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Soffrire in silenzio: le donne Rohingya con i loro bambini, figli degli stupri di massa - Photogallery

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Il reportage fotografico di Associated Press racconta una storia di orrore. Guterres: "Atrocità inimmaginabili." E sulle vittime anche il marchio di infamia della loro stessa comunità.

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05 luglio 2018

Sono passati più di 10 mesi da quando le forze di sicurezza di Myanmar hanno attaccato i villaggi del Rakhine, lo stato settentrionale di Myanmar  a maggioranza musulmana. Una operazione di "pulizia etnica" che ha costretto alla fuga verso il bangladesh migliaia di Rohingya e che è stata caratterizzata da brutalità di ogni genere.

Una violenza stigmatizzata recentemente anche dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres che lunedì scorso ha visitato i campi profughi del Bangladesh che ha detto di aver udito, "racconti di atrocità inimmaginabili" e ha chiesto senza mezzi termini che il Myanmar sia ritenuto responsabile di questi crimini pur aggiungendo che si debba "raggiungere un accordo con il governo del Myanmar per iniziare a spianare la strada affinché vengano riconosciuti i diritti di queste persone." "Un incubo per i diritti umani e umanitari”, così Guterres ha descritto la situazione dei profughi fuggiti dal Myanmar per evitare le violenze di dell’esercito, gli omicidi, le torture e gli stupri di massa contro le donne: "Una delle storie più tragiche di violazione sistematica dei diritti umani."

Stupri di massa, una "tecnica" di guerra che l'Europa ha conosciuto in tempi relativamente recenti in occasione della guerra nella ex Jugoslavia con le operazioni di pulizia etnica compiute dalle squadre di miliziani serbi. La storia si è ripetuta contro le donne Rohingya e ora, i bambini concepiti da quelle aggressioni sono nati. Per molte delle loro madri, che hanno raccontato la loro storia ai reporter dell'Associated Press, quelle nascite sono state segnate dalla paura - non solo perché i neonati ricordano loro gli orrori a cui sono sopravvissute, ma perché nella loro stessa comunità lo stupro rimane un marchio d'infamia anche per la vittima.

Alcune hanno interrotto la gravidanza grazie alle pillole abortive distribuite nei campi profughi in Bangladesh. Altre hanno partorito bambini che non riescono ad amare; altre ancora si sono arrovellate con l'idea di dar via il proprio figlio. Una delle donne intervistate era così preoccupata che i suoi vicini scoprissero la gravidanza che ha sofferto silenziosamente rimanendo nascosta nel suo rifugio durante il travaglio, tappandosi la bocca con una sciarpa per ingoiare le urla di dolore.

In questa galleria fotografica i loro volti velati e le loro storie.

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