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In piazza per i diritti dei più deboli

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

I diritti non sono una posa culturale, sono la vita delle persone che hanno meno e vogliono l’opportunità di migliorare la loro condizione

La piazza convocata per domenica 30 settembre ha da dire molte cose. Tra queste che irrobustire l’azione di opposizione per costruire una concreta alternativa al governo pentaleghista passa attraverso una diffusa presa di coscienza dentro e fuori il Pd, che le persone avvertono fortemente il bisogno di protezione e diritti.

L’Italia per condividere la nostra esortazione a non avere paura deve poter contare su un partito che innanzitutto emotivamente si mette in sintonia. Un partito che comprende come la percezione diffusa di insicurezza, alimentata ad arte dai sovranisti nostrani, è di per sé un fatto politico enorme.

I diritti che mancano o di cui si avverte l’assenza, sono sovrastanti rispetto a ciò che noi abbiamo pensato fosse una giusta narrazione; la fiducia a un paese, che seppur colpito dalla crisi, ce la stava mettendo tutta per rimarginare il baratro del Pil, per diminuire la disoccupazione, per acquisire nuove tutele e diritti di libertà.

Piazza del Popolo può sicuramente rivendicare molti obiettivi raggiunti, perché è indubbio che la scorsa legislatura è stata una delle più feconde: unioni civili, dopo di noi, istituzione del reato di caporalato, reddito di inclusione, testamento biologico, introduzione del reato di tortura, e molto altro.

Il paese si è però pronunciato riservandoci una bocciatura senza appello e di questo, dopo mesi di un comprensibile travagliato dibattito, dobbiamo tenere conto. Se la mia vicina di casa, una donna anziana, sola, ha inspiegabilmente paura, pur vivendo in un quartiere tranquillo, con un’attenzione di vicinato alta, allora dobbiamo interrogarci. Non si deve ridurre la sua inquietudine a un atteggiamento irrazionale.

Negli anni della crisi, il nostro paese è stato sempre più avvolto da una generale palpabile insicurezza; decine di negozi del quartiere hanno chiuso i battenti, sempre più giovani penzolano da un bar all’altro in attesa di un’occupazione, i residenti sempre più anziani che storicamente abitano il rione si sentono abbandonati. Tutti questi sono fatti che pretenderebbero strumenti di sostegno sociale e di contrasto alla solitudine, che anche grazie alla Raggi, sono sempre più labili.

Se è vero che circa 5 milioni di persone in Italia sono povere, dobbiamo rammentare che dentro questa cifra impressiona: un bambino su sette è indigente. Si registra una diminuzione delle spese sanitarie a causa delle difficoltà economiche, l’abbandono scolastico tocca percentuali inquietanti e, in alcune aree delle città si prefigura come una vera e propria emergenza culturale.

L’incontro di queste nuove e antiche povertà, con l’emarginazione di troppi migranti, costituisce lo strumento più potente della propaganda leghista, che non individua vere soluzioni ma indica sapientemente ogni conflitto. L’integrazione è una chimera se nei luoghi della maggiore invivibilità, assenza di servizi, di lavoro, di aggregazione culturale, si somma la disperazione dei nuovi cittadini senza diritti e senza futuro.

Noi che vogliamo rialzare la testa, costruire un’alternativa al machismo governativo che consegna i più deboli come colpevoli delle difficoltà, abbiamo il dovere di saldare una volta per tutte diritti sociali e civili, questo ci consentirà di non evocare a sproposito il razzismo se ciclicamente esplodono conflitti, ci renderà più prossimi alle contraddizioni, la cui reale conoscenza evidenzierà come sia, inoltre, straordinaria la resistenza dei parroci, dell’associazionismo, delle persone che forzatamente fanno i conti con le proprie e altrui difficoltà.

I diritti non sono una posa culturale, sono la vita delle persone che hanno meno e vogliono l’opportunità di migliorare la loro condizione. Partecipare domenica alla manifestazione promossa dal Pd, aperta a tutte le volontà che vogliono impegnarsi per un nuovo progetto di alternativa, significa scommettere su un’area politica in evidente difficoltà, da cui però non si può prescindere se si vogliono contrastare l’oscurantismo, la xenofobia, l’omofobia, l’odio nei confronti dell’autodeterminazione delle donne.

E’ evidente a tutte e tutti noi, che c’è un gran bisogno di un nuovo Pd, per costruirlo avremo essenzialmente bisogno di vissuti autentici e idee inedite, solo così la sinistra si rigenera.

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