Donne e consultori dopo 40 anni di lotte, se ne parla a Genova | Liguria | Genova
Il dibattito a Genovadel 4 luglio sull’aborto farmacologico e sui consultori con il ginecologo Salvatore Garzarelli e diverse associazioni locali
Genova - Dopo le pratiche di autocoscienza che hanno segnato le conquiste delle donne nel Sessantotto l'altra pietra miliare è stata la Legge 194 del maggio di 40 anni fa, meglio nota come la “norma della libertà di scelta”.
Cosa può cambiare oggi? Se ne è discusso ai Giardini Luzzati nella serata del 4 luglio con il comitato locale DiEM25 al dibattito intitolato «Scelte di valore e dignità della persona: un percorso attraverso la Legge 194, consultori e diritti delle donne». Relatori e partecipanti attivi Gianni Pastorino, consigliere regionale di Rete a Sinistra, Salvatore Garzarelli, membro di DiEM25 di professione ginecologo, ex primario dell’ospedale San Paolo di Savona, Simona Pittaluga di Non Una di Meno, Caterina Scannapieco di Obiezione Respinta, Urszula Kuczynska di Razem.
Si sono intrecciate così storie di notti di guardia, slogan di battaglie portate avanti con forza dalla passata generazione e le voci di chi queste lotte non le ha mai combattute. Si è ricordato il 1978, l'anno del rapimento Moro oltre che dell'aborto. Si è parlato dei medici che non aderiscono, degli interventi, della disperazione di chi non poteva diventar madre, anche delle ipocrisie più o meno consapevoli.
Parola d'ordine partecipazione: come sottolineano diverse associate del DiEM25 «Per costruire qualcosa tutti insieme servono atteggiamenti inclusivi che la società sembra dimenticare. Niente appendici, ma una reale spinta aggregativa che impatti sul patrimonio sociale e culturale per non vanificare gli sforzi delle passate generazioni. Occorre poi uno sguardo sovranazionale, ricordiamo che il welfare è all'avanguardia in Europa, non negli USA». Divesi i temi caldi, su tutti «Continuare a garantire un diritto dovrebbe essere indiscutibile -spiega Simona Pittaluga di Non Una di Meno - la salute della donna è un diritto. Eppure oggi viene continuamente posta in discussione nell'indifferenza generale con cartelloni e volantinaggi antiaborto».
L'idea è quella di integrare e migliorare: «La legge 194 ha permesso di ridurre tutta una serie di rischi per le donne connesse all'aborto clandestino -spiega il ginecologo Salvatore Garzarelli - basti pensare come prima della normativa dovessi risolvere fino a 13 casi al giorno legati alle complicanze tra cui setticemia, peritonite, compromissione della fertilità della paziente. Un mese dopo l'entrata in vigore della 194 non avevamo più ricoveri d'urgenza notturni a Villa Scassi».
Quello che chiedono oggi relatori e partecipanti al convegno è un adeguamento della normativa alla moderna medicina meno traumatica e meno invasiva con la possibilità di un uso più liberale della pillola abortiva Ru486 come in altri Paesi d'Europa e il rafforzamento dei consultori, riportandoli alla loro funzione originaria di protezione della donna.
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