Se i diritti arretrano - Primonumero
Siamo le donne di “Mai Più Sole – Non Una di Meno” di Termoli e vogliamo condividere con chiunque sia interessato qualche riflessione sui preoccupanti avvenimenti degli ultimi giorni. Senza proclami o comunicati stampa, pensiamo sia utile rimettere in ordine pensieri e reazioni: non possiamo sottovalutare o tacere lo sgomento che ci pervade davanti alla caduta, uno dopo l’altro, di molti degli argini che finora hanno difeso i diritti delle donne, e quindi dell’umanità.
Dopo la votazione del Consiglio Comunale di Verona, che stanzia fondi pubblici per associazioni e movimenti volti ad ostacolare attivamente una legge dello stato, è ripreso due giorni fa l’attacco alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, luogo plurale di crescita democratica e di servizi sociali fondamentali, che grazie al voto determinante dei consiglieri pentastellati rischia di essere sfrattata dalla sua sede storica.
E se l’incredibile delibera di Verona, arrivata proprio nel quarantennale dell’introduzione della 194 (probabilmente la legge più osteggiata e meno applicata dello Stato italiano), atterrisce anche per la profonda ignoranza istituzionale che esprime, non spaventa di meno la volontà reiterata dell’amministrazione capitolina: privare le donne di un luogo di aggregazione collettiva, antidoto sicuro alla morte della democrazia, rendendo così più debole e indifesa tutta la comunità civile.
Nel caso di Verona ci lascia sgomente la chiara volontà di ricominciare a disporre del corpo delle donne, l’assurda dichiarazione che “L’aborto non può essere usato come anticoncezionale”: nessuno dei consiglieri veronesi, evidentemente, si è preso la briga di dedicare qualche minuto alla lettura dei dati sulla 194 in questi 40 anni, con i circa 400.000 aborti all’anno prima dell’introduzione della legge passati a soli 84.874 nel 2016. E la mancanza di conoscenza fattuale non è mai stata foriera di valutazione serena dei problemi…
Ci chiediamo, in quanto cittadine e in quanto donne, quando finalmente in Italia si capirà che lo Stato è laico, e le sue leggi non sono tenute a rispettare alcun credo religioso. E che l’obiezione di coscienza è ormai diventata solo un comodo mezzo per fare carriera, come dimostra l’assurda vicenda del Dott. Mariano, unico ginecologo del Molise ad applicare la 194, come la Costituzione imporrebbe.
La vicenda della Casa delle Donne è un altro esempio paradigmatico della pluralità di metodi messa oggi in campo per relegare in soffitta esperienze e diritti che con troppa leggerezza avevamo dato per irrinunciabili e non negoziabili; se nel ‘68 erano le manganellate o gli arresti a bloccare materialmente le donne che rivendicavano l’autodeterminazione, ora l’ostacolo è più sottile ma forse più insormontabile. Basta privare di una sede, vanificare l’azione dei consultori, invadere i social media con frasi semplicistiche ripetute ossessivamente, rendere di fatto inapplicabile una legge: e il gioco è fatto, con in più il vantaggio di operare con molto meno clamore.
Dietro l’angolo, nella barbarie incalzante, ci sono ora il divorzio e il diritto di voto: tutto diventa possibile se si apre un spiraglio a certe derive. E’ sempre la stessa guerra: quella sul corpo delle donne. E che l’arma scelta sia quella bestiale dello stupro, o quella apparentemente meno sanguinosa dell’internamento in manicomio per eliminare la donna “diversa”, come spesso si è fatto fino agli anni ’50, o il soffitto di cristallo nel lavoro, o ancora la messa all’angolo dei diritti, lo scopo è sempre uno solo: riacquistare il controllo sull’altra metà del genere umano, schiacciandone libertà e autodeterminazione.
Questa frontiera è quella che ci tocca difendere; e che difenderemo, senza le urla scomposte e le dichiarazioni di guerra tanto di moda oggi. Ma con la vitalità, l’allegria e la forza di tutte le donne che dal ’68 in poi tanto hanno fatto per la crescita civile e la democrazia in Italia. Con negli occhi anche l’orgoglio delle donne di Cerchiara, paesino calabro dove si fa il pane più buono di tutta la Calabria, cotto a legna nei nove forni tutti gestiti da donne; perché scalda il cuore la dignità e la semplicità con cui le donne di Cerchiara, in un video che invitiamo tutte e tutti a cercare su Internet, ripetono: “A noi non ci mantiene nessuno; noi ci manteniamo da sole”.
Associazione “Mai Più Sole – Non Una di Meno” Termoli