I giardini della Corte d’Assise intitolati alla prima donna avvocato d'Italia - Città
Dedicato a Lidia Poët, prima donna iscritta all’albo avvocati d’Italia, l’area verde davanti alla Corte d’Assise. L’intitolazione, proposta dal Comitato Pari opportunità del consiglio dell’Ordine degli avvocati, è avvenuta ieri con il sindaco Federico Sboarina, l’assessore ai Servizi demografici Daniele Polato, il presidente del Tribunale di Verona Antonella Magaraggia, il presidente dell’Ordine degli avvocati Alessandro Rigoli e il presidente del Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati Gessica Todeschi. Lo rende noto il Comune di Verona in una nota.
«Non c’è futuro senza un passato che ci ricordi i traguardi raggiunti e le sfide che dobbiamo ancora affrontare per la definizione di una società più giusta e rispettosa di tutti», ha sottolineato Sboarina nella nta, «Tanti traguardi raggiunti negli ultimi decenni sono il frutto di determinate volontà personali che, nel tentativo di veder riconosciuti diritti umani, sociali e professionali negati, si sono strenuamente battuti per la modifica del sistema. Grandi cose, fondamento della crescita della nostra società, sono il frutto del desiderio di cambiamento di donne e di uomini straordinari che non hanno mai smesso di provare a mutare nel bene il percorso della nostra storia».
LA BIOGRAFIA. Come si legge nella pagina che le è dedicata su Wikipedia, Poët nacque nel 1855 a Traverse, frazione del comune di Perrero (Torino), Lidia si trasferì giovanissima a Pinerolo (Torino) dal fratello Enrico, avvocato. Dopo il diploma di maestra, nel 1878 si iscrisse alla facoltà di Legge dell’Università di Torino dove si laureò nel 1881 con il massimo dei voti, con una tesi sulla condizione femminile in Italia e sul diritto di voto per le donne. Svolse la pratica legale, superò al primo tentativo l’esame di procuratore legale e chiese l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati di Torino, suscitando scalpore nel mondo giuridico. Tuttavia l’Ordine ritenne di approvare la richiesta in quanto l’iscrizione richiedeva come requisiti la laurea, lo svolgimento della pratica e il superamento dell’esame e non vi era alcuna norma che impedisse delle donne. Il 9 agosto 1883, Lidia Poët divenne la prima donna avvocato regolarmente iscritta all’Albo professionale. Il Procuratore Generale, non condividendo la decisione, segnalò l’anomalia alla Corte D’Appello di Torino, contro la quale Lidia replicò portando esempi di donne avvocato in altri Paesi. Nonostante la difesa tecnica dell’avvocato Poët, la Corte d’Appello annullò l’iscrizione l’11 novembre 1883. Lidia Poët non poté esercitare a pieno titolo la professione. Collaborò con il fratello Enrico e divenne attiva soprattutto nella difesa dei diritti dei minorenni, degli emarginati e delle donne. Sostenne la causa del suffragio femminile. Al termine della Prima Guerra Mondiale la legge numero 1179 del 17 luglio 1919, nota come legge Sacchi, abolì l’autorizzazione maritale e consentì alle donne di entrare nei pubblici uffici, tranne che in magistratura, in politica e in tutti i ruoli militari. Lidia Poët nel 1920, a 65 anni, poté iscriversi all’Albo, divenendo ufficialmente avvocato. Nel 1922 divenne la Presidente del Comitato pro voto donne. Nel 1946 riuscì ad esercitare il diritto al voto alle prime elezioni a suffragio universale. Morì il 25 febbraio 1949 a 94 anni a Diano Marina (Impreria).