5 motivi per vedere il film Mary Shelley
“L'inizio è sempre oggi”. Basterebbe, forse, solo questa citazione di Mary Shelley, per farcene già perdutamente innamorare. Quest'anno il suo Frankenstein, la sua opera senza dubbio più celebre, avrebbe compiuto ben 200 anni; mentre (#spoileralert!) sappiamo che il personaggio del libro è morto già due secoli fa togliendosi la vita al Polo Nord. E la settima arte che fa? Beh, decide di festeggiarla in pompa magna con un biopic con protagonista Elle Fanning. Il film Mary Shelley è stato presentato l'anno scorso al Toronto Film Festival e in Italia sarà nelle sale a partire da domani. Ecco la nostra top 5 dei motivi per cui non dovete lasciarvelo scappare:
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1. La regista Haifaa Al-Mansourci è un role-model
Haifaa è una donna che è già nei libri di storia. Perchè? Pensate che è la prima regista saudita della storia e il film La bicicletta verde (2012) è stato quindi non solo la sua (bellissima) opera prima, ma quella di un'intera generazione di donne che fino a qualche hanno fa erano mediaticamente sordo-mute. Il film è stato fatto non senza difficoltà. La pellicola è stata girata interamente in Arabia Saudita e nelle scene di esterni Haifaa ha dovuto nascondersi in camper per dirigere il tutto al fine di evitare di essere arrestata. Quest'anno durante la croisette di Cannes ha sfilato insieme a Kirsten Stewart, Lea Seydoux, Agnes Varda & co in segno di protesta per la carenza di registe in concorso nei festival di cinema: #girlpower ne abbiamo? Ma, tranquille, non è finita qui. Haifaa sarà anche presente all'imminente edizione della Mostra del Cinema di Venezia (che inaugurerà domani) con il corto The Wedding Singer’s Daughter; un romanzo di formazione per immagini di una giovane ragazza nell'Arabia Saudita degli anni Ottanta nella cornice dei Miu Miu Women's Tales.
2. Non è il solito bio-pic
Nel film conosciamo Mary quando ha solo 16 anni ed è nel pieno delle turbe adolescenziali. La pellicola termina con Mary che partorisce il personaggio di Frankenstein e lotta per pubblicare il libro a soli 19 anni. È un film quindi incentrato sul processo faticosissimo che porta alla creazione ed è sicuramente un punto di vista alternativo sul periodo adolescenziale visto come uno dei climax temporali in cui il potenziale creativo si dispiega. Più alte sono le costrizioni familiari, più il potere odeporico dell'immaginazione si sprigiona e non facciamo fatica ad immaginare che lo stesso sia avvenuto nell'adolescenza saudita di Haifaa.
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3. È un film sull'importanza degli incontri
In un'epoca in cui gli altri vengono chiamati follower, questo film ci fa capire come per liberare il nostro vero potenziale sia importante nella vita fare degli incontri vis-à-vis con delle persone in carne e ossa, la cui presenza fisica e concreta nelle nostre vite è la sola in grado di allargare i nostri orizzonti interiori e di stimolarci realmente. Meglio se questi altri hanno le nostre stesse aspirazioni, in questo caso artistiche. Per Mary i due incontri fondamentali sono stati quelli con il marito il poeta Percy Bysshe Shelley e lo scrittore Lord Byron, nella cui villa in Svizzera partorirà la sua celebre novella, stimolata proprio dalla personalità sfacciatamente bohémien di Byron...
4. È una storia di emancipazione femminile
Pochi lo sanno ma Frankenstein, che fu editato in forma anonima, venne inizialmente attribuito a Percy Shelley, che di fatti fu il firmatario della sola prefazione. Solo in seguito il libro venne attribuito alla sua legittima autrice. E anche qui, i riverberi della biografia di Haifaa si fanno sentire. Inoltre, la defunta madre di Mary, Mary Wollstonecraft, fu una proto-femminista e filosofa liberale, autrice del manifesto Rivendicazione dei diritti della donna. La Wollstonecraft fu la prima donna nella storia a scrivere sui diritti delle donne e ad oggi il suo testo è considerato una delle pietre miliari del femminismo. E il personaggio di Frankenstein? Ecco, Mary concretizza tutto il suo rigetto per il patriarcato e le delusioni subite dagli uomini nella creazione di quello che ai giorni nostri è considerato l'archetipo del mostro letterario...
5. Le scenografie sono pazzesche
Ovviamente, il luogo preferito per scrivere di Mary non poteva che essere il cimitero. Luogo in cui, tra le altre cose, si incontra le prime volte con Percy. Veniamo trascinate in questo universo girly-gotico immerso nella nebbia e dal fortissimo impatto estetico. Uno scenario che alla fine, per la logica del contrappasso, complice la bellezza efebica di Ellen, diventa anche un qualcosa di un po' romantico e sensuale, ai limiti del surreale...