnault avrebbe tentato di palpeggiare la principessa Vittoria, erede al trono di Svezia, proprio durante un evento organizzato dall'Accademia. Un'accusa enorme, unita a quella di finanziamenti poco chiari da parte dell'istituzione al Forum, circolo culturale e galleria d'arte del fotografo, dove sarebbero avvenute la maggior parte delle molestie. Tutto insabbiato nel corso degli anni ed emerso all'improvviso, proprio come avvenuto per Weinstein.
Eppure le critiche al movimento non mancano. La giornalista e attivista Masha Gessen ha scritto sul New Yorker che buttare tutti i casi di cattiva condotta sessuale dentro lo stesso calderone sta portando #MeToo a cancellare «i confini tra stupro, costrizione sessuale non violenta e cattivo sesso da ubriachi. L’effetto è di criminalizzare il sesso cattivo e banalizzare lo stupro». La scrittrice Margaret Atwood, autrice del romanzo “The Handmaid's Tale” ha criticato alcune derive del movimento e in Francia ha fatto scalpore la lettera firmata da 100 donne, tra le quali Catherine Deneueve, in «difesa della libertà di importunare, indispensabile per la libertà sessuale».
Intanto, negli ultimi giorni è toccato a Morgan Freeman finire sotto i riflettori. La Cnn riporta la testimonianza di un'assistente di produzione che durante le riprese di “Insospettabili sospetti” avrebbe ricevuto attenzioni sgradite da parte di Freeman: «Tentò di alzarmi la gonna domandandomi che tipo di biancheria intima indossassi e se io mi allontanavo, lui ci provava di nuovo».