Sudafrica, la strage silenziosa delle donne
Ma un giorno che proprio quest’anno ha assunto un significato particolare per la discesa in piazza di migliaia donne, che da tempo sono così decise a lottare contro la “cultura dello stupro” da lanciare una sorta di ultimatum proprio a Ramaphosa: “fai qualcosa, prima che sia troppo tardi per tutti”.
L’ultima goccia, o forse tristemente solo la più recente, è stata la vicenda di Khensani Maseko, una studentessa di 23 anni che dopo aver annunciato le sue intenzioni con un post su Facebook, si è tolta la vita nel giorno del suo compleanno, il 3 agosto scorso. Khensani viveva a Johannesburg, era una ragazza tranquilla che lo scorso maggio aveva subito uno stupro da parte di un compagno di corso della “Rhodes University”. Intenzionata a rivendicare tutti i propri diritti di vittima, aveva denunciato l’accaduto alla direzione del college rivolgendosi anche a “Nkosi-Fassie”, un’organizzazione che si occupa di aiutare gli studenti in difficoltà. “Khensani si è presentata nel mio ufficio per chiedere aiuto: i suoi genitori sono stati immediatamente contattati e quando sono arrivati volevano portarla a casa - ha dichiarato Kerry Perumal, presidente della Nkossi-Fassie - ma la ragazza ha ribadito con forza che sarebbe tornata al college, perché non era lei a doversi vergognare. Nulla nel suo atteggiamento battagliero e orgoglioso poteva far pensare a tendenze suicide”.
La direzione del college ha dichiarato che l’autore dello stupro – di cui non è mai stato rivelato il nome - era stato sospeso immediatamente e che l’intera struttura stava collaborando attivamente da diverso tempo con la polizia sudafricana e la procura nazionale. “La tragica fine di Khensani non fermerà l’indagine”, ha dichiarato Sizwe Mabizela, vicepreside della Rhodes University.
La violenza sulle donne in Sudafrica sta assumendo numeri preoccupanti: secondo le stime pubblicate lo scorso giugno dal servizio statistico nazionale sudafricano, 138 donne su 100.000 sono state stuprate fra il 2016 e l’anno successivo. Una cifra tra le più alte al mondo. A questo si va aggiunto che il tasso di femminicidi è cinque volte superiore ad ogni altro paese al mondo.
La morte di Khensani Maseko ha scatenato l'indignazione pubblica in Sudafrica, dove le donne spesso usano i social media per condividere immagini di donne che sono state uccise dai loro partner. “Agosto è il mese della donna, ma le donne in questo paese non sono felici: non abbiamo nulla da festeggiare. Fin quando le leggi non cambieranno e i colpevoli avranno davvero paura delle conseguenze, donne e bambini continueranno a morire”.
Star Khulu, una ragazza di 28 anni, ha ammesso ai microfoni della CNN che ogni volta che deve uscire di casa cerca di non essere attraente: “Se sulla mia strada incrocio più di due uomini per volta devio percorso: qualche tempo fa un uomo mi ha afferrata per un braccio all’interno di un supermercato per chiedermi il perché non rispondevo ai suoi sorrisi. Provo di tutto, tutti i giorni, perché non voglio essere violentata”.