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Irlanda del Nord, le donne contro i politici britannici: «tenetevi pure la legge sull’aborto»

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

imageIrlanda del Nord e aborto. Migliaia di donne nordirlandesi appartenenti a tutti gli schieramenti politici sono scese in strada contro il parlamento britannico, intenzionato a fare pressioni per una legge sull’interruzione di gravidanza meno restrittiva.

La legge sull’aborto vigente nel Regno Unito è molto diversa da quella nell’Irlanda del Nord, dove l’interruzione di gravidanza èvietata in quasi tutte le circostanze, a parte quando è a repentaglio la vita della donna. Il Regno Unito, invece, consente l’aborto “a piacere”, ossia il bambino si “fa fuori” senza troppe condizioni.

Il Parlamento britannico ha qualche mese fa tentato di allineare le due disposizioni legislative. Ed è proprio contro questo allineamento che le donne nord-irlandesi hanno marciato: unioniste, repubblicane e nazionaliste sono andate a Londra per chiedere di mantenere le restrizioni in vigore.

La delegazione era formata dalle parlamentari irlandesi senza distinzione di ideologia: Sinn Fein, Partito democratico unionista (DUP), nonché consigliere socialdemocratiche e laburiste locali. Manifestando una coesione degna di plauso, la delegazione ha chiesto ai parlamentari britannici di ascoltare la voce delle donne e di mantenere “restrittiva” e non “più liberale” la legge nordirlandese. Nel frattempo, la Corte Suprema del Regno Unito aveva già respinto il ricorso presentato dalla solita organizzazione “per i diritti umani”, che chiedeva l’abrogazione della legge irlandese “lesiva dei diritti delle donne”. Anche la premier Theresa May non ha voluto metterci le mani e, interpellata, si è rifiutata di esprimersi su un tema così scivoloso per un politico di professione.

Qualche settimana fa un caso simile in Italia. Il leghista Alberto Zelger, consigliere comunale di Verona, in occasione del 40° anniversario dell’entrata in vigore della legge 194, è riuscito ad impegnare il sindaco e la Giunta a sostenere iniziative per la prevenzione dell’aborto: fondi appositamente dedicati, allargamento e varo di nuovi progetti provita. Verona è “città a favore della vita”.

La votazione ha provocato la solita risibile reazione delle femministe che, per l’occasione, si sono presentate nell’aula comunale indossando i panni delle note “ancelle” di Handmaid’s Tale: l’intento loro era evidente, ma a noi è piaciuto pensare che si vergognassero e quindi si rendessero irriconoscibili per quel motivo. Naturalmente hanno disturbato, schiamazzato e riproposto il ben noto gesto, di cui dovrebbero essere stanche da un pezzo.

L’aspetto “clamoroso” di questa vicenda, come sappiamo, è stata la firma a favore apposta da Carla Padovani, capo gruppo del Partito Democratico, che si è fatta contare fra i ventuno consiglieri a favore, lasciando a sei il numero di quelli contro. Sembrerebbe quindi che si sia creato un pericoloso precedente per i “pro-aborto”: la difesa della vita è trasversale e gli indifesi sono tutelati da chiunque, a prescindere dal colore politico: affermazioni inaccettabili per chi ritiene che la salute di una donna passi anche per l’omicidio del proprio figlio.

Si comincia dunque ad intravedere una coesione sulle questioni fondamentali da parte di chi non potrebbe essere più lontano dall’altro in materia di procreazione e difesa della vita. E’ come se la lampada accesa finalmente sia stata tolta da sotto il moggio e messa sul candelabro, per illuminare chiunque nella stanza a prescindere dalle sue idee e convinzioni. Tutti per la vita e la vita per tutti.

Carla Vanni

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