Aiuti e diritti: il mondo della cooperazione internazionale
Le Buone Notizie del volontariato e della cooperazione internazionale corrispondono a storie, numeri, identità, persone, comunità. Sono meno conosciute di altre pratiche solidali, ma non sono invisibili, forniscono testimonianze tangibili di processi di cambiamento. In un anno in cui questo inserto del Corriere della Sera ha dato parola all’agire sociale, tante sono state le esperienze di ong e associazioni della cooperazione internazionale presentate all’opinione pubblica. Il 2017 è stato un anno complesso, in cui il mondo della solidarietà internazionale si è trovato sotto attacco da una parte della politica e dai media, soprattutto in relazione alle azioni umanitarie di soccorso in mare. Il 2018 non è da meno, perché il nostro impegno, il nostro lavoro e il messaggio che trasmettiamo sono spesso impopolari.
La scelta solidale non ammette passi indietro: diamo voce a chi non riesce a farla sentire perché parla una lingua ritenuta culturalmente «estranea», dato che essere straniero-migrante è oggi diventato paradossalmente sinonimo di pericolo, non di crescita comune nello scambio dell’accoglienza; testardamente costruiamo ponti tra territori in Italia e luoghi di fuga da guerre, violenze, fame e povertà assoluta; difendiamo i diritti umani e anche chi ne fa bandiera rischiando la vita propria e delle persone care; mettiamo in evidenza le falsità di uno sviluppo diseguale che ha non ha portato crescita, ma crisi, perché medesime sono le cause dell’aumento della povertà oggi in Europa e la sua genesi ed evoluzione nel resto del mondo. Non sono storie a sé quelle che il mondo della solidarietà e cooperazione internazionale propone all’opinione pubblica, ma «narrazioni» di iniziative e progetti per la pace, lo sviluppo e la giustizia sociale.
Vasto è l’arcipelago di ong e associazioni italiane che da decenni crea relazioni e dialogo oltre i confini, promuove la cooperazione internazionale tra le comunità e opera in situazioni di emergenza, sostiene programmi efficaci di educazione e salute, affronta i cambiamenti climatici sperimentando innovativi percorsi di economia circolare per la sostenibilità ambientale e sociale, rafforza i processi di cittadinanza attiva nelle democrazie deboli, a partire dall’empowerment delle donne. La legge 125/2014 di riforma del sistema della cooperazione internazionale allo sviluppo riconosce il ruolo importante del mondo non governativo e gli dedica un «capitolo», l’articolo 26, citando le identità degli attori: ong, organizzazioni diffuse di promozione sociale, cooperativismo e altri soggetti del Terzo settore, sindacati e federazioni, realtà tematiche del mondo del fairtrade e commercio equo e dell’economia sociale. Non è semplice, però, nella concretezza riuscire ad avere strumenti efficaci e di facilitazione alla valorizzazione di queste esperienze in un’ottica sistematica. I finanziamenti pubblici ancora sono in grande parte destinati solo ad una «fetta» minore di questo mondo no profit, perché il percorso culturale della legge è incompleto. Siamo convinti in tanti che una spinta determinante al rafforzamento, alla visibilità e al protagonismo riconosciuto del mondo non governativo della solidarietà internazionale possa trovare maggiore forza nella costituzione delle Reti di Enti del Terzo settore, previste dalla legge di riforma 106/2016 e in particolare dal Registro del Terzo settore. Ne siamo certi, perché il mondo delle ong e organizzazioni affini è una parte importante dell’associazionismo e del volontariato nazionale, lo confermano dati pubblici.
Per l’Istat nel 2015 il Terzo settore tutto contava 700.000 dipendenti e 5,4 milioni di volontari, con un «fatturato» di 60 miliardi di euro (circa il 4% del Pil). Il mondo delle ong e del no profit della cooperazione internazionale nel 2016 registrava nel suo sistema di open data (Open Cooperazione) , su 160 organizzazioni censite, 81.000 volontari e circa 1000 giovani in servizio civile, quasi 20.000 risorse umane impiegate e un totale di risorse finanziarie per quasi 805 milioni: si tratta di dati in incremento costante dal 2014. Le organizzazioni del no profit di solidarietà internazionale offrono lavoro, mobilitano persone e attivano risorse dal fund raising talvolta per più del 40% delle entrate. Non siamo «anime belle», quindi, ma anche agenti di cambiamento di cui le istituzioni devono tenere conto.
24 ottobre 2018 (modifica il 24 ottobre 2018 | 11:56)
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