La terribile vicenda della donna e del bimbo trovati morti secondo l'Ong
Martedì 17 luglio 2018 - 20:36
Proactiva Open Arms accusa la Libia (e Salvini). "Andremo al Trib. Int. dei diritti umani"
Roma, 17 lug. (askanews) – Durante la mattinata del 17 luglio, gli equipaggi delle navi Open Arms e Astral hanno localizzato a 80 miglia dalle coste libiche un’imbarcazione abbandonata di una decina di metri completamente distrutta. Tra i resti della barca sono stati ritrovati il cadavere di una donna e di un bambino di pochi anni. Come si legge in un comunicato della Ong Proactiva Open Arms, contemporaneamente un’altra donna è stata tratta in salvo. In stato di shock e ipotermia grave, ma ancora viva, si trova ora a bordo dell’Open Arms e le sue condizioni sono state stabilizzate grazie alle cure prestate dallo staff medico dell’ong, specializzato in tecniche di primo soccorso in mare.
Ieri l’imbarcazione Open Arms, durante la sua traversata verso la zona di soccorso, è stata testimone di alcune conversazioni via radio tra la motovedetta libica 648 chiamata RAS-AL JADAR e la nave mercantile TRIADES. Il mercantile sollecitava i libici a raggiungere, il più in fretta possibile, un’imbarcazione in pericolo verso la quale si stava dirigendo. Qualche ora più tardi, dopo aver richiesto insistentemente la presenza della suddetta motovedetta, il mercantile abbandonava i naufraghi dopo aver dato comunicazione della loro posizione. Dopo un’intensa traversata di 6 ore fno alla zona indicata, siamo riusciti a localizzarli e abbiamo potuto constatare che, a seguito della segnalazione, una motovedetta libica aveva in efetti recuperato i naufraghi per riportarli in Libia, non prima tuttavia di aver distrutto la barca su cui avevano viaggiato per due giorni e due notti e aver abbandonato 3 persone al loro destino in alto mare, fatto grave che porteremo di fronte al Tribunale Internazionale dei Diritti Umani.
Oscar Camps, direttore e fondatore della ONG, a bordo della Open Arms e testimone dell’accaduto, dichiara: “La guardia costiera libica ha annunciato di aver intercettato una barca con 158 persone a bordo e di aver prestato loro assistenza medica e umanitaria. Quello che non ha dichiarato è di aver abbandonato due donne e un bambino a bordo dell’imbarcazione perché rifutavano di salire sulla motovedetta. Questa mattina, quando siamo arrivati, ci siamo accorti che una delle due donne era ancora viva, mentre non c’era più nulla da fare per l’altra donna e il bambino, deceduti a quanto pare, poche ore prima del nostro arrivo. Per quanto ancora dovremo combattere con assassini assoldati dal governo italiano per uccidere e torturare le persone che tentano di attraversare il Mediterraneo? Di questo crimine è responsabile la politica di Matteo Salvini”.
Quello che abbiamo vissuto oggi, così come il tragico aumento delle morti in mare degli ultimi mesi, è senza dubbio la conseguenza diretta della guerra dichiarata alle ONG che si occupano di soccorso in mare nel Mediterraneo, che ha come obiettivo chiaro quello di legittimare le milizie libiche fnanziate e addestrate dall’Italia e dalla UE per frenare l’arrivo delle persone che tentano di fuggire in Europa. Una guerra che nega la difesa dei diritti più elementari delle persone scampate all’inferno della Libia, paese senza un governo stabile e nel quale si perseguita, si incarcera, si ricatta, si stupra, si schiavizza e si uccide con assoluta impunità.
POA è un’organizzazione non governativa che sovrintende ai diritti umani in mare, ha iniziato i suoi lavori di salvataggio a Lesbo (Grecia) nel settembre 2015, dove ha salvato migliaia di persone nel Mar Egeo. Nell’estate 2016 ha ampliato la sua missione nel Mediterraneo centrale, dove ha salvato 15.000 vite a bordo della barca a vela Astral in 4 mesi. Da quando è iniziata la missione nel Mediterraneo centrale, sono state salvate 26.500 persone, 5.000 a bordo dell’Open Arms. Tutto grazie alle donazioni della società civile.
red/Mgi/Int2
CONDIVIDI SU: