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India, Shabana Azmi: "Il Cinema e l'arte sono strumenti al servizio del cambiamento di cui abbiamo tanto bisogno"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ROMA - In India Shabana Azmi è una pluripremiata e conosciutissima attrice di teatro, cinema e televisione; qui da noi l'abbiamo vista recentemente nel Fondamentalista riluttante e in Figli della Mezzanotte, tratto dal best seller di Salman Rushdie. In questi giorni è in Italia per partecipare al River to River Festival, il festival di cinema indiano che si svolge a Firenze dal 22 al 28 novembre e che quest'anno le dedica un'ampia retrospettiva. Da lungo tempo, alla sua carriera artistica Shabana affianca una intensa attività a favore dei diritti delle donne e delle minoranze, per la quale è stata insignita del Premio per la Pace dalla Gandhi Foundation. E' Ambasciatrice delle Nazioni Unite e Presidente di ActionAid India, ONG internazionale che lotta per sconfiggere la povertà e la discriminazione.

Quando ha cominciato a interessarsi di politica e come questo ha influenzato le sue scelte artistiche?

E' stato un percorso graduale ma continuo. Probabilmente la prima volta che ho capito che non avrei mai recitato in un film che rafforzasse l'idea che la donna debba essere subordinata all'uomo è stato quando ho interpretato Arth, nell'82. La protagonista viene abbandonata dal marito per una donna più giovane. All'inizio è devastata, ma poi riesce a raggiungere un equilibrio e un ruolo nella società, pur non essendo più tutelata dal suo status di moglie. Dopo qualche tempo, il marito le dice che ha capito di aver commesso un errore e le chiede di tornare. Lei gli domanda: se fosse capitato a me di sbagliare in questo modo, tu mi avresti mai ripresa? Il marito risponde che lui non avrebbe perdonato. A quel punto la donna decide di andare via senza voltarsi indietro. Quando io e il regista abbiamo mostrato il film ai distributori ci hanno detto che era molto bello ma che, con un finale come quello, non sarebbe rimasto nelle sale più di un giorno, perché una donna indiana che rifiutasse il proprio marito non era concepibile per il pubblico. Noi abbiamo insistito e, non solo il film ha fatto il pieno di riconoscimenti, ma è diventato un film culto.

E' stato a quel punto che si è resa conto della grande responsabilità nell'interpretare storie che arrivano ad un numero di persone così ampio?Dopo il film continuavo a ricevere inviti per intervenire in seminari e incontri pubblici sul ruolo delle donne nella società, ma è stato qualche tempo dopo che ho deciso di diventare una vera attivista. Stavo girando un film nel quale interpretavo una donna del popolo. Il mio modo di preparare il personaggio è trovare qualcuno che vive una situazione simile e osservarlo nella sua realtà. Sul luogo delle riprese avevo incontrato Suhi, una donna che viveva nello slum adiacente. E così mentre osservavo come camminava, come si muoveva, come parlava, siamo diventate amiche. Dopo qualche giorno mi ha invitata ad andare da lei. Sono rimasta scioccata dal vedere la sua abitazione: una baracca senza luce, senza acqua, senza finestre. Ero esterrefatta mentre pensavo che una persona con una vita così difficile aveva trovato del tempo da dedicarmi senza chiedere niente in cambio. Lì ho capito che se non avessi fatto niente per migliorare le condizioni di vita di chi viveva come lei, la sua fiducia in me e nella nostra "amicizia" sarebbe stata mal riposta.

Il 25 novembre è la Giornata Mondiale per combattere la violenza contro le donne. Quale è la condizione femminile in India?E' come se l'India vivesse contemporaneamente in più ere, in più secoli. Abbiamo persone che vivono senza alcun accesso ai servizi e isolati dal mondo, altri che vivono proiettati nel futuro, cercando di rompere qualsiasi legame con la cultura tradizionale. Abbiamo tutte le contraddizioni di un paese multiculturale, multilingue, multietnico, multireligioso...  E anche la figura della donna risponde a questo andamento. A sessantasei anni dall'Indipendenza abbiamo una Presidente donna, il leader del partito al governo è donna, così come per il partito di opposizione. Eppure il feticidio femminile è ancora ampiamente praticato, non solo nelle zone rurali e non solo nelle famiglie più povere.  La mortalità materna è sempre alta e il livello di malnutrizione è superiore nelle bambine. Dall'altro lato i porgetti di sviluppo si cominciano a focalizzare sulle donne, riconoscendone il ruolo centrale nel benessere della società. E anche la rappresentanza in politica è aumentata.

Pensi che il cinema abbia influenzato questo percorso di emancipazione?Il cinema mainstream, le grandi produzioni di Bollywood, raramente mandano messaggi rivoluzionari, ma negli ultimi anni hanno incominciato a proporre pellicole che affrontano temi sociali. E siccome raggiungono un pubblico enorme che spesso non ha altri strumenti per confrontarsi con realtà diverse, questo ha sicuramente influito positivamente sul ruolo delle donne. E il pubblico non è un monolite. Ognuno reagisce a suo modo. Qualcuno si commuove, qualcuno si indigna, qualcun'altro è confuso. Ma ci si inizia a porre delle domande che, in termini politici, è il massimo a cui un film possa aspirare.  

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