Cos'è la commissione parlamentare per la parità di genere
Una commissione bicamerale per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, che faccia da sentinella sull'attuazione delle norme esistenti e valuti l'impatto sul genere di quelle approvate. A chiederla, attraverso un disegno di legge, sono stati alcuni senatori di varie forze politiche tutte di opposizione: Forza Italia, Fratelli d'Italia, Pd, minoranze linguistiche. Finora la richiesta è stata sottoscritta da 27 senatori. «È la prima volta in Italia che in parlamento si chiede una commissione così: bicamerale e sui diritti delle donne», ha ricordato la senatrice Pd Valeria Fedeli, tra le prime firmatarie del documento, «ce ne sono state altre ma solo di un ramo del Parlamento e su altri temi. Quindi è un'occasione che non possiamo farci sfuggire».
GARANTE DELLA PIENA PARITÀ
Come si legge nel disegno di legge, la commissione è formata da 20 senatori e 20 deputati nominati dai rispettivi presidenti, assicurando la par condicio e l'equilibrata rappresentanza dei sessi. Oltre al ruolo di verifica delle norme, intende fare iniziative per togliere gli ostacoli alla piena parità donne-uomini e realizzare indagini e monitoraggi sulla presenza femminile nella vita politico-istituzionale e nel mondo del lavoro pubblico e privato. È chiamata a rispondere ogni anno alle Camere sui risultati ottenuti e può fare osservazioni e proposte anche in vista di un adeguamento delle leggi in vigore, in particolare per garantire che rispondano alla normativa dell'Unione europea e ai diritti previsti dalle convenzioni internazionali. Il budget a disposizione è previsto in 100 mila euro per il 2018, la metà nell'anno successivo.
LA SENATRICE DEL PD FEDELI: «AUSPICHIAMO ADESIONI DA LEGA E M5S»
«Sono onorato di essere qui», ha premesso il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci, unico uomo tra i relatori della conferenza stampa a Palazzo Madama. «Prima, si voleva mettere una pezza sul tema ma le commissioni non individuavano mai le radici». Marcucci ha poi evidenziato «il coraggio, della Commissione, di voler verificare non le dichiarazioni di principio ma le conseguenze dell'applicazione delle leggi rispetto al genere». E allo stesso tempo, ha sottolineato, «Bisogna avere il coraggio di tenere la politica partitica da una parte anche se non è mai facile». D'accordo Isabella Rauti di FdI: «Questo lavoro parte con la disponibilità di non mettere bandierine di partito», convinta che è in atto «un problema di dumping dei diritti». Per la capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini, «l'idea è di mettere un filtro nelle normative, quello della parità di genere, sapendo che non possiamo piangerci addosso né fermarci alle quote riservate». Fedeli ha ricordato che «le donne sono il 51% della popolazione complessiva. E non sono un genere da tutelare ma cittadine alle quali garantire pari rappresentanza e partecipazione attiva alla vita democratica dell'Italia». Sull'assenza, tra le adesioni, di senatori di Lega e 5Stelle, Fedeli ha detto: «Auspichiamo che il disegno di legge sia sostenuto e firmato anche da chi sta al governo e siamo disponibili a inserire i senatori firmatari in ordine alfabetico».