Yazida incontra il suo carnefice in Germania, la denuncia: «Centinaia di miliziani di Isis scappati in Europa»
Non c’è solo Ashwaq. Sarebbero almeno dieci le yazide che, in Germania, si sono trovate faccia a faccia con i loro carnefici. A denunciarlo con un’inchiesta è stato ieri il Daily Telegraph. Il punto di partenza è la storia, incredibile, che una giovane yazida ha raccontato ai media e di cui abbiamo dato notizia anche sul Corriere. Fuggita dall’Iraq, dopo essere stata venduta a un miliziano di Isis che l’ha stuprata e seviziata per mesi, una volta arrivata vicino a Stoccarda, l’ha incontrato davanti al supermercato sotto casa. Denunciato l’accaduto non è riuscita a far arrestare l’uomo e dunque ha deciso di far ritorno a casa in Iraq.
Secondo gli attivisti yazidi e siriani presenti in Germania quello di Ashwaq non è un caso isolato. Dopo l’assalto a Sinjar nell’agosto del 2014 si stima che almeno 1800 di giovani siano state rapite e seviziate dall’Isis. Una volta riuscite a fuggire o dopo che la famiglia ha pagato il loro riscatto, in 60 mila hanno trovato rifugio in Europa. In Germania decine di loro si trovano proprio nella zona di Stoccarda dove sono stati avviati di programmi di supporto per un valore di 95 milioni di euro. Ma ancora una volta queste giovani rischiano di non sentirsi al sicuro e anzi rivivono i loro incubi peggiori, come confermato al Telegraph dal dottore Jan Kizilhan, psicologo che da anni si occupa di assistere le yazide in Germania. Ma come è potuto succedere che questi criminali abbiano goduto degli stessi diritti delle donne che hanno violentato e torturato? «In Europa sono fuggiti o rientrati almeno 900 membri di Isis», spiega al Corriere Aghiad Al Kheder, originario di Deir Ezzor in Siria, e ora portavoce dell’associazione Sound and Picture che fa base in Germania.
Alcuni di questi uomini, soprattutto dopo il 2015, sono riusciti a scappare in Europa. Alcuni affiliati al gruppo terroristico hanno rubato l’identità ad altri siriani e hanno fatto richiesta di asilo approfittando della politica delle porte aperte di Angela Merkel. Altri ancora sono arrivati illegalmente mentre un terzo gruppo è rappresentato dai returnees, i foreign fighters che hanno combattuto in Siria e poi sono tornati in Germania. Per quest’ultima categoria il governo di Berlino, a differenza di altri Paesi, non prevede la possibilità di revoca della cittadinanza mentre per chi ha avuto asilo è molto difficile la revoca, a meno di reati dimostrabili. Nel caso dei rifugiati iracheni infine, è impossibile il rimpatrio in quanto Bagdad applica la pena di morte.
A far sperare la comunità yazida d’altro canto è il fatto che la Germania, insieme alla Svezia è uno dei pochi Paesi che permette di procedere contro una persona per reati commessi al di fuori della sua giurisdizione. Ed è dunque proprio dalla Germania che molti attivisti yazidi sperano di far partire le denunce nei confronti dei miliziani dell’Isis per portarli un domani di fronte alla Corte dell’Aja e farli processare per il genocidio e i crimini perpetrati nei confronti di questa minoranza.
25 agosto 2018 (modifica il 25 agosto 2018 | 20:37)
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