Bocciata in Italia, l'idea di un servizio militare obbligatorio per tutti, migranti compresi, rispunta in Germania: lo vuole l'erede della Merkel
La stessa idea, sia pure più limitata, era stata lanciata in Italia da Matteo Salvini circa un mese fa, valida solo per i giovani italiani e non per i migranti, con l'obiettivo di educarli al senso dello Stato e avere sempre a disposizione alcune decine di migliaia di uomini e donne disciplinati, pronti alla bisogna in caso di emergenze (terremoti, alluvioni, ponti che crollano), sempre frequenti in Italia. La proposta, estranea al contratto di governo, fu immediatamente bocciata dalla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta (M5s), che la giudicò un'idea del passato, «mentre oggi serve un esercito di militari professionisti». Insomma, il solito teatrino di un governo delle chiacchiere in libertà, dove le smentite tra ministri non si contano più.
Con ben altra serietà il tema della naja obbligatoria viene ora riproposto in Germania. Tanto più che a lanciare l'idea è colei che viene indicata come la candidata più quotata alla successione di Merkel, quando quest'ultima lascerà (nel 2021) il suo quarto mandato da cancelliera. Nell'intervista, pubblicata sabato scorso dal Funke media group, Annegret Kramp-Karrenbauer (un nome troppo lungo per i media, subito riassunto con l'acronimo Akk) spiega che molti dirigenti periferici della Cdu, da lei incontrati negli ultimi mesi in un giro di ascolto dopo la sua nomina in febbraio, le hanno parlato del ripristino della coscrizione obbligatoria come di «un dovere generale». Il motivo? «Si ha l'impressione che i diritti e i doveri di un cittadino non siano più considerati nella giusta proporzione, in quanto la maggior parte delle persone guardano solo a se stesse. Per questo, servire la società e la patria potrebbe rafforzare la coesione sociale».
Così, ecco l'idea di sviluppare come tema elettorale l'introduzione, tra due anni, dell'obbligo di un servizio militare o civile di un anno, valido per uomini e donne, sia tedeschi che rifugiati o richiedenti asilo politico, purché maggiorenni e residenti in Germania. «Con un servizio obbligatorio o volontario di un anno», sostiene la signora Akk, «i migranti potrebbero integrarsi nella società e nello Stato. Mentre nella popolazione tedesca aumenterebbe l'accettazione dei rifugiati che vivono con noi».
Con il clima anti-migranti che spira oggi in tutta l'Europa, un clima che gonfia le vele dei partiti sovranisti e populisti, pensare di vincere le elezioni con argomenti pro-integrazione come questo richiede indubbiamente un certo coraggio. Ma questa è una dote di cui la signora Annegret, 56 anni, tre figli, ha mostrato di essere ben dotata in tutta la sua carriera politica, che l'ha portata ad essere la prima donna a diventare presidente della Saar dal 2011 al 2018, nonché la quarta donna in Germania a governare un Land (Regione). A differenza della Merkel, che è atea, la signora Akk è cattolica, fa parte del Comitato centrale dei cattolici tedeschi, ed è considerata un'esponente della corrente di centro della Cdu. Dunque, una conservatrice, che non ha mai fatto mistero delle sue convinzioni.
Nel 2013, quando la Corte costituzionale federale ha sentenziato a favore dell'uguaglianza fiscale per le coppie dello stesso sesso, non ha esitato a dirsi contraria, così come lo è stata di fronte al riconoscimento delle adozioni per le coppie omosessuali. E nel 2015 ha suscitato un pandemonio di polemiche quando ha sostenuto che i matrimoni omosessuali rischiano di aprire la strada ai matrimoni tra parenti stretti, o addirittura tra più di due persone. Dunque, una cattolica integralista, ma anche una sostenitrice dei diritti delle donne. Tanto che nel 2012, quando il sindaco socialdemocratico di Amburgo, Olaf Scholz (oggi ministro delle Finanze), propose le quote rose obbligatorie per il board dei supervisori del Bundesrat, la signora Akk si schierò a favore, mentre la Merkel era contraria.
Per quanto possa sembrare incredibile, la signora Akk è riuscita a vincere le elezioni nel suo Stato-Regione dichiarandosi a favore di più tasse: a suo giudizio, il socialdemocratico Gerhard Schroeder, predecessore della Merkel come cancelliere, aveva commesso un grave errore riducendo l'aliquota fiscale massima dal 53 al 42%; per questo Annegret ha sostenuto con vigore il ripristino di una aliquota massima sopra il 50%, senza però riuscirci finora. Non solo: nel 2014 si è battuta all'interno del suo partito per ridurre la compensazione del fiscal drag sui redditi da lavoro, meccanismo che fa aumentare la tassazione in seguito agli aumenti di reddito provocati dall'inflazione.
Temi che da noi, in Italia, sarebbero a dir poco impopolari. Eppure quando, nel 2012, le elezioni regionali nella Saar furono il primo banco di prova del governo Merkel dopo la crisi europea dei debiti sovrani, la Kramp-Karrenbauer vinse con il 35,2% dei voti per la Cdu. Vittoria ribadita nel 2017 con un ancora più sonante 40,7%, che ne ha consacrato il ruolo di governatrice abile e tosta, ben vista dal resto del partito. Non è stato dunque un caso se nel febbraio scorso la Merkel, presidente della Cdu, l'ha proposta come nuovo segretario generale del partito. Carica nella quale è stata confermata dai delegati Cdu con il 98,87 per cento dei voti. È da allora che si parla di Akk come futura erede della Merkel.
Domanda finale, doverosa: quanti migranti sarebbero disposti ad attraversare il deserto e salire sui barconi se, arrivati in Italia, sapessero di dover fare un anno di servizio militare obbligatorio? La signora Akk ne parla in chiave di integrazione sociale, ma in Italia potrebbe essere anche un deterrente molto efficace, che svuoterebbe i Cara, gli alberghi e le strade di migranti nullafacenti.
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