Se anche la burocrazia è un freno all’emancipazione
Copyright © 2018
24/09/2018 LAPRESSECopyright © 2018
30/07/2018 AFPCopyright © 2018
06/07/2018Copyright © 2018
Se anche la burocrazia è un freno all’emancipazione
ANSA
Donne musulmane a Torino
Pubblicato il 19/10/2018
Ultima modifica il 19/10/2018 alle ore 08:24
Cara Karima,
Questa mia lettera vuole essere un grido di aiuto perché la condizione delle donne musulmane possa cambiare qui e da ora.
Sto vivendo letteralmente un incubo da qualche mese. Sono una ragazza di origine marocchina 30 anni nata in Italia.
Sono andata a vivere da sola ormai da 12 anni scontrandomi con famiglia, tradizioni comunità e infinite difficoltà di chi parte solo e da zero. Eppure fino a qualche mese fa sentivo che ce l’avevo fatta. Ero una donna, che ha fatto le sue battaglie per la propria libertà riuscendoci. Mi sbagliavo.
Stavo felicemente vivendo la mia gravidanza al quinto mese con il mio compagno, non marocchino e non musulmano. Stiamo insieme da qualche anno, e abbiamo deciso di sposarci. Questa iniziativa va ovviamente contro il volere della mia famiglia, tradizioni e comunità di appartenenza. Ma questo lo avevo messo in conto molti anni fa, quando decisi di rompere con quel mondo e a viso aperto. Senza nascondermi e imponendo la mia scelta a costo di vivere lontano dalla mia famiglia e dai pettegolezzi della comunità. Quello che però non mi aspettavo e di trovare anche nella burocrazia italiana, una spalla favorevole nel limitare la mia emancipazione e libertà.
Per sposarmi un non musulmano in comune, ho bisogno di un nulla osta dal consolato marocchino, che oltre alla documentazione di routine chiede esplicitamente il certificato di conversione del mio futuro marito. Senza questo certificato non mi rilasciano il nulla osta per sposarmi e senza il nulla osta il comune non accetta la mia richiesta di matrimonio.
Ma io non voglio obbligare il mio compagno a convertirsi. E giustamente, nemmeno lui vuole prestarsi a fingere - come tanti che si sono trovati nella nostra condizione - una conversione di comodo. Non sto sposando un musulmano e non ho fatto le mie battaglie per trovarmi a vivere nell’ipocrisia. Come fare?
Siham
Cara Siham,
la tua storia è la storia di numerose donne musulmane che sino ad oggi continuano ad essere obbligate a prendere insieme ai futuri mariti non musulmani, una decisione ipocrita, veicolata dalle stesse guide religiose che piuttosto che vedere negli occhi il falso per quello che è preferiscono compiacersi nell’aver acquisito un falso convertito.
Attenzione, certamente vi sono donne musulmane sposate a uomini stranieri poi convertiti all’islam per scelta ma sono anche numerosi i matrimoni di donne musulmane con uomini di altre fedi, dove la finta conversione è la prassi perché non vi è altra scelta oggi, punto.
Una regola rigida che esiste da secoli in tutto il mondo musulmano se non in Tunisia, che ha fatto un passo storico e solo quest’anno, togliendo l’obbligo di conversione per le tunisine che vogliono unirsi a uomini non di fede islamica.
Iniziativa che ha fatto scandalo e che è costata una fatwa dalle maggiori istituzioni islamiche, ma tant’è che la Tunisia ha preso la sua strada in barba alle fatwe, e le tunisine si possono dire un gradino in più sui loro diritti.
Ma ora torniamo a te. Siham, che sei nata in Italia, e chissà quante migliaia di Siham stanno vivendo una storia simile alla tua e quante ancora la vivranno. Ecco, io credo che di voi si dovrebbe occupare la politica. Quella che ha un occhio di riguardo ai diritti delle donne e alla loro integrazione. Qualcuno deve pur trovare il modo per semplificarvi la vita e farvi credere con i fatti che vivete in un paese dove certe regole misogine ed evidentemente discriminatorie (dato che agli uomini musulmani è permesso sposare donne non musulmane) non hanno spazio. Ai comuni, per unire due sposi servono documenti che attestino il loro stato civile e non la loro fede.
Qualcuno - e questo vuole essere il mio di appello - deve provare a fare un passo in avanti, giuridico e politico, perché il futuro di queste ragazze (che sono anche nostre) e il loro destino non può essere segnato dall’ipocrisia e miopia di altri paesi che non vogliono ancora andare oltre sui diritti delle donne. Se non riusciamo come paese a garantire i nostri stessi diritti acquisiti a giovani donne che nascono e nascono qui di che integrazione vogliamo parlare e come possiamo essere un modello e una spalla per i diritti delle donne, ovunque siano?
home
home
19/10/2018 ANSACopyright © 2018
19/10/2018 ANSACopyright ©
19/10/2018 LAPRESSECopyright ©
19/10/2018 AFPCopyright © 2018
Turismo.it
Copyright ©
stile.it
Copyright ©
turismo.it
Copyright ©
turismo.it
Copyright ©
allo zoo australiano
Copyright ©
turismo.it
Copyright ©
turismo.it
Copyright ©
stile.it
Copyright ©
Giornata mondiale dell’alimentazione
Copyright ©
sconcerto in tv
Copyright ©
russia
Copyright ©