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La Libia non è un paese per le donne che si occupano di diritti umani – ultima parte

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Donne |

Aggredite, rapite, stuprate, minacciate di morte, definite prostitute e adultere sui social media.

In una sua recente pubblicazione, Amnesty International ha raccolto le storie di alcune blogger, giornaliste e attiviste libiche, usando quando da loro richiesto degli pseudonimi. Dal 5 agosto, ne abbiamo raccontata una al giorno. Ecco l’ultima.

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Zahra Langhi è la fondatrice della Piattaforma delle donne libiche per la pace, un’associazione che promuove la partecipazione delle donne alle decisioni politiche ed economiche sul futuro del paese.

A giudicare dalle numerosissime offese e vere e proprie campagne diffamatorie lanciate nei suoi confronti, la Piattaforma non gode di molto consenso.

Sui social, Zahra viene descritta come una donna “immorale” e “divorziata”, cosa peraltro del tutto falsa. In un’occasione, una sua foto con didascalie offensive è stata condivisa oltre 500 volte.

“Evito che i miei figli vadano su Facebook per leggere cose terribili sulla loro madre. Ma il punto non è solo la mia vicenda privata. Le donne che vogliono impegnarsi nella vita civile sono prese di mira sistematicamente e la violenza nei nostri confronti aumenta ogni giorno”, ha commentato Zahra.

I post precedenti possono essere letti dalla pagina generale del blog “Le persone e la dignità” 

(Nella foto Libiyat, due giovani donne libiche)

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