Laura Boldrini: «Questo è il governo del cambiamento talebano, e saranno le donne a sconfiggerlo»
Non si ferma Laura Boldrini, nemmeno di fronte a un riflusso anti-femminista che ha portato la sindaca di Roma, la pentastellata Virginia Raggi, a revocare la concessione per l’uso dello stabile in cui era ospitata dal 1987 alla Casa Internazionale delle Donne, luogo simbolo del femminismo mondiale e di centri antiviolenza e di rifugio per le donne. E nemmeno di fronte a un governo che sembra aver relegato le donne a ruoli marginali, soffocandone le istanze. Governo nel quale - giova ricordarlo - su 63 esponenti, solo 11 sono donne: «Io non mi aspetto nulla da questo governo. Si è caratterizzato per oscurantismo, sin dalle prime ore, sin dal contratto che ha legato le due parti. Erano stanze piene di uomini, dalle nomine, agli organi di giustizia, alla RAI. Nel decreto dignità, che doveva essere il decreto del riscatto, non esiste una sola riga che riguardi l’occupazione femminile. Siamo al 49% di occupazione femminile, siamo penultimi in Europa, dopo di noi solo la Grecia, e non hanno ritenuto di dover trovare un modo per rilanciare misure che ne favoriscano la crescita. Sembra di stare in Afghanistan, per questo lo chiamo il governo del cambiamento talebano.Il cambiamento passa per un maggior peso sociale delle donne, un numero maggiore di donne nei posti chiave. In questo caso è invece lo svilimento e la riduzione. Se vediamo anche i numeri, noi siamo più vicini alla Afghanistan che alla società francese e spagnola in termini di donne al vertice: in Francia la presenza femminile è al 58%, in Afghanistan al 9%, quella italiana è al 17%. Stiamo perdendo decenni di battaglie di evoluzione».
Contro l’ex presidente della Camera si sono avvicendate fake news dagli esperti delle politiche dell’odio per delegittimarne l’operato, dall’uso del linguaggio, al ruolo della donna, alla costruzione di un vero e proprio “nemico buonista” da combattere: «Le battaglie per il corretto uso del linguaggio vanno portate avanti - rivendica ancora Laura Bordini -. La resistenza passa anche da come si usa culturalmente la lingua. Declinare i ruoli al femminile, per esempio, è doveroso. Dicono che non si è mai fatto, ma proprio per questo bisogna cominciare: cambia la società, deve cambiare anche l’uso del linguaggio. Prima di tutto sono una donna e voglio essere riconosciuta in quanto tale, e voglio che si ammetta, anche nel linguaggio, la possibilità di donne al vertice. Le fake news su questo, come su qualsiasi altra cosa, la disinformazione e la facilità di semplificazione sono dannose per la salute della società intera. Per questo non mi fermo. Sto lavorando ad una proposta di legge che vuole promuovere e rilanciare l’occupazione e l’imprenditoria femminile: unifica tutti i bonus - bebe e maternità - e li rende permanenti ancorandoli al reddito, prevede sgravi contributivi per le imprese che danno lavoro alle vittime di violenza, incentivi per le donne che vogliono fare impresa, misure contro il gap salariale e sanzioni verso le aziende che lo attuano, misure premiali per chi abbatte ogni forma di discriminazione salariale e, ovviamente, misure per combattere le molestie sessuali nei nuovi di lavoro. Giro l’Italia, incontro moltissime donne, le ascolto, mi aiutano a costruirla. Uscire dal tunnel è possibile se lo si fa insieme».