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La Libia non è un paese per le donne che si occupano di diritti umani – quinta parte

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Donne |

Aggredite, rapite, stuprate, minacciate di morte, definite prostitute e adultere sui social media.

In una sua recente pubblicazione, Amnesty International ha raccolto le storie di alcune blogger, giornaliste e attiviste libiche, usando quando da loro richiesto degli pseudonimi. Dal 5 agosto, ne stiamo raccontando una al giorno.

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“Sarah”, 31 anni, promuove la causa dei diritti umani sui social media. Tempo fa ha dovuto chiudere il suo profilo Facebook a causa degli insulti e delle minacce che le arrivavano quotidianamente.

Dopo aver chiuso il suo profilo, “Sarah” si è rivolta ai proprietari di Facebook invitandoli ad assumere moderatori maggiormente sensibili sul piano culturale e con una migliore conoscenza delle lingua locali arabe e dei dialetti.

Su Twitter, le cose non vanno meglio: minacce di botte e di stupro “per farti vedere cosa sono i diritti delle donne”.

“Quando dichiari che sei una donna che difende i diritti delle donne, questo viene inteso come un invito a fare sesso. Te lo scrivono proprio: per quale altro motivo sennò ti batti per la liberazione della donna?, ha commentato amaramente “Sarah”.

I post precedenti possono essere letti dalla pagina generale del blog “Le persone e la dignità” 

(Nella foto Libiyat, due giovani donne libiche)

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