Kering Foundation Awards 2018: 7 start up contro la violenza sulle donne
Si è tenuta, a Parigi, la cerimonia di premiazione dei Kering Foundation Awards 2018 presieduta da François Henri-Pinault, presidente e CEO del gruppo Kering e presidente della Fondazione Kering, durante la quale sono stati presentati i sette imprenditori sociali che, con le loro idee innovative, vogliono porre fine alla violenza sulle donne che colpisce 1 donna su 3..
Sono 7 i fautori di cambiamento a cui è andato il premio. Provengono da 3 continenti e sono stati selezionati da parte di giurie regionali composte da professionisti del settore. Si tratta di sette start-up tecnologiche che aiutano le donne a fuggire da situazioni di abuso in Cina e nel Regno unito, o le supportano nel loro percorso di guarigione dal trauma provocato dalla denuncia della violenza sessuale; che offrono loro servizi di formazione nei settori della sartoria italiana e della floricoltura francese come strumento di occupazione per le richiedenti asilo; o, ancora, che predispongono programmi di allenamento come strumento di riabilitazione per le rifugiate. Al cuore di ciascun progetto, ci sono soluzioni pensate per rispondere a diverse esigenze. E, per la prima volta, la fondazione conferisce un riconoscimento a un programma mirato alla promozione di una sana cultura maschile.
Oltre a ricevere un contributo finanziario, variabile da €5.000 a €10.000, e beneficiare di un periodo di mentorship di due anni gestito da esperti Kering, i sette progetti vincitori del premio potranno avvalersi di un programma di incubazione sociale di sei mesi con un esperto di innovazione sociale della loro regione.
More
“Mentre l’impegno antesignano della Fondazione varca il suo secondo decennio di esistenza, noi continuiamo a credere nell’importanza del ruolo dell’imprenditoria sociale, promossa da innovatori sociali con modelli economici sostenibili e incentrati sulle vittime. Attraverso il nostro sostegno, che si traduce nella mentorship, nell’incubazione e nei fondi stanziati per i porgetti, possiamo ottimizzarne il potenziale per ottenere un vero cambiamento di lunga durata’. François Henri-Pinault, presidente e CEO di Kering e presidente della Fondazione Kering
QUESTI I VINCITORI DEI KERING FOUNDATION AWARDS 2018
Li Ying, Centro per lo Sviluppo di Genere Yuanzhong, Pechino, CinaLi Ying, una dei principali avvocati per i diritti delle donne, fornisce l’accesso on- e off-line a un training destinato a 1000 donne all’anno per affrancarle dalla violenza domestica che interessa circa 1 terzo delle famiglie cinesi, secondo una ricerca condotta da All China Women’s Federation nel 2012*.
Jessica Ladd, Callisto, USACon la piattaforma protetta di Callisto e il sistema di identificazione senza precedenti, che permette individuare i perpetratori seriali, le vittime hanno una probabilità 5 volte maggiore di denunciare la violenza subita e di farlo in tempi 3 volte più brevi rispetto alla media nazionale.
Hera Hussain, fondatrice di Chayn , Regno UnitoChayn migliora l’accessibilità alle informazioni e sostiene la sicurezza delle ricerche delle vittime di violenza domestica (in particolare le giovani generazioni e le immigrate) , attraverso risorse online realizzate in crouwdsourcing e da professionisti. Nel Regno Unito, 200.000 donne hanno consultato le risorse di Chayn dal 2013, anno della sua fondazione.
Marie Reverchon, du Pain & des Roses, FranciaDall’avvio del suo programma pilota, nel 2017, 59 donne richiedenti asilo hanno partecipato ai workshop di formazione professionale di du Pain & des Roses, un rifugio sicuro per apprendere l’arte e l’imprenditoria della floricultura
Mauro Antonio Vargas Urías, GENDES, MessicoCon questo progetto originale, costituito da sessioni di gruppo e servizi di sostegno la Fondazione Kering premia, per la prima volta, un’impresa sociale volta a lavorare sul concetto di mascolinità.
Virginie Goethals, RUN (Rebuild, Unite and Nurture) , Hong Kong, CinaRUN ha l’obiettivo di riabilitare, attraverso lo sport e l’istruzione, i rifugiati e i richiedenti asilo. Il 64% dei partecipanti, rifugiati e richiedenti asilo, percepisce un incremento dell’autostima dopo la partecipazione ai programmi RUN.
Barbara Spezini, ColoriVivi , ItaliaPer acquisire l’autosufficienza attraverso la moda, l’imprenditrice sociale Barbara Spezini, di Colori Vivi, ha puntato su un laboratorio sartoriale Made in Italy: donne rifugiate, guidate da sarti e disegnatori su base volontaria, che hanno assimilato i principi del disegno stilistico per imparare a integrarsi in un nuovo ambiente lavorativo.
Testo di Caterina Occhio