Non una di meno difende la legge 194 a Verona
Non una di meno, il collettivo italiano che lotta per i diritti delle donne e contro la violenza di genere in tutte le sue forme, ha deciso di mobilitarsi a Verona contro due mozioni destinate a essere discusse dal consiglio comunale giovedì 26 luglio. L'appello, lanciato sulla pagina Facebook del movimento, parla di un «attacco alla legge 194». Le due mozioni che preoccupano il movimento sono la n. 434 «proposta da Alberto Zelger (Lega Nord) e firmata anche dal sindaco Federico Sboarina (Battiti) – volta a dare ampio spazio ad associazioni cattoliche tese a contrastare l’aborto libero e gratuito – e la n. 441 collegata alla precedente mozione e proposta da Anna Grassi, sempre Lega Nord – volta ad avviare un programma di "sepoltura dei bambinimai nati", anche senza il consenso della donna coinvolta». Il collettivo promette quindi di dare battaglia: «Saremo presenti in consiglio comunale, in difesa degli inalienabili diritti di autodeterminazione e riconoscimento per donne, gay, lesbiche e persone trans, per monitorare e denunciare ogni scelta oscurantista affinché l'istituzione pubblica e laica non diventi ostaggio di pericolose derive confessionali. La prima e l'ultima parola spetta alle donne!».
La legge 194 ha compiuto 40 anni nel 2018. Prima del 1978 l'interruzione volontaria di gravidanza in qualsiasi forma era considerata un reato nel nostro Paese. Oggi la norma consente alla donna, nei casi previsti, di abortire in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione. Tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza solo per motivi di natura terapeutica. Il medico ginecologo può esercitare l'obiezione di coscienza. Tuttavia, il personale sanitario non può fare obiezione qualora l'intervento sia «indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo». La donna ha anche il diritto di lasciare il bambino in affido all'ospedale per una successiva adozione e restare anonima. La 194 è stata confermata dagli elettori con una consultazione referendaria il 17 maggio 1981.