Al Partito democratico mancano delle donne leader
Non ho la pretesa (e nemmeno l’aspirazione) di essere una politologa, quindi quello che scriverò voglio sia considerato come le domande di quella «base rosa» (che orrore questa definizione!) cui spesso in campagna elettorale ci si rivolge con ardore, promettendo miracoli. Io sono parte di quella elettrici ormai senza casa politica e in una profonda crisi di rappresentanza. Una base che vive col dilemma di non poter proprio votare, ma che poi cede per senso civico (anche se è vero che nell’ultima tornata più di una di noi si è unita, agli oltre 13 milioni e mezzo di non votanti).
A noi, base smarrita di sinistra di genere femminile, questa coalizione al Governo fa paura, inutile negarlo. Troppe le frasi che nel contratto richiamano a una visione vecchia e molto poco vicina ai valori del femminismo. Ugualmente poco rassicurante il discorso del premier Conte: le sue tre righe sulle donne sono sembrate un esercizio di retorica, nemmeno troppo studiato.
Confesso però di aver sperato almeno in un rigurgito di buon senso, di moderazione. Chissà, mi sono detta, magari ci stupiscono. E invece la vicenda dell’Acquarius mi ha gettato definitivamente nello sconforto. Dopo il risveglio da incubo con i presupposti di un Governo spostato a destra delle destre, si è passati ai fatti. Oltre 600 persone per un giorno e mezzo ostaggio di una promessa elettorale fatta alla pancia di cittadini molto poco informati, ma anche molto decisi a proteggere i propri confini dall’invasione dei disperati. Altro che politica moderata...
A giudicare dalle reazioni, il popolo gialloverde sembra essere anche soddisfatto. Crede persino che il si della Spagna ad accogliere la nave sia una vittoria.
L’Italia xenofoba che ha paura delle sfide della modernità, un Paese che strizza l’occhio all’Ungheria e al cattolicesimo integralista, una Nazione che si permette ministri con posizioni contrarie ai diritti delle persone LGBTIQA, sembra proprio avere il suo Governo ideale.
Dinanzi a questo scenario, già da settimane mi aspettavo che il Pd proponesse qualcosa di coraggioso e nuovo. E lo proponesse proprio con le donne. Qualcosa in «discontinuità», come direbbero quelli bravi. Se infatti un’idea unitaria (soluzione ammazzapoltrone) risultava troppo difficile, almeno una «auto rivoluzione», che partisse da figure femminili e parlasse proprio al 52% del Paese io me l’aspettavo. E invece niente. Zero. Non si muove una foglia. Nemmeno le oltre 100 donne Pd della protesta #TowandaDem hanno smosso nulla.
Nei bar la voce diffusa è «tanto comanda ancora lui (Renzi, ndr)». E a testimoniarlo non c’è solo quello che accade (cioè niente), ma anche i post e tweet in cui il segretario del Partito Democratico parla come se fosse già in campagna elettorale, invece che all’opposizione. E le donne? Invisibili, nonostante alcune di loro siano sui social network seguitissime. Nel progetto di un nuovo Pd e di una nuova sinistra unita «le leader» non sembrano nemmeno lontanamente possibili.
Io sarò anche un’ingenua, ma mi chiedo ancora cosa stiano aspettando. Possibile che non vi accorgiate di quanta ricchezza e novità potrebbe portare una leader che sia portatrice dei valori delle donne e del femminismo (non le ancelle di corte, per capirci...).
Quanto vantaggio la sinistra italiana vuol concedere al populismo di Di Maio e Salvini, prima di capire che una donna autorevole potrebbe mettere in crisi la maggioranza machista ed ipermascolinizzata che si è insediata? Cari amici capi del Pd, io non vorrei darvi troppa fretta, per carità, ma più rimandate più è evidente che non solo non volete ammettere i vostri errori, ma che l’elettorato femminile proprio non vi interessa. E questo non vi aiuterà né a riconoquistare quei voti e nemmeno a tornare alla guida di questo Paese.